Emergenza smog, la risposta di Torino

Intervista a Enrico Bayma, direttore dell'Area Ambiente in Comune di Torino

Parole chiave: smog (6), traffico (1), inquinamento (11)
Emergenza smog, la risposta di Torino

Per combattere l’inquinamento dell’aria abbiamo viaggiato gratis sui mezzi pubblici di Torino giovedì 10 e venerdì 11 dicembre, lasciando a casa migliaia di vetture. È servito a migliorare la situazione? «I primi dati raccolti dall’agenzia Arpa segnalano una leggera riduzione delle micropolveri nelle giornate in questione – risponde Enrico Bayma, direttore dell’Area Ambiente in Comune di Torino – Ma l’obiettivo della campagna sui mezzi pubblici non era certo sconfiggere l’inquinamento quanto sensibilizzare la popolazione, ricordare che i motori delle automobili sono in testa alla classifica dei produttori di polveri nocive per la salute, le famose Pm10 e Pm2,5».

Quanto incidono le auto?

Producono il 40-50% delle micropolveri. È compreso ovviamente ogni tipo di trasporto: auto, autobus e trasporto merci.

Il resto da dove arriva?

Prevalentemente dalle caldaie del riscaldamento, in minima parte da fenomeni naturali.

Le marmitte catalitiche non aiutano a ridurre le emissioni delle auto?

Certo. Ma senza una regolare manutenzione dei filtri, anche le catalitiche rilasciano periodicamente i propri residui sulla strada.

Perché in questi giorni l’inquinamento dell’aria preoccupa più del solito?

Perché da molti giorni non piove e l’aria non si depura. È un fenomeno che riguarda tutte le metropoli, ma nel caso di Torino produce effetti più pesanti: siamo collocati in una conca a ridosso delle montagne, la circolazione dell’aria è meno efficace che altrove. Quando c’è inquinamento, tende a ristagnare.

Come si cerca di rimediare?

Abbiamo sperimentato che il blocco estemporaneo delle auto, le targhe alterne, servono a poco. Contano gli interventi strutturali, conta la nostra capacità di modificare permanentemente il modo di vivere e spostarci. L’aria di Torino non è buona, ma rispetto a dieci anni fa è molto migliorata, proprio grazie a interventi strutturali.

Quali?

La Linea 1 di metropolitana ha consentito di lasciare a casa migliaia di auto. Il potenziamento delle piste ciclabili e il servizio di bici in affitto ha incrementato l’uso delle due ruote. Il progressivo rinnovo dei mezzi pubblici ha introdotto motori meno inquinanti, per esempio quelli a metano. C’è poi la nuova pratica delle auto condivise: circa il 20% degli abbonati è rappresentato da persone che hanno scelto di dismettere la propria vettura, mille auto in meno nell’area torinese.

Il problema delle caldaie?

Anche su questo fronte sono stati fatti passi avanti. Nell’ultimo decennio è stata estesa la rete del teleriscaldamento (raggiunge mezzo milione di cittadini) eliminando migliaia di vecchie caldaie. Anche gli edifici comunali sono impegnati a modernizzare gli impianti di riscaldamento, stanno dotandosi di bruciatori meno inquinanti.

Davvero l’aria è migliore di una volta?

Ci sono dati oggettivi: nel 2014 le micropolveri hanno registato una flessione dell’11% rispetto all’anno precedente, del 48% rispetto al 2006. Non ci dobbiamo accontentare, ma neanche possiamo negare che la situazione stia migliorando.

È sbagliato preoccuparsi?

Quando non piove i valori dell’aria si alterano, si corre ai ripari, ma nel complesso le cose vanno meglio di una volta. Ci sono ragioni strutturali, il miglioramento dei motori e delle caldaie, ma anche la scomparsa delle fabbriche con le ciminiere che hanno operato fino agli Anni Novanta. Comunque, certo, dobbiamo preoccuparci. Le micropolveri sono dannose per la salute. In particolare per i polmoni e per l’apparato cardio-circolatorio. Probabilmente, per migliorare ancora la qualità dell’aria dovremo progettare e attuare misure più radicali e per questo più efficaci.

Ambiente

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