Un milione di pellegrini alle Porte Sante della diocesi
Nei primi sei mesi del Giubileo della Misericordia, vissuto nelle singole diocesi del mondo, è stato incessante il flusso di fedeli alle Porte Sante della diocesi. Parla don Carlo Franco, parroco della Cattedrale di Torino
Un Giubileo vissuto nelle singole diocesi del mondo. Un Anno Santo «come tempo favorevole per la Chiesa, che renda più forte ed efficace la testimonianza dei credenti». Così papa Francesco definisce il Giubileo della Misericordia nella Bolla di indizione «Misericordiae Vultus».
Non un grande evento mediatico, ma occasione privilegiata per riscoprire la misericordia che ognuno può incontrare in qualsiasi situazione della vita si trovi per riprendere il proprio cammino, quello della comunità e della società civile.
Ed ecco che lasciano stupiti i dati sul pellegrinaggio alle Porta Sante della diocesi torinese. Fino ad oggi, in sei mesi, sono passati dalle Porte Sante della Cattedrale e del Cottolengo, aperte dall’Arcivescovo mons. Nosiglia rispettivamente il 13 e il 20 dicembre scorsi, un milione di pellegrini.
Forse in sordina perché la caratteristica del Giubileo voluto da papa Francesco è proprio quella di un incontro intimo, profondo, e nello stesso tempo comunitario per riscoprire la propria fede ed edificare comunità che siano autenticamente missionarie.
«L’invito di papa Francesco e dell’Arcivescovo Nosiglia – sottolinea il parroco della Cattedrale don Carlo Franco – è stato accolto con molto entusiasmo dai fedeli. Non pensavamo ad una risposta così massiccia che ci ha colto di sorpresa anche per la gestione organizzativa. Il sabato e la domenica, in particolare, il Duomo è sempre stato stracolmo di fedeli».
Non c’è l’attenzione mediatica di tutto il mondo come per le ostensioni della Sindone ma se si analizzano «quanti e quali pellegrini» si trovano analogie: giovani, studenti, famiglie, anziani, persone lontane dalla Chiesa, ferite da eventi della vita che si accostano al sacramento della riconciliazione, desiderose di cambiare se stessi, il proprio mondo dilaniato da paura, precarietà, incertezza. In Duomo sono sempre disponibili confessori, tra essi don Marino Basso, nominato da papa Francesco missionario della misericordia.
«Parlare di Misericordia – aveva sottolineato mons. Nosiglia all’apertura della Porta Santa della Cattedrale – nel nostro tempo sembra un discorso ingenuo e poco realista di fronte a tanta gente che abusa del potere per arricchirsi, uccide in nome di Dio bestemmiandolo con gesti violenti che sono da Dio stesso severamente condannati, esercita senza patemi di coscienza la corruzione. Ma è proprio per questo che la misericordia ci mostra una via alternativa che è quella di non illuderci di vincere questo male con la stessa moneta. Il male si vince facendo crescere il bene in noi e attorno a noi».
Imponenti i pellegrinaggi delle 60 Unità pastorali della diocesi che hanno sempre gremito la Cattedrale in ogni posto, che si sono tenuti, con rare interruzioni, ogni domenica pomeriggio dal 13 dicembre al 5 giugno presieduti tutti dall’Arcivescovo. Poi quelli dei Cresimandi tutti i sabati pomeriggio anch’essi guidati da mons. Nosiglia. Pellegrinaggi che indicano la peculiarità del Giubileo vissuto alla Chiesa madre della diocesi, che mostra l’unità del cammino delle diverse comunità. E ancora i pellegrinaggi delle parrocchie, di gruppi, associazioni, come la Comunità di Sant’Egidio, il Giubileo dei giovani con la Gmg diocesana il 19 marzo, del mondo del lavoro, dei diaconi permanenti, delle scuole salesiane, degli sportivi, la Veglia vocazionale.
«Nei pellegrini – evidenzia il parroco – c’è il desiderio di tornare alle fonte della propria vita spirituale, che può avere avuto percorsi ad ostacolo, e di entrare in un clima e in uno stile di misericordia che investe le proprie scelte e decisioni».
Se nel 2015 sostarono davanti alla Sindone due milioni di pellegrini in occasione dell’ostensione, nel 2016 il quasi un milione di fedeli che ha passato la Porta Santa si è fermato a pregare davanti alla cappella dove il Telo è custodito.
«Il Giubileo della misericordia – sottolinea don Franco – è illuminato dal Volto della Sindone, che è l’opera della misericordia divina nei confronti dell’umanità attraverso la passione, morte e risurrezione di Cristo, mistero fortemente evocato dalla Sindone».
«Davanti alla Sindone – prosegue – si pone la testimonianza di misericordia autentica capace di incidere nella propria vita con il suo prezzo, che invita a farsi carico e ad accogliere le sofferenze e fragilità».
In Duomo vi è poi la cappella del beato Pier Giorgio Frassati, giovane torinese che ha incarnato le otto beatitudini e vissuto le opere della misericordia a Torino. Testimone indicato ai giovani dallo stesso papa Francesco in occasione della visita a Torino un anno fa, il 21 giugno 2015, e che sarà offerto alla gioventù di tutto il mondo in occasione della Gmg che si terrà a luglio a Cracovia con il Papa. Il 4 luglio, nel ricorrenza liturgica del beato, in Cattedrale si terrà la Messa aperta in particolare ai giovani.
La cattedrale nei mesi estivi fino a settembre è aperta da lunedì a venerdì dalle 9 alle 12.30 e dalle 15 alle 20, sabato dalle 9 alle 20, domenica dalle 8 alle 20. È possibile passare la Porta Santa, accostarsi alla confessione e ricevere l’indulgenza plenaria. I volontari della Sindone, «le giacchette viola», sono disponibili per la spiegazione dei segni impressi sulla Sacro Lino. Sono a disposizione, inoltre, appositi depliant per percorsi di fede e arte per la visita al Duomo.
In particolare è a disposizione una App, «Duomo di Torino», con la visita guidata alla Cattedrale scaricabile su Google play ed App Store.
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