Paolo VI beato: il rapporto di Montini con Torino

Un rapporto davvero intenso quello del beato Paolo VI e Torino, che rivistiamo partendo da questa affermazione di Montini: «Credo che Torino darà sempre la totalità di sé alla Chiesa… Continua­te, con la vostra fede, la meravigliosa apologia dei vostri santi».

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Paolo VI beato: il rapporto di Montini con Torino

Credo che Torino darà sempre la totalità di sé alla Chiesa… Continua­te, con la vostra fede, la meravigliosa apologia dei vostri santi». La Sindone, «sorprendente e misteriosa reliquia», suscita «l’ansioso desiderio» di vedere Gesù. San Leonardo Murialdo «uomo mite, gentile e santo, esemplare, zelante e provvido sacerdote». Beato Pier Giorgio Frassati «un modello, un fratello ideale».  Giovanni Battista Montini (1897-1978)-Paolo VI (1963-1978) conosceva bene la Chiesa torinese, i suoi santi e i suoi pastori. Assistente della Federazione universitari cattolici italiani (1925-1933), è molto colpito da Pier Giorgio Frassati, «un semplice: il fascino dei complicati non dura» (1928). Minutante (1925), sostituto (1937), pro-segretario di Stato (1952) incontra sovente l’arcivescovo cardinale Maurilio Fossati. Cardinale arcivescovo di Milano (1954-1963) viene più volte a Torino. 

1931

«Ancora ricordiamo la viva impressione che si stampò nel nostro animo quando (durante l’ostensione del maggio 1931 n.d.r.) avemmo la fortuna di assistere a una proiezione sopra uno schermo grande e luminoso, e il volto di Cristo ci apparve così ve­ro, così profondo, così umano e divino, quale in nessu­na altra immagine avevamo potuto ammirare e venerare: fu quello un momento d’incanto singolare». Così Paolo VI nel messaggio alla prima ostensione televisiva il 23 novembre 1973.

1939

Collabora a trovare un rifugio alla Sindone nel santuario benedettino di Montevergine (Avellino) durante la guerra, per sottrarla ai bombardamenti su Torino. Vi rimane fino al 28 ottobre 1946.

1959

Il 1° settembre apre al tea­tro Alfieri il 35° congresso Fuci, presente Fossati. «C’è qualcuno qui ch’io vedo e non si vede… eppure è presente». Attimi di esitazione. Poi la platea capisce e applaude fragorosamente. Non si erano mai conosciuti Frassati e Montini: «Devo vincere una tentazione, una specie di incantesimo: quella di stare a guardare e di cercare con l’occhio il volto d’uno studente bello e vigoroso di Torino, di cui in questi anni la gioventù nostra ha studiato i lineamenti e meditato la virile bontà, come un modello, un fratello ideale. Si riaccende in noi, ammirando questa figura di giovane, il desiderio dell’imitazione, ci conforta la certezza che una giovinezza forte e limpida è possibile e vicina, cresce l’interiore anelito verso una superiore bontà». Poi va a trovare il padre, senatore Alfredo, presidente dell’Italgas che alla segretaria confida: «Lei ha visto il futuro Papa perché certissimamente Montini sarà Papa».

1960

Domenica 27 marzo, con Fossati inaugura la statua in bronzo della Madonna, regalata dagli operai Fiat, al Monte dei Cappuccini, presenti il sindaco Amedeo Peyron, il presidente della Fiat Vittorio Valletta, Gianni Agnelli e migliaia di citta­dini. Po­co prima tiene un discorso su «Religione e lavoro»: «Dirigenti d'azienda e lavo­ratori devono cooperare per superare le difficoltà in una più alta visione spirituale che dà la giusta ri­sposta alle esigenze dell’ani­ma e della vita. La Chiesa ha compreso e ha parlato cento volte affermando principi che sono divenuti inamovibili; apren­do un dialogo con le classi operaie pieno di bontà, di consolazione e di amicizia. I padroni sono ancora impregnati dell'obiezione razionalistica e della pretesa illu­ministica, mentre i lavoratori vedono nella religione un mo­tivo di distrazione dagli in­teressi economici e sociali. È ormai tempo per la cultura italiana di uscire dai luoghi comuni che sono in­dice di pigrizia culturale».

1961

Per il centenario dell’Unità (1861-1961) visita al Va­lentino «Italia '61»: il Pa­lazzo del lavoro, il padiglio­ne della Santa Sede, la Mostra delle Regioni. Prega nella cappella e assiste a un film nel «Circarama».

Nel centenario della morte (1860-23 giugno-1960) le spoglie di San Giuseppe Cafasso sono portate nelle carceri, accompagnate dal cappellano delle Nuove, padre Ruggero Cipolla che racconta: «Quando giunsero a San Vittore il cardinale si inginocchiò di fronte al Crocifisso del Cafasso, lo baciò e lo portò in processione nei "brac­ci". Nella "rotonda" celebrò la Messa e disse: “Le spoglie del santo torinese sono qui per dire una parola a coloro che sono al di qua e al di là di questi cancelli. A coloro che sono fuori di queste mura dico che non abbiamo sa­puto amare e aiutare questi nostri fra­telli: ecco il rimprovero che ci rivolge il Cafasso. Invito voi detenuti a ravvedervi, a far fruttare questo tempo di reclusione e a prepararvi a riacquistare un posto nella società».

1963

Il 21 giugno il 66enne Montini è eletto Papa. Nella Cappella Sistina Paolo VI ha un gesto di squisita cortesia verso l’87enne Fossati. Si alza dal «tronetto», scende, gli impedisce di inginocchiarsi e lo abbraccia. In Conclave occupano «celle» attigue, come lo erano nel 1958 quelle di Fossati e Angelo Giu­seppe Roncalli.

In settembre riceve la redazione de «Il nostro tempo» nel 20° di fondazione: il vescovo coadiutore mons. Stefano Felicissimo Tinivella, il direttore mons. Carlo Chiavazza, i responsabili amministrativi e collaboratori: mons. Jose Cottino, padre Enrico di Rovasenda, don Giovanni Barra, don Franco Peradotto, don Piero Coero-Borga, Carlo Trabucco, Silvio Golzio, Fortunato Pasqualino, Amedeo Peyron, Giuseppe Grosso, Beppe Del Colle. «Torino è fucina di forze e di sperimentazioni. Ci fu sempre cara dai tempi di Pier Giorgio Frassati e della Fuci».

Il 3 novembre beatifica il torinese Leonardo Murialdo, fondatore dei Giuseppini e de «La Voce dell’Operaio» oggi «La Voce del Popolo».

1964

In maggio messaggio a Fossati per il 40° di episcopato, «venerato e dilettissimo cardinale, amato pastore, sapiente guida».

1965

Il 30 marzo a 89 anni Fossati muore. Paolo VI lo definisce «rigo­glioso e fecondo episcopato, ministero risplendente per luminoso esempio di abnegazione e sollecitudine, ricco di opere egre­gie e attestante benemerenze insigni nel ser­vizio sempre generoso e fedele a Cristo e alla Chiesa».

Il 18 settembre nomina arcivescovo mons. Michele Pellegrino, docente di Let­teratura cristiana antica all’Università e «perito» conciliare: «Mi ha ricevuto con estrema bontà e si è interessato della situazione della dio­cesi».

1966

Il 17 aprile beatifica il cappuccino Ignazio da Santhià (Lorenzo Maurizio Belvisotti)                     «il santo del Monte» dei Cappuccini: «Un uomo semplice e accessibile, ribelle allo spirito del mondo, povero e austero, un religioso tutto-fare»

1967

Paolo VI nomina cardinale il 64enne Pellegrino, insieme al 47enne Karol Wojtyla arcivescovo di Cracovia. Gli manifesta particolare benevolenza, riconosce «i grandi me­riti verso la Chiesa», auspica una lunga attività pastorale.

1968

Nell’Anno della fede memorabile udienza ai vescovi e pellegrini delle diocesi subalpine: «Continua­te, piemontesi, con la vostra fede la meravigliosa apologia dei vostri santi: un particolare sforzo ha bisogno l’Italia e la Chiesa». Elogia Pellegrino: «Abbiamo per lui grandissima stima, venerazio­ne profonda e, se il cuore non falla, un'intima comunione spirituale».

1970

Il 3 maggio canonizza Leonardo Murialdo: «Ha la passione per i giovani e la umile gente, lui figlio di fa­miglia benestante, prete colto, fine e sempre disposto ad affrontare imprese benefiche, che lo rendono tribolato e più povero dei suoi poveri, insigne figlio dell’Italia e santo straordinario nell’ordinario. A Torino rivolgiamo il nostro vivissimo plauso. Ci appare una città fortunata, eletta e benedetta di santi e altre figure splendenti che dalla nobile terra piemontese trassero radici di santità. Siamo nel solco delle tradizioni che risalgono a San Massimo e ci ricordano la Sindone. Si respira un’atmosfera di spiritualità favorevole alla fioritura della santità; vi si è formata una scuola di robuste virtù morali, con alunni e maestri di un Cristianesimo rinnovato e moderno. L’ambiente politico piemontese è reso vivace e drammatico da grandi correnti di idee, da grandi figure e da memorabili avvenimenti; quello industriale è destinato a straordinari sviluppi nel campo economico e sociale. Dobbiamo congratularci con Torino e con l’Italia di codesta prerogativa di dare alla Chiesa e al mondo uomini buoni, provvidi e tipici».

Poi breve incontro con Pellegrino, il vescovo ausiliare Livio Maritano e mons. Cottino che racconta: «Il cardinale gli disse che mi interessavo della Sindone. L’attenzione di Paolo VI scattò subito con vivacità. Alzò la testa, improvvisamente serio e intento, con la fronte corrugata. Per cinque buoni minuti mi fissavano quei due occhi d’acciaio, che poi si riabbassarono sorridendo mentre commentava stringendomi le mani: “Quel volto…quel volto…”». Al sindonologo romano mons. Giulio Ricci confida: «Guardo la Sindone e ogni volta dico che è il Signore».

1972

È l’anno della lettera pastorale «Camminare insieme»: Pellegrino sottolinea tre valori fondamentali (povertà, libertà, fraternità), esorta la diocesi a fare «la scelta dei poveri», individuati negli operai. Paolo VI il 4 marzo scrive - fatto rarissimo - al cardinale: «Desidero esprime­re la mia compiacenza per la lettera pastorale "Cammi­nare insieme", che finalmen­te ho potuto leggere per di­steso, quasi la ascoltassi pronunciata dalla sua voce, gu­standone l’accento semplice, calmo e autorevole, e scoprendo il cuore pastorale da cui questo documento trae la sua sapienza e la sua ade­renza, da un lato, all’insegnamento evangelico, dall’altro, alle condizioni presenti del popolo di Dio e del mon­do, in cui esso vive sommer­so. Non voglio fare commenti. Ma vorrei confortare il venerato pastore della Santa Chiesa di Torino nella fatica del suo grave ministero, au­spicando grandi frutti di be­ne da cotesto suo program­matico insegnamento, e assi­curandolo della mia comunione in Cristo Gesù, e della mia preghiera».

Il 24 aprile riceve superiori e alunni del Seminario minore di Giaveno: «Torino darà sempre la totalità di sé alla Chiesa…Direte al cardinal Pellegrino: il Papa manda il suo cordiale, rispettoso sa­luto e la sua benedizione ad assicurazione della sua devota amicizia». Il 29 ottobre beatifica il torinese don Michele Rua, primo successore di don Bosco: «La Chiesa torinese vede inserita nella schiera dei suoi eletti una nuova figura sacerdotale che ne documenta le virtù della stirpe civile e cristiana e che ne pro­mette altra futura fecondità».

1973

Nella prima ostensione televisi­va il 23 novembre legge un messaggio che è un implorante grido all’uomo moderno a cercare e vedere Cristo: «Qualunque sia il giudizio storico e scientifico che valenti studiosi vorranno esprimere circa cotesta sorprendente e misteriosa reli­quia, non possiamo esi­merci dal fare voti che essa valga a condurre i visitatori non solo a un'assorta osser­vazione sensibile dei linea­menti esteriori e mortali del­la figura meravigliosa del Salvatore, ma possa introdurli in una più pene­trante visione del suo recon­dito e affascinante mistero».

1975

In ottobre, per i 50 anni di Mes­sa di Pellegrino, augura: «Prosegui nell'assidua fatica sempre più ricca di grazia nell’amata Chiesa torinese».

Il 1° novembre proclama beata la savoiarda Anna (Giovanna Francesca) Michelotti, fondatrice delle Piccole Serve del Sacro Cuore di Gesti per gli ammalati poveri: «Una luce di amore si accende nei tu­guri della grande città, che spesso ignora chi soffre, indica a noi tutti il puro amore di Dio che si immola per poveri e malati».

1976

La sera del 4 aprile in una casa di Torino Pellegrino ordina sacerdote un giovane di appe­na 19 anni, Cesare Bisognin, affetto da un male incurabile. Pellegrino: «Andai da Paolo VI. Avevo preparato un memoriale, non intendevo rivolgere una richiesta formale ma renderlo edotto di una situazione lasciandogli ogni decisione. Mi chiese: “Lei intenderebbe ordinare questo chierico?”. “Se Vostra Santità lo concede, sarei felice”. “Sì, sì, subito”».

1977

Il 20 gennaio sblocca la causa di beatificazione di Frassati ferma dal 1941 per assurde dicerie, anche dietro richiesta di Giuseppe Lazzati rettore dell’Università Cattolica, di Pellegrino e dell’episcopato subalpino.

Il 3 febbraio ri­ceve in visita ad limina i vescovi piemontesi e liguri. In 15 anni di papato rinnova quasi tutto l’episcopato subalpino. È l’anno delle dimissioni di Pellegrino (accettate il 27 luglio), del­la nomina del successore mons. Anastasio Alberto Ballestrero (1° agosto) e dell’ingresso (25 settembre). Paolo VI gli scrive: «Nel giorno in cui lascia la cura pastorale dell’arcidiocesi, mandiamo con animo riconoscente un particolare e devoto saluto, ricordando la dedizio­ne generosa con cui ha compiuto il suo faticoso servizio, e specialmente l'ispira­zione evangelica che lo ha guidato».

Il 7 maggio beatifica la carmagnolese Maria Enrichetta (Caterina) Dominici, superiora delle Suore di Sant'Anna, fondate dai marchesi Tancredi e Giulia Falletti di Barolo: «In Enrichetta il grande amore per Dio si trasforma in servizio ai più poveri».

Il 29 giugno invia una lettera a Ballestrero, uno dei suoi ultimi documenti: «L’ostensio­ne della Sindone aiuti tutti a riscoprire la molteplice fecondità insita nello "scandalo della croce" di Cristo e il popolo di Dio ne tragga rinnovato vigore per il proprio pellegrinare terreno».

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