Crisi Embraco, crolla il mondo di 500 famiglie
Riva di Chieri – L’azienda brasiliana se ne andrà, è la globalizzazione, terribile la minaccia di lasciare tutti a casa. Sconcerto dell’Arcivescovo. Il premier Gentiloni: tentare la cassa integrazione per prendere tempo e cercare una nuova proprietà
«Speriamo». È la parola più usata, nella notte di lunedì 16 gennaio. Gelo e nebbia nella campagna rivese: il cancello dell’Embraco riapre dopo oltre due mesi di chiusura, non sono ancora le 6 e gli operai del primo turno si affrettano per bollare.
Ma sanno già che è un rientro fittizio: da lunedì sono iniziati i 75 giorni che preludono al licenziamento. Sono 75 giorni da dedicare alle trattative con un’azienda che finora s’è dimostrata un muro di gomma. Sono 75 giorni in cui cercare ipotetici «piani B» capaci di salvare il lavoro a circa 500 famiglie.
«Speriamo di farcela, come la volta scorsa», mormora un operaio imbacuccato per difendersi dal freddo pungente. La fabbrica aveva rischiato di chiudere già nel 2004, e l’aveva spuntata. A quel tempo s’era anche pensato di avere passato il peggio, che il nuovo compressore avrebbe mantenuto all’Embraco il ruolo di azienda di punta del gruppo Whirlpool. «Ma ci sbagliavamo» commenta amara un’operaia. «Anzi, alcuni di noi erano stati inviati in Slovenia per avviare un nuovo impianto, per insegnare il lavoro a chi adesso ce lo toglie».
Gli operai sono pronti a battersi, per difendere il loro posto di lavoro. Lo hanno dimostrato giovedì scorso, con un corteo che è partito dall’azienda, ha percorso la lunga strada tra i campi fino a Riva presso Chieri, e poi è approdato in municipio, per incontrare il sindaco Livio Strasly.
E «speranza» era anche la parola chiave nel corteo. «Speriamo nell’incontro all’Unione industriale, speriamo nei politici di Roma», dicevano gli operai.
Ma ora, accanto alla speranza, s’inizia a parlare di lotta. La gente dell’Embraco non accetterà di vedersi sottrarre l’azienda in cui molti lavorano da più di vent’anni.
«E la Chiesa sarà al fianco dei lavoratori: lo ha affermato l’Arcivescovo Cesare Nosiglia, quando nei giorni scorsi ha incontrato i lavoratori ai cancelli dell’azienda» assicura il parroco del Duomo di Chieri don Domenico Cavaglià. «Venerdì 19 gennaio l’Unità pastorale 59 si riunirà per fare il punto sulla vicenda, e decidere come muoversi».
Nel frattempo, nelle chiese del Chierese, già si prega per gli operai e i loro posti di lavoro.
Don Marco Norbiato, parroco di Riva, è anche il «parroco dell’Embraco»: «Sono rivesi una quarantina di famiglie di dipendenti» riflette don Marco. «Per ora non abbiamo avuto richieste di aiuti, ma è ancora presto. Ora siamo tutti in attesa di sapere che cosa accadrà in futuro».
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