Il dramma dei migranti scuota le coscienze perché non basta dire «coraggio, pazienza!»
All’Angelus di domenica 6 settembre 2015 Papa Francesco chiede gesti concreti di solidarietà, sollecita le Chiese e i fedeli d’Europa, indica il Giubileo straordinario della misericordia come occasione per rilanciare in grande stile la solidarietà e la fratellanza tra i popoli.
«Di fronte alla tragedia di decine di migliaia di profughi che fuggono dalla morte per la guerra e per la fame, e sono in cammino verso una speranza di vita, il Vangelo ci chiama, ci chiede di essere “prossimi” dei più piccoli e abbandonati, a dare loro una speranza concreta e non soltanto dire: “Coraggio, pazienza!...”. La speranza cristiana è combattiva, con la tenacia di chi va verso una meta sicura».
Le immagini di migliaia di persone che affrontano la pericolosa traversata del Mediterraneo e in marcia notte e giorno sulle strade del Vecchio Continente induce il Papa argentino a lanciare un appello «ad esprimere la concretezza del Vangelo. Ogni parrocchia, ogni comunità religiosa, ogni monastero, ogni santuario d’Europa ospiti una famiglia, incominciando dalla mia diocesi di Roma».
Ai vescovi europei ricorda: «Misericordia è il secondo nome dell’amore». Poi rende omaggio a tre suore martiri nella guerra civile del 1936: «Fidelia Oller, Giuseppa Manrabal e Faconda Margenta furono uccise per la fedeltà a Cristo e alla Chiesa. Malgrado le minacce e le intimidazioni, rimasero coraggiosamente al loro posto per assistere i malati confidando in Dio. La loro eroica testimonianza, fino all’effusione del sangue, dia forza e speranza a quanti sono perseguitati a motivo della fede cristiana. E noi sappiamo che sono tanti».
In una pregevole rassegna il sito «Vaticaninsider», de «La Satmpa», scrive: «Sull'onda dei ripetuti interventi e appelli di Papa Francesco, le Chiese europee si attivano per accogliere, nelle strutture ecclesiali e tra i fedeli, rifugiati e migranti». L’autore Francesco Peloso parla di «risposta globale dell'Unione Europea» e di «mobilitazione di fronte all'ondata di rifugiati provenienti dal Medio Oriente e dall’Africa». Due le strade seguite da Conferenze episcopali, vescovi, associazioni, Caritas: «Da una parte la partecipazione attiva a un dibattito pubblico, spesso difficile, sull'accoglienza, sul rispetto dei diritti umani, sull’aiuto ai più poveri; dall'altra la disponibilità operativa a ospitare migliaia di rifugiati fornendo assistenza anche alle frontiere».
Il momento in cui l’Europa ha cominciato a cambiare rotta è stata la scoperta dei 71 profughi morti asfissiati in un camion sull'autostrada Vienna-Budapest. Il 30 agosto all'Angelus Papa Francesco parla «di crimini che offendono l'umanità». Il cardinale Christoph Schoenborn, arcivescovo di Vienna, osserva: «Questo tragico evento è stato uno shock, uno spavento incredibile per tanta gente. Si è visto che il Duomo era gremito di gente, nonostante fosse un giorno lavorativo, ed era presente quasi tutto il governo».Ad aprire una discussione a tutto campo sulla crisi e a prospettare una presa di coscienza dell'Ue è la «svolta tedesca» con la disponibilità manifestata dalla cancelliera Angela Merkel ad ospitare 800 mila siriani in fuga da un conflitto che dura ormai da 5 anni.
Sulla richiesta di un sussulto di umanità si muovono tutti gli episcopati europei. In Italia mons. Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, incalza i politici alla Salvini e alla Grillo parlando di «affermazioni di piazzisti da quattro soldi», li invita a «non cercate voti sulla pelle dei migranti», parla della «politica harem di furbi» e dice che «i populismi sono un crimine». Dopo il grande sforzo sostenuto dalla Sicilia e dal Mezzogiorno in generale di fronte all'arrivo incessante dei barconi – in quest'opera si distinguono le diocesi del Sud a cominciare da quella di Agrigento con l’isola di Lampedusa – si muovono le grandi diocesi del Nord.
«Vaticaninsider» cita: «L'arcivescovo di Torino mons. Cesare Nosiglia ha smosso non poco le acque con una richiesta messa nero su bianco: “Chiedo in particolare ai moderatori e referenti territoriali di Caritas, San Vincenzo e altre realtà che operano nel sociale, di promuovere in ogni unità pastorale uno o più luoghi di accoglienza temporanea capaci di ospitare 5 persone ciascuno, cercando la disponibilità presso parrocchie, istituti religiosi, case di riposo, altre strutture ecclesiali. Le comunità siano coinvolte in questa iniziativa sentendosene responsabili e offrendo il loro sostegno”. Nosiglia si è preso le inevitabili contestazioni leghiste sulla priorità da dare ai poveri italiani. E ha risposto: “La stragrande maggioranza di tutto il nostro impegno è rivolto verso la nostra popolazione. Non si tratta di scegliere tra italiani o stranieri. I poveri sono poveri”».
Importante l'impegno della diocesi di Milano e dalle diocesi lombarde che, in tema di solidarietà, sono sempre in prima linea: attraverso le Caritas, in accordo con le istituzioni, mette a disposizione 130 posti per profughi e migranti in 6 immobili diversi, numero che si aggiunge ai 781 già realizzati per un totale che supera i 900 posti. «I progetti di accoglienza - spiega un comunicato della diocesi - dureranno 24 mesi, salvo la possibilità di una proroga in caso di volontà concorde di tutte le parti o di interrompere prima del termine l’esperienza per sopraggiunte necessità. Le parrocchie metteranno a disposizione gli spazi e coinvolgeranno i fedeli e gli abitanti del quartiere in attività di volontariato a favore degli ospiti, così da creare un clima di amicizia e di dialogo».
I vescovi svizzeri spiegano che «la solidarietà deve oltrepassare le frontiere nazionali ed europee perché non è l’Europa a portare il fardello più pesante della tragedia dei rifugiati». Sono i Paesi limitrofi alle aree di conflitto, cioè Turchia e Libano dove si affollano milioni di profughi in fuga da Iraq e Siria. Il cardinale Rainer Woelki, arcivescovo di Colonia e presidente della commissione Caritas della Conferenza episcopale tedesca, afferma: «Il diritto di asilo è un diritto fondamentale a prescindere da razza, religione e colore».
La Conferenzaepiscopale francese - tramite mons. Renauld de Dinechin, vescovo ausiliare di Parigi e responsabile della pastorale per i migranti - ricorda il nobile discorso rivolto il 26 novembre 2014 da Papa Francesco al Parlamento di Strasburgo: l’Unione europea deve offrire «aiuto e accoglienza» ai migranti. Commenta il vescovo: «Questa mobilitazione deve prodursi a tutti i livelli della nostra società, sul piano nazionale, sul piano locale e sul piano individuale». Tutti i cattolici e gli uomini di buona volontà «aprano il cuore a questi fratelli affinché il viaggio verso una vita migliore non li conduca più alla morte».
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