La grande storia della piccola Madre Teresa, Santa della Misericordia
Da Skopje a Calcutta, fino agli altari ed al cielo: Madre Teresa viene proclamata Santa da Papa Francesco domenica 4 settembre
“Non è tanto quello che facciamo, ma quanto amore mettiamo nel farlo. Non è tanto quello che diamo, ma quando amore mettiamo nel dare”. E’ una delle più celebri frasi di Madre Teresa e ben descrive l’intera sua vita, un dono infinito al servizio dei più poveri, nelle periferie del mondo, là dove dietro ogni volto si nasconde quello di Gesù.
Agnes Gonxha Bojaxhiu, questo è il suo nome, nacque il 26 agosto 1910 a Skopje, nell’attuale Macedonia, da una famiglia di origine albanese. Rimasta orfana di padre dall’età di otto anni, fin dall’infanzia sperimentò proprio quella povertà che cercò di combattere per tutto il corso della sua vita. L’umiltà di Agnes la vediamo anche nella scelta del nome: “ho scelto di prendere il nome di Teresa, ma non quello della grande Teresa d'Avila; ho scelto il nome della piccola Teresa: Teresa di Lisieux”. Così, nel 1928, la diciottenne suor Teresa venne accettata nell’Ordine di Loreto e si trasferì nel convento di Rathfarnam, in Irlanda. Poco dopo partì per l’India ed arrivò a Calcutta il 6 gennaio 1929.
Per qualche tempo lavorò come insegnante presso la Saint Mary’s High School di Calcutta. Ben presto dimostrò il suo valore, anche come organizzatrice, tant’è che all’età di soli 34 anni fu nominata direttrice.
La chiamata nella chiamata
Il 10 settembre 1946, durante il viaggio in treno da Calcutta a Darjeeling per il ritiro annuale, Madre Teresa ricevette l’“ispirazione”, la sua “chiamata nella chiamata”. Quel giorno, come riporta la sua biografia sul sito del Vaticano: “la sete di Gesù per amore e per le anime si impossessò del suo cuore, e il desiderio ardente di saziare la Sua sete divenne il cardine della sua esistenza”. Nel corso delle settimane e dei mesi successivi, per mezzo di locuzioni e visioni interiori, Gesù le rivelò il desiderio del suo Cuore per “vittime d’amore” che avrebbero “irradiato il suo amore sulle anime.” ”Vieni, sii la mia luce”, la pregò. “Non posso andare da solo” Le rivelò la sua sofferenza nel vedere l’incuria verso i poveri, il suo dolore per non essere conosciuto da loro e il suo ardente desiderio per il loro amore.
Le Missionarie della carità
Gesù chiese a Madre Teresa di fondare una comunità religiosa, le Missionarie della Carità, dedite al servizio dei più poveri tra i poveri. Circa due anni di discernimento e verifiche trascorsero prima che Madre Teresa ottenesse il permesso di cominciare la sua nuova missione. Il 17 agosto 1948, indossò per la prima volta il sari bianco bordato d’azzurro (l’abito più economico che trovò in un piccolo negozio) e oltrepassò il cancello del suo amato convento di “Loreto” per entrare nel mondo dei poveri.
Teresa usciva la mattina, con la corona del Rosario tra le mani, e visitava le famiglie, lavava le ferite dei bambini, si prendeva cura degli anziani e degli ammalati. Faceva tutto questo per servire Lui in coloro che sono “non voluti, non amati, non curati dalla società... tutti coloro che, considerati un peso, venivano rifuggiti da tutti”. La sua era una autentica lotta contro la logica dello scarto, denunziata oggi da Papa Francesco.
Nel 1950, quando a Teresa, una dopo l’altra, si erano unite anche le ex allieve, venne ufficialmente riconosciuta la congregazione delle Missionarie della Carità.
La città della pace
Nel 1952, in un tempio indù abbandonato donatole dall’Arcidiocesi di Calcutta, fondò la Casa Kalighat per i puri di cuore, dove venivano assistiti anziani ed ammalati, senza distinzione di fede. In seguito Madre Teresa aprì una casa per lebbrosi “la città della pace”, un orfanotrofio e moltissimi altri ospedali e lebbrosari in tutta Calcutta.
In questi luoghi gli ammalati di lebbra, un tempo emarginati e scartati, potevano vivere e lavorare, coltivare i campi, allevare capi di bestiame e dedicarsi all’artigianato. “Non ci sono lebbrosi – ripeteva spesso Madre Teresa – solo la lebbra, e si può curare”.
La sua attività non si limitò però all’India, ma si diffuse in tutti i continenti: Il 26 luglio 1965 inaugurò la prima casa a Cocorote, in Venezuela. Oggi le suore di Madre Teresa sono circa 5.200, presenti nelle 762 case di missione sparse in 123 paesi del mondo.
Gli sforzi per la pace
L’impegno di Madre Teresa non fu solo rivolto all’assistenza degli ammalati e dei più poveri, ma ebbe anche un notevole rilievo in campo internazionale.
Nel 1997 fu insignita del Premio Nobel per la Pace. Poco più avanti, nel 1982, mentre il conflitto tra Israele e Palestina rischiava di infiammare tutto il Medio Oriente, Madre Teresa riuscì a persuadere i combattenti a cessare il fuoco per il tempo sufficiente ad evacuare un ospedale assediato a Beirut. Moltissimi i pazienti ed i disabili che vennero messi in salvo grazie a questo gesto.
Alla caduta del muro di Berlino e dei regimi comunisti nell’Europa dell’Est, Madre Teresa avviò poi decine di progetti anche in questi luoghi, dai quali era partita per recarsi in India.
La valigia della carità
Madre Teresa è sepolta a Calcutta in una tomba semplice e bianca su cui è incisa un verso del Vangelo di Giovanni, sintesi della vita della religiosa: “Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi”.
“L’unica valigia che porteremo di là è la valigia della carità. Finché sei in tempo, riempila, perché è l’unica valigia che porterai con te”. E’ questa la frase con la quale mi piace chiudere questo piccolo ricordo di Madre Teresa.
Gli occhi di tutto il mondo si punteranno di nuovo sulla “piccola matita di Dio” la mattina del 4 settembre quando, in Piazza San Pietro, verrà proclamata Santa da Papa Francesco.
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