Torino fra i pilastri d'Europa
Nel dopoguerra il Piemonte è stato una delle grandi fucine del processo di integrazione comunitaria grazie a intellettuali come Luigi Einaudi e Gioele Solari, Norberto Bobbio, Vittorio Badini Confalonieri, Amedeo Peyron
Torino ha una storica vocazione europea e internazionale. Protagonista dell’unificazione italiana, il conte di Cavour volle che questa avvenisse nella cornice della politica europea. Il grande statista torinese voleva ancorare il disegno risorgimentale alla diplomazia europea, perché era consapevole che uno Stato potesse essere forte e autorevole solo se tale veniva riconosciuto dalle potenze del continente.
Questa tradizione (e questa necessità) si è riproposta dopo la seconda guerra mondiale, quando si trattava di reinserire l’Italia nella comunità internazionale, e di farla essere protagonista del più ambizioso progetto che gli europei avessero mai concepito: un processo di integrazione tra gli Stati sovrani.
Nel 1947 venne costituita a Torino la più importante Sezione della Società Italiana per l’Organizzazione Internazionale (la SIOI), con sede dapprima presso l’Università, poi in Palazzo Bricherasio e ora al Campus del BIT. Tra i fondatori troviamo Gioele Solari (il maestro dei filosofi del diritto e della politica), Giuseppe Ottolenghi, Domenico Riccardo Peretti Griva, Silvio Romano, Mario Allara, Franco Antonicelli, Norberto Bobbio, Filippo Burzio, Luigi Carmagnola, Giorgio Cansacchi di Amelia, Paolo Greco, Giuseppe Grosso, Ludovico Geymonat, Riccardo Monaco, Celeste Negarville, Adriano Olivetti, Giancarlo Pajetta. Tra i fondatori della SIOI, a Roma appena liberata nel 1944, vi erano stati Luigi Einaudi e Alessandro Passerin d’Entrèves, anch’essi impegnati in un magistero europeista e internazionalista nell’Ateneo torinese.
La SIOI Piemonte è stata per decenni in prima linea nella formazione di uno spirito europeo e internazionale, con lezioni, corsi, conferenze, convegni e pubblicazioni che hanno segnato profondamente la cultura torinese e piemontese. Nei decenni successivi, Norberto Bobbio, Giorgio Cansacchi, e i più giovani Alessandro Marazzi, Andrea Comba, Alfonso Bellando hanno dato vita a iniziative culturali di educazione europea che hanno plasmato generazioni di giovani che si sono poi affermati nell’insegnamento universitario (e, quindi, nell’impegno di formazione delle generazioni successive, come Mario Deaglio, Umberto Morelli, Giuseppe Porro, Luigi Bonanate e Franco A. Casadio), nelle organizzazioni internazionali (come Gualtiero Fulcheri, Gianfranco Gribaudo, Giancarlo Chevallard, Serafino Marchese), nella diplomazia (come Luigi Guidobono Cavalchini), nella politica e nella pubblica amministrazione (come Guido Brosio), nel giornalismo (come Sergio A. Rossi). Protagonista della vita pubblica (alla Costituente, in Parlamento e al governo) è Vittorio Badini Confalonieri, consigliere della SIOI.
Nel 1952 un gruppo di questi stessi personaggi della cultura e delle istituzioni torinesi fondarono l’Istituto Universitario di Studi Europei (ora noto con l'acronimo IUSE). Era la stagione più bella e vivace dell’europeismo, come idea mirante all’integrazione politica istituzionale tra gli Stati del continente e come apertura al rinnovamento culturale dopo la tragedia della guerra. La prima riunione fu in casa di Paolo Greco, e vi parteciparono il sindaco Amedeo Peyron, il rettore dell’Università Allara, il presidente della Provincia e preside della Facoltà di Giurisprudenza Giuseppe Grosso. Nel primo Consiglio dell’Istituto troviamo anche Silvio Romano, Gustavo Malan, Arrigo Olivetti e il giudice Peretti Griva.
Insomma, possiamo constatare che le migliori intelligenze del dopoguerra e alcuni protagonisti della feconda stagione della Resistenza, riuscivano, nel volgere di un solo quinquennio, a dare vita a due enti la cui vocazione era la promozione di iniziative di formazione e di ricerca, coinvolgendo soggetti pubblici e privati, con il mondo delle imprese in prima linea.
Nell’anno della fondazione dell'Istituto, Torino era stata candidata a capitale della CECA, la Comunità europea del carbone e dell’acciaio. Dal 1977 al 1997, in un periodo cruciale per il rilancio dello IUSE e delle sue attività, la presidenza è stata affidata ad Andrea Comba.
In quello stesso 1952 si tenne a Torino il congresso nazionale del Movimento Federalista Europeo, che dalla sua fondazione a Roma nel 1943 promuove l’idea della federazione europea come ricetta per il superamento dei mali della sovranità nazionale.
A Torino da decenni è attiva una sezione del Movimento (Sergio Pistone, Lucio Levi e tanti altri), anima appassionata di iniziative di mobilitazione politica, culturale e sociale verso gli obiettivi di realizzazione di una federazione europea.
Il 18 ottobre 1961 a Palazzo Madama fu firmata la Carta Sociale Europea del Consiglio d'Europa, il trattato multilaterale che completa la Convenzione europea dei diritti dell'uomo, e nell'ottobre 2014 si è lanciato un «Turin Process» per rafforzare il sistema normativo dei diritti sociali.
Nel 1996 si tenne a Torino la riunione del Consiglio europeo che diede inizio alla conferenza intergovernativa che ha portato al trattato di Amsterdam.
Questo ambiente culturale favorevole e una forte presenza istituzionale hanno favorito l’insediamento a Torino delle organizzazioni del sistema delle Nazioni Unite che ora costituiscono il Campus di corso Unità d’Italia, con il Centro Internazionale di Formazione dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro, con lo Staff College e con l’UNICRI (istituto dell’ONU per la ricerca sul crimine e la giustizia). Nel 1990 la Comunità (ora Unione Europea) decise di collocare a Torino la European Training Foundation, un’agenzia per lo sviluppo dei sistemi di istruzione e di formazione, nel contesto delle relazioni esterne dell’UE.
Né si può dimenticare il fondamentale ruolo dell’Università di Torino (con le sue ricerche, i suoi corsi, le cattedre specialistiche), del Politecnico, della Scuola di Applicazione dell’Esercito (con i corsi internazionali, aperti a ufficiali di altri Paesi).
In definitiva, dunque, si può constatare come Torino abbia nei decenni acquisito e consolidato la sua solida vocazione di capitale della formazione europea e internazionale.
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