Torino: le «case dell’Amore più grande» regalo di Papa Francesco
Saranno le case le «case dell’Amore più grande» il segno della visita di Papa Francesco alla diocesi Torinese e la testimonianza del legame con la nostra terrà. A presentare il «regalo del Papa» a Torino, mons. Cesare Nosiglia che giovedì 17 settembre presso il seminario metropolitano ha anche illustrato la lettera pastorale «La casa sulla roccia» e i principali appuntamenti che attendono la Chiesa torinese in questo nuovo anno.
Un milione e 200 mila euro per chi fa più fatica nella nostra città: le famiglie sfrattate, gli ammalati, le persone colpite dalla crisi che non hanno più un tetto, che rischiano di entrare in un vortice di povertà dal quale è difficile tornare indietro, i giovani che non trovano un lavoro, non lo cercano più vivono nella sfiducia. Questo è il «regalo del Papa» alla nostra Chiesa torinese annunciato il 17 settembre presso il seminario metropolitano dall’Arcivescovo mons. Nosiglia.
«Fra le tante “povertà” di cui si soffre oggi – ha spiegato l’Arcivescovo - si è scelto di mirare gli interventi non solo alle emergenze, ma a problemi strutturali di famiglie e persone; problemi sempre presenti, ma che la crisi economica ha reso più gravi e diffusi. Proporremo servizi per un’attenzione “non passeggera”, ma continuativa nel tempo: per le famiglie che debbono sottostare allo sfratto incolpevole o bisognose di aiuto per situazioni particolari di disagio, per la casa, il lavoro e il sostegno per i minori, per le cure sanitarie a propri congiunti e per i giovani senza lavoro. Saranno le “case dell’Amore più grande”, che ci ricorderanno sempre il dono di Francesco e l’ostensione del 2015».
La cifra donata dal Papa è infatti una «restituzione» alla nostra diocesi di quanto raccolto con le offerte dei pellegrini della Sindone in Duomo, nelle bussole al termine del percorso, dalle offerte delle parrocchie per la Giornata della carità del Papa di domenica 7 giugno e dalle altre offerte pervenute direttamente all’Arcivescovo.
ll progetto delle case dell’Amore più grande – ha spiegato mons. Nosiglia - partirà da una rete di mini-alloggi già esistenti o da reperire, per metterli a disposizione di famiglie sfrattate o comunque in difficoltà per la casa. Sistemazioni non definitive, in modo che si garantisca una rotazione. La mancanza di case disponibili è un problema ricorrente, una piaga sempre presente e di cui si parla troppo poco perché ormai gli sfratti non fanno notizia… Inoltre, i disagi sul tema casa sono spesso collegati alla mancanza di lavoro: per questo si promuoverà un accompagnamento per gli inoccupati in modo da trovare sbocchi concreti. Infine, ci sono anche famiglie in difficoltà per situazioni di malattia o disabilità di propri congiunti che necessitano di un sostegno particolare anche se temporaneo. Un pool di soggetti diocesani coordinati appunto dalla Caritas (Migrantes, Ufficio di pastorale del Lavoro, Ufficio di pastorale della Salute e Fondazione “Operti”) definirà i criteri e le assegnazioni e seguirà poi passo passo le successive fasi di sostegno e accompagnamento di cui avessero bisogno. Le risorse saranno pertanto interamente destinate per offrire un aiuto concreto a chi è nel bisogno e non per servizi, personale od organizzazione. Il servizio delle “case dell’Amore più grande” ovviamente proseguirà anche dopo l’esaurimento delle risorse legate al regalo del Papa».
Un’ altra parte del regalo del Papa andrà invece destinata a borse lavoro per i giovani per l’accompagnamento e l’inserimento effettivo nel mondo del lavoro, in stretta intesa e collaborazione con le aziende interessate e responsabilizzate a questo scopo.
Nel corso dell’incontro l’Arcivescovo ha anche presentato la Lettera pastorale: «La casa sulla roccia»: «il programma della diocesi per l’anno, ma anche un ricordo che vorremmo offrire a tutti, perché contiene tutti i discorsi di Francesco a Torino e dunque un modo per conservare nelle nostre case le parole del Papa rivolte specificamente a noi».
La Lettera ripercorre le due giornate, con il testo di tutti i discorsi e le testimonianze offerte dal Papa. «È una lettura – ha aggiunto - che ci permette di rivedere in modo unitario il messaggio di proposta e orientamento che Papa Francesco ci ha offerto. I testi della Lettera sono accompagnati dalla documentazione fotografica originale dell’Osservatore romano».
Uno schema semplice, che si rifà alla Evangelii gaudium e alla Traccia del prossimo Convegno ecclesiale di Firenze, lungo il percorso delle “cinque vie”: uscire, abitare, annunciare, educare e trasfigurare.
Nell’ultima parte si propone per l’Arcidiocesi e la società civile una serie di impegni che riguardano gli ultimi, vittime della cultura dello scarto (famiglie sfrattate, senza lavoro, i senza dimora, immigrati e rifugiati, rom…); e apre uno spiraglio sul prossimo Giubileo della misericordia. Si indicano scelte e impegni molto concreti e fattibili sia per le singole persone, sia per le famiglie e comunità, sia per le istituzioni.
E tra gli impegni è stata ricordata la generosa mobilitazione che sta coinvolgendo parrocchie, famiglie, unità pastorali, associazioni che si sono messe a disposizione per l’accoglienza dei rifugiati.
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