CAPPELLA DELLA SINDONE
Vent'anni dopo l'incendio
Nella notte fra l'11 e il 12 aprile 1997 l'incendio che devastò la Cupola del Guarini. Quasi concluso il lunghissimo restauro. La riapertura al pubblico potrebbe arrivare entro la fine del 2017
Vent’anni sembrano volati dal giorno dell’incendio che devastò e quasi distrusse la Cappella della Sindone presso il Duomo di Torino nella notte fra l’11 e il 12 aprile 1997. Vent’anni esatti, l’anniversario terribile di questa settimana nel capoluogo piemontese. Le immagini del rogo e del rocambolesco salvataggio del Telo sindonico, che il vigile del fuoco Mario Trematore sottrasse al disastro spaccando la teca di vetro a colpi di mazza ferrata, sono fissate in un breve documentario consultabile sul sito internet di Famiglia Cristiana (www.famigliacristiana.it/video/quando-il-fuoco-aggredi-la-sindone.aspx), immagini fresche nella memoria come fosse accaduto tutto ieri.
Invece sono passati vent’anni e molti a Torino si interrogano, alcuni polemizzano, sulle ragioni dei tempi lunghissimi del cantiere che sta conducendo i lavori di restauro, e non li ha ancora terminati. Il ventesimo anniversario dell’incendio, proprio in questi giorni, ha portato la notizia più attesa: entro fine 2017, se tutto va bene, la Cappella sarà riaperta al pubblico.
Forse è la volta buona. Sta avviandosi a conclusione una delle più ardite, complesse operazioni di ripristino mai affrontate nella storia mondiale del restauro architettonico. Sarà restituito alla Cappella dell’architetto Guarino Guarini, realizzata nella seconda metà del XVII secolo, l’identico aspetto che aveva prima del disastro. Da due anni e mezzo è terminato il consolidamento della cupola barocca che il fuoco aveva sfigurato e reso pericolante: i sostegni d’emergenza sono stati disattivati a fine 2014 e la cupola, risultato attesissimo, è tornata a reggersi autonomamente.
Nel corso dei secoli il fuoco ha segnato la vicenda della Sindone, scampata ad un altro rogo in Francia prima di giungere a Torino. In questi vent’anni di chiusura forzata la Cappella carbonizzata è stata uno degli emblemi del misterioso destino del Telo che porta impressa l’immagine della Passione di Cristo. Di fronte al disastro prodotto dalle fiamme che avevano polverizzato i marmi, minato gli archi di mattone, deformato le chiavi e le cerchiature di ferro, gli specialisti hanno a lungo dibattuto sull’opportunità di ripristinare la cupola integralmente oppure di consolidarla ma lasciarla ferita, per non inserire elementi posticci. Ha prevalso la tesi del completo ripristino, ma nel rispetto delle tecniche costruttive e dei materiali utilizzati da Guarini nel Seicento, ricavati dalle medesime cave di marmo a Frabosa (Cuneo).
I tecnici che ispezionarono la Cappella dopo l’incendio colsero immediatamente le dimensioni della sfida. Erano crollati i conci di marmo, scarnificate le volte, scomparso il gioco di linee architettoniche che avevano reso celebre la cupola della Sindone per lo straordinario effetto che essa era in grado di produrre sui visitatori dando l’impressione che i suoi archi di pietra volassero, poggiassero nel vuoto. Il gioco di illusioni ottiche non c’era più. Le statue e le colonne erano state mutilate dai proiettili di materiale precipitato durante l’incendio. «Non possiamo», sostenne subito l’architetto Mirella Macera, coordinatrice dei restauri nel primo decennio, «lasciare l’edificio con le colonne mozzicate, gli spigoli rotti, le cornici mancanti: l’idea che ispira l’opera non si legge più. Prima dell’incendio la struttura di Guarini creava meraviglia perché sembrava volare; dopo l’incendio non si capisce più niente, è rudere e basta» (intervista a «La Voce del Popolo», 10 gennaio 1999).
In questi vent’anni il cantiere dei restauri ha proceduto nella prospettiva del completo ripristino visivo. Circa 25 milioni di euro, stanziati dal Governo nel 1997, sono stati spesi per consolidare le strutture portanti. Altri 5 milioni (in parte stanziati dalla Compagnia di San Paolo) sono stati impiegati negli ultimi due anni per completare il restauro dei marmi decorativi e dei serramenti.
Gli addetti ai lavori illustrano l’ultima fase del cantiere con la prudenza che ha accompagnato l’intera vicenda dei restauri in questi vent’anni. In linea di massima, il traguardo è vicino: entro la fine dell’anno dovrebbe essere possibile riaprire al pubblico la Cappella. Per poterlo fare occorrerà rimuovere l’intelaiatura dei tralicci metallici che occupano ancora l’interno della cupola: sono strutture di servizio al cantiere, non hanno più alcuna funzione di sostegno alla cupola che due anni fa è tornata a reggersi autonomamente.
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