Mons. Nosiglia sui "Campi nomadi: accoglienza e legalità"

Dichiarazione dell'arcivescovo di Torino: superare la diffidenza, esigere dai nomali il rispetto della legalità – Deve continuare l'impegno nei progetti di inclusione – Un nuovo ruolo per la Città Metropolitana

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Mons. Nosiglia sui "Campi nomadi: accoglienza e legalità"

C'è un richiamo preciso che mi sento in dovere di fare, mentre è stata completata la nuova fase del progetto di allontanamento dai campi abusivi. Ed è un richiamo alla accoglienza, basata sul rispetto di ogni persona e soprattutto dei minori. In situazioni come quelle vissute in Lungo Stura Lazio è facile, come cittadini di Torino, sentirsi distanti dal problema, oppure considerare lo sgombero una «questione di ordine pubblico»; è facile sentirsi sollevati perché con l'abbattimento delle baracche si ha la sensazione di aver risolto un problema che creava tensione e disagio nella città. Io credo, invece, che sia necessario sentirsi coinvolti: perché queste persone continuano a vivere con noi nello stesso territorio; perché comunque stiamo condividendo i problemi che la loro presenza può creare. Per questo rinnovo il mio appello, forte e convinto, a non dimenticare il dovere dell'accoglienza che abbiamo nei confronti di questi cittadini italiani ed europei. E chiedo a tutti i torinesi di superare i sentimenti di diffidenza nei confronti delle popolazioni nomadi.

Ma allo stesso modo, e con uguale convinzione, mi rivolgo ai Rom, ai Sinti, alle comunità nomadi presenti nel nostro territorio perché anche essi si impegnino a proseguire quel percorso di «condivisione della cittadinanza» già iniziato da tempo, pur tra molte fatiche e incomprensioni reciproche. Ci sono proposte concrete di inclusione, avanzate dalla Città come dalle associazioni impegnate a fianco dei nomadi, che bisogna considerare, senza un rifiuto pregiudiziale. Non si può superare l’emarginazione e continuare a voler «vivere ai margini», senza compiere quei passi necessari in direzione di un modo diverso, e più «civile», di esistenza.

La Chiesa di Torino è coinvolta da anni nel dialogo con le istituzioni pubbliche, e in particolare con la Città; partecipa e sostiene i progetti e i cammini di integrazione scolastica e abitativa; ha sempre fornito la massima disponibilità per affrontare le situazioni di emergenza e certo non si tira indietro oggi, quando la possibilità di «superare i campi», entrare in una diversa logica abitativa e relazionale con la città, diventa più concreta. Ma ciò è possibile solo con uno sforzo intenso di collaborazione fra tutte le parti in causa, in un clima di rispetto profondo delle diversità ma anche della legalità – che è una, per tutti!

Credo anche necessario sottolineare come il rinnovato quadro istituzionale, con l'entrata in funzione della Città Metropolitana, debba offrire l'opportunità di allargare il coinvolgimento di altre realtà territoriali, oltre al Comune di Torino, nei progetti che riguardano le popolazioni nomadi e le strategie di inclusione.

+ Cesare Nosiglia 
Arcivescovo di Torino

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