Smog, le mascherine non bastano
Le indicazioni di un pneumologo sui comportamenti che possono aggravare oppure contrastare gli effetti dell'inquinamento sulla salute
La conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici recentemente conclusasi a Parigi (nota come COP21) ha faticosamente portato al raggiungimento di un accordo tra i 195 Paesi firmatari, che si sono impegnati a mantenere le emissioni dei cosiddetti «gas serra» ai livelli attuali, così da limitare l’incremento della temperatura atmosferica entro i 2°C fino al 2030.
È utile, però, riportare l’argomento alla nostra vita quotidiana, per conoscere le ripercussioni che l’inquinamento può causare sulla nostra salute e sulle contromisure che possono essere adottate per limitarne i danni.
L’inquinamento atmosferico, particolarmente nei grandi centri urbani, è causato dai prodotti di combustione dei motori degli autoveicoli, dagli scarichi industriali e dai sistemi di riscaldamento delle nostre abitazioni. Si tratta, semplificando, di un «mix» di composti dello zolfo, del carbonio e dell’azoto, insieme al benzene e a piccole particelle di metalli e di micro polveri (note con la sigla di PM). L’Organizzazione Mondiale della Sanità lo ha classificato come maggiore fattore di rischio (insieme al fumo di tabacco) per lo sviluppo della Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva (BPCO), che diventerà la terza causa di morte al mondo nel 2020. Inoltre, è ormai accertato il legame tra inquinamento atmosferico e predisposizione allo sviluppo di asma bronchiale (soprattutto nei bambini), di patologie cardiovascolari e, soprattutto, delle patologie tumorali delle alte vie aeree, dei bronchi, del polmone e di alcune forme di leucemia. È esperienza comune, peraltro, per chi vive in città, trascorrere i mesi invernali (quando l’aria è più fredda, ma anche più inquinata) alle prese con le fastidiose faringiti, laringiti e bronchiti ricorrenti o, addirittura, con frequenti periodi di «respiro corto» per i pazienti asmatici.
Ci si può, dunque, chiedere se si può fare concretamente qualcosa per limitare i danni che ciò che respiriamo può causarci. Indubbiamente, grosso peso hanno le scelte di chi può «decidere le regole» in materia di emissioni; a noi spetta innanzitutto il dovere di contribuire a sviluppare e promuovere i comportamenti «virtuosi» che rendano i nostri centri urbani meno inquinanti. In quest’ottica andrebbero viste, ad esempio, le giornate di circolazione «a targhe alterne», che non servono a ridurre drasticamente i livelli di inquinamento, ma possono educare e abituare a considerare forme di mobilità diverse (il trasporto pubblico o il car-sharing).
Durante le giornate in cui i livelli di inquinamento atmosferico sono particolarmente elevati (anche in concomitanza con le condizioni meteorologiche di elevata pressione e assenza di venti e precipitazioni) non è consigliabile praticare attività fisica in zone molto trafficate, soprattutto se si è affetti da bronchite cronica od asma bronchiale. Un numero sempre maggiore di pedoni e di ciclisti ricorre alle mascherine per proteggere le vie aeree. Vale la pena ricordare che, purtroppo, quelle «da chirurgo» non servono a proteggerci dagli inalanti, ma hanno, invece, lo scopo di limitare le nostre emissioni nell’ambiente circostante. Di tutt’altra utilità sono, invece, le mascherine antismog (con sigla FFP), che garantiscono (se utilizzate correttamente e sostituite con regolarità) una capacità di filtrare fino al 100% degli agenti inquinanti e che sono raccomandate per chi lavora nel traffico o è abituato a lunghi percorsi urbani a piedi o in bicicletta. Infine, dotare le nostre abitazioni di infissi adeguatamente isolanti ed eventualmente anche di impianti di ricircolo e depurazione dell’aria, rende le case più efficienti energeticamente (quindi meno inquinanti) e ci consente di «tenere fuori» le micropolveri dannose e l’inquinamento acustico, che è un altro nemico della nostra salute.
Le raccomandazioni più semplici sono sempre valide: abituarsi per quanto possibile alle gite fuori porta, frequentare i parchi cittadini e, per non moltiplicare i danni dell’inquinamento, non fumare.
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