Torino alla prova dei profughi
Via Giordano Bruno - Paziente lavoro di Comune, Regione, Prefettura, Diocesi e Compagnia di San Paolo per collocare in strutture attrezzate i rifugiati. Sconcerto a Roma il 24 agosto per il violento sgombero di una palazzina
Girano numeri fuori controllo sui rifugiati politici nell’ex Villaggio Olimpico di Torino, via Giordano Bruno. Di qualche giorno fa è la notizia che ci risulta infondata – diffusa da un quotidiano locale – che i sotterranei delle palazzine nascondano 400 profughi in più rispetto agli 800 censiti nei mesi passati. Secondo nostre fonti, che riteniamo attendibili, i numeri sono più bassi, trovano riparo nei sotterranei meno di 100 persone: la confusione di cifre non premia, anzi sembra boicottare il paziente lavoro del Comune, della Regione, della Prefettura, della Diocesi di Torino e della Compagnia di San Paolo per un vero conteggio e per una progressiva, incruenta ricollocazione delle persone titolari di protezione internazionale e umanitaria.
L’occupazione abusiva delle palazzine di via Giordano Bruno è motivo di forte tensione nel quartiere dei vecchi Mercati Generali: nessuno nega il problema ma l’esodo dei popoli è una tragedia epocale che Torino sta cercando di affrontare evitando la violenza andata in scena a Roma il 24 agosto durante lo sgombero di 400 profughi in miseria; sconcertante in quell’occasione la soddisfazione espressa da frange estreme della politica. Fra le voci di condanna alle «maniere forti» si è alzata quella del segretario di Stato Vaticano card. Pietro Parolin.
Il caos mediatico non aiuta. La vicenda dei profughi è una cosa ben distinta dall’immigrazione irregolare: riguarda rifugiati inseriti nei programmi di protezione, che l’Italia ha sottoscritto con l’impegno a trovare collocazione ai rifugiati. Le istituzioni si muovono all’interno di questo quadro. La strategia torinese: liberare le palazzine di via Giordano Bruno mano a mano che gli enti locali e il terzo settore, coinvolto attivamente nel programma, individueranno sistemazioni alternative, piccoli alloggiamenti, soluzioni che non riproducano più la concentrazione di centinaia di persone nello stesso luogo. I primi trasferimenti sono previsti quest’autunno. Il Comune offrirà alcuni alloggi e sta per varare un bando finalizzato all’emergenza abitativa che terrà conto anche dei profughi; la Diocesi metterà a disposizione 80 posti a turnazione per tre anni; la Compagnia di San Paolo stanzierà fondi a sostegno del piano complessivo di interventi.
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