Asilo politico, tre anni per essere ascoltati

Ignazio Schintu, Croce Rossa:  "prima che un profugo richiedente asilo venga ascoltato dalla Commissione torinese per il Riconoscimento della protezione internazionale passa un tempo troppo lungo" 

Parole chiave: asilo politico (1), profughi (55), immigrati (10), accoglienza (23)
Asilo politico, tre anni per essere ascoltati

Possono trascorrere fino a tre anni prima che un richiedente asilo venga ascoltato dalla commissione territoriale torinese per il riconoscimento della protezione internazionale. La media a livello italiano secondo Viedifuga.org è di sette mesi. Eppure gli uffici competenti e le istituzioni lavorano a pieno ritmo da tempo. «Chi ha presentato la domanda di asilo l’estate scorsa, sarà ricevuto solo nel 2017 dalla commissione: è un tempo troppo lungo» commenta il maresciallo Ignazio Schintu, emergency manager della Croce Rossa Italiana che gestisce il centro polifunzionale di Protezione Civile «Teobaldo Fenoglio» a Settimo Torinese, unico nel suo genere in Piemonte.

«La scorsa settimana abbiamo superato i 1.500 arrivi, in media il 30 per cento di chi arriva qui possiede i requisiti per presentare la domanda di asilo - prosegue Schintu - con i tempi attuali delle commissioni il rischio è che queste pratiche impieghino anni, nonostante il grande lavoro a tutti i livelli; Torino (dove ha sede la commissione con competenza per Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria ed Emilia Romagna) riesce ad affrontare una decina di colloqui al giorno. L’altro aspetto da sottolineare riguarda le forze di polizia preposte alla fotosegnalazione rimasto pressoché lo stesso dai tempi in cui gli arrivi erano decisamente ridotti».

Monica Cerutti, assessore  regionale all’Immigrazione: «Il sistema attuale va rivisto a livello nazionale, non è ammissibile che ci siano tempi di attesa così lunghi ma va detto che molte pratiche da smaltire sono quelle degli anni passati quando le commissioni erano la metà di quelle attuali e che il 50 per cento delle domande ha esito negativo, creando un rallentamento naturale in seguito ai ricorsi».

Le provenienze. Nei primi cinque mesi dell’anno in Italia hanno richiesto asilo 24.678 persone (su oltre 60 mila arrivi), alcune tra le principali nazionalità di provenienza sono: Nigeria, Senegal, Pakistan, Mali, Ucraina, Afghanistan, Bangladesh, Costa d’Avorio, Ghana, Guinea, Somalia, Egitto, Iraq, Albania, Eritrea e Burkina Faso. In forte calo la Siria. «Il caso della Nigeria è particolare in quanto Boko Haram è presente solo nella parte nord orientale del paese» sottolinea Schintu, confermando la crescita di arrivi dal paese africano e le difficoltà che incontrano per la richiesta di asilo (solo il 15% in Italia la ottiene) simili a quelle di chi proviene dal Mali. È più «semplice» invece ottenere lo status di rifugiati o la protezione internazionale per somali, eritrei, afghani, siriani e iracheni.

I numeri in Piemonte. A fine giugno il Piemonte ha accolto 1.300 migranti, 523 dei quali sono stati destinati alla provincia di Torino dal Tavolo di Coordinamento Regionale. In Piemonte le presenze al 22 giugno sono di 4.475 migranti ospitati nelle strutture temporanee e Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar). «Questa nuova ripartizione è stata fatta dal Ministero dell'Interno in un'ottica di riequilibrio delle presenze tra le Regioni. I numeri sono significativi ma non devono essere strumentalizzati perché la situazione al momento è sotto controllo. Nelle prossime settimane abbiamo intenzione di convocare una riunione con l'Anci per sensibilizzare i sindaci piemontesi ad ampliare la rete Sprar su tutto il nostro territorio, trasformando l'accoglienza da emergenziale in strutturale» ha dichiarato l’assessore Cerutti; «Il nostro obiettivo deve essere quello di aiutare i Comuni accompagnandoli rispetto alle attività di accoglienza, oltre a richiedere che il Governo definisca rapidamente gli incentivi ai Comuni virtuosi. Se nella nostra regione tutti i Comuni si dichiarassero disponibili in proporzione ai loro abitanti, potremmo tranquillamente sostenere questi nuovi arrivi».

L’accoglienza. Sono due i grandi temi che interrogano gli addetti ai lavori in questo periodo: da un lato i sopraccitati tempi per il riconoscimento dello status, dall’altro il problema delle strutture di accoglienza. In questi giorni è stata ufficializzata la «seconda vita» dell’ex cantiere del Passante ferroviario di corso Grosseto alla periferia nord di Torino. Il paragone con il «Fenoglio» di Settimo nasce dal fatto che nella cittadina della prima cintura sorgeva il villaggio degli operai che hanno costruito quel tratto della linea ferroviaria dell’Alta Velocità ma qui probabilmente non saranno ospitati solo profughi. I tavoli istituzionali e la Città di Torino stanno valutando la possibilità trasformare il sito in un punto di ospitalità per sfrattati e bisognosi, senza distinzioni di status. A livello regionale si è concretizzata in questi giorni la possibilità di adattare a centro di accoglienza anche la caserma dismessa di Castello di Annone, in provincia di Asti; una disponibilità accolta con favore dall’assessorato all’Immigrazione. «La Regione chiederà al Ministero degli Interni di alleggerire il peso che il Piemonte deve sostenere nella gestione dell'accoglienza dei migranti - ha detto l’assessore -. In questi giorni vi è stato un flusso straordinario di arrivi dovuto anche al riequilibrio voluto dallo stesso ministero e le strutture territoriali sono sotto pressione». C’è l'intenzione di coinvolgere tutti i sindaci della regione sul tema dell'accoglienza sollecitando tutte le Prefetture a convocare riunioni sui territori con la loro partecipazione; vengono lodati gli esempi virtuosi di rifugio diffuso a Torino e ad Asti, la cosiddetta «fase 2» legata a integrazione e inclusione sociale.

«Ben vengano nuove strutture ma una non basta - precisa Schintu, ribadendo l’importanza di una suddivisione equilibrata delle persone che necessitano accoglienza - anche noi ci siamo resi disponibili per aumentare la disponibilità, esattamente come era accaduto l’estate scorsa». In questi giorni nel centro settimese, da dove ogni anno passano circa 16 mila persone, saranno montate alcune tende che ospiteranno 150 persone aggiungendosi agli attuali circa 200 posti letto disponibili e tutti occupati.

Immigrazione

archivio notizie

04/12/2017

Dagli Scout del “Torino 55” un accorato appello per lo "Ius soli"

Appello alle forze politiche dal gruppo Agesci Torino 55, quartiere Mirafiori: "gli immigrati ci affidano i loro figli, li stiamo educando insieme, è urgente riconoscere a questi ragazzi la cittadinanza italiana"

20/11/2017

Accolti dalla Diocesi di Torino i primi 53 profughi allontanati dall'ex Moi

Davide Ricca, presidente della Circoscrizione 8, annuncia l'avvio della liberazione delle palazzine occupate a Torino da 800 rifugiati in via Giordano Bruno. Completata l'operazione negli scantinati: trasferite senza incidenti le prime 68 persone, la Diocesi ne ha accolte 53.

07/09/2017

Profughi, l'aiuto di Roma per liberare il Moi

Torino modello nazionale - il ministro dell'interno Minniti incontrando il sindaco Appendino e il prefetto Saccone ha lodato la "strategia" subalpina per la ricollocazione dei rifugiati, un piano condiviso da enti locali, diocesi e Compagnia di San Paolo

31/08/2017

Non si può chiudere gli occhi, la sfida dei rifugiati

Il direttore dell'Ufficio per la Pastorale dei Migranti della diocesi di Torino su "La Voce e il Tempo" illustra l'impegno di enti locali, diocesi e Compagnia di San Paolo sul caso "Moi"