Giornata Caritas, "accogliere è il miglior investimento per le comunità"
Dalla Giornata Caritas un forte appello a promuovere la cultura dell’accoglienza. Una riflessione a tutto campo che ha preso le mosse dal richiamo che Papa Francesco ha rivolto a Torino: «Osate, siate coraggiosi!». Gallery fotografica
Un forte appello a promuovere la cultura dell’accoglienza è emerso dalla Giornata Caritas con l’Arcivescovo mons. Nosiglia, che si è tenuta sabato 5 marzo al Teatro Grande del Valdocco, gremito in ogni posto da rappresentanti di gruppi caritativi e associazioni impegnate nel sociale, operatori della carità e pastorali, ministri straordinari della comunione, oltre a numerosi sacerdoti, religiosi e religiose di tutta la diocesi. Presenti in particolare i volontari che ogni giorno testimoniano le opere della misericordia in ospedale, in carcere, nelle mense, nei centri d'ascolto, nelle comunità di recupero per tossicodipendenti, nell’accoglienza dei migranti.
Una riflessione a tutto campo che è ha preso le mosse dal richiamo che Papa Francesco ha rivolto a Torino lo scorso giugno: «Osate, siate coraggiosi!».
In un tempo in cui si è particolarmente sollecitati all’accoglienza, dagli interventi della mattinata è emerso come accogliere, cuore della misericordia, sia la strada per le comunità ecclesiali e civili. «Osare accoglienza - ha sottolineato Pierluigi Dovis, direttore della Caritas diocesana – il tema della Giornata, è il miglior investimento, perché i poveri non si assistono, ma ci aiutano a diventare vere comunità umane e cristiane, autentica Chiesa. Le persone accolte non sono infatti un soprammobile a cui dobbiamo provvedere dopo gli appelli del Papa e del Vescovo, ma lo stile proprio del Vangelo».
Ed ecco dunque l’appello dell'Arcivescovo mons. Nosiglia, ripreso dalle parole del Papa a Torino del giugno scorso, «a non fare assistenzialismo ma a testimoniare il Vangelo che promuove la dignità di ogni persona e la accompagna verso l’autonomia».
Torino ha risposto positivamente agli appelli all’accoglienza, è una delle prime città italiane per numero di rifugiati ospitati nelle parrocchie e comunità religiose. «Un’opportunità grande – ha sottolineato l’Arcivescovo - per vivere e testimoniare in concreto il valore dell’accoglienza a trecentosessanta gradi senza remore o steccati di sorta».
Proprio per questo «non ci stancheremo dunque di denunciare scandali e corruzioni – ha esortato mons. Nosiglia - da parte di chi, avendo un potere sia politico che economico e finanziario, persegue i propri scopi e interessi personali o di cordata ignorando ogni regola etica, di equità e solidarietà». L’Arcivescovo si è poi rivolto alle istituzioni, alle forze del lavoro e dell’economia, del terzo settore e del volontariato esortando «a trovare insieme vie convergenti di ‘rete’ che siano concrete, per affrontare e sostenere le necessità delle persone». Ha dunque auspicato «un rinnovato impegno da parte di tutti a percorrere vie per un'accoglienza incisiva ed efficace a vantaggio di ogni persona, famiglia e dell’intera società».
L’Arcivescovo ha sottolineato come sia difficile per i gruppi caritativi combattere le nuove forme di povertà «perché sembra ci sia un ‘muro di gomma’ che respinge indietro chi si adopera per questo.
Manca un welfare – ha affermato - con una strategia che affronti seriamente i nodi di fondo dei problemi come gli investimenti per il lavoro, la cura della salute e dei servizi sanitari, la casa, vero dramma della nostra città, per molte famiglie sottoposte a condizioni di affitto insostenibili data la precarietà del lavoro o la scarsità di risorse su cui poter contare».
Mons. Nosiglia, infine, ha invitato i gruppi caritativi a non escludere i poveri dall’Anno Santo e dunque a compiere un pellegrinaggio alla Porta Santa della Misericordia aperta al Cottolengo insieme ai poveri e ai propri assistiti. Si terrà il 18 marzo prossimo alle 15 per vivere concretamente il Giubileo proprio a partire dalle opere di misericordia che al Cottolengo sono vissute ogni giorno.
Ivan Andreis, responsabile dei servizi animativi della Caritas diocesana, ha sottolineato come nella dimensione dell’accoglienza «sia importante permettere che l’altro possa ricambiare l’ospitalità, a lasciarsi accogliere dall’altro, in ottica di scambio e condivisione, e non solo offrire servizi».
La giornata si è conclusa con una tavola rotonda moderata da Paolo Griseri, giornalista di Repubblica, con tre testimoni che vivono esperienze di accoglienza concreta e misericordia nella diocesi torinese, che hanno mostrato in maniera schietta le gioie e le fatiche di aprirsi all’altro. Piera Dabbene, responsabile del progetto Casa dell’Affido del Comune di Torino, si occupa dei minori con famiglie di origine problematiche e che dunque necessitano di essere accolti in una nuova famiglia. Ha evidenziato dunque la dimensione del tutto particolare dell’accogliere e accompagnare un figlio per un periodo della sua vita, consapevoli e con l'obiettivo che il bambino o il ragazzo affidato possa tornare un giorno nella propria famiglia di origine.
Mirta Da Pra Pocchiesa segue i progetti di accoglienza del Gruppo Abele per le ragazze vittime di tratta, in particolare provenienti dall’estero. Ha dunque raccontato la gioia delle ragazze, private di tutto, rese schiave, nel momento in cui arriva il permesso di soggiorno, occasione concreta per poter uscire da un tunnel apparentemente senza uscita e ricostruirsi una vita. Ha poi sottolineato come esista anche «una violenza istituzionale per cui le ragazze diventano un fascicolo e come le risorse pubbliche su questo fronte siano sempre più in diminuzione, mentre la rete della tratta è sempre più diffusa».
Infine don Giovanni Isonni, parroco di Santa Maria della Stella a Rivoli, ha offerto alcune indicazioni per osare concretamente la fatica dell’accogliere a partire dall’esperienza delle parrocchie di Rivoli verso l’accoglienza dei senza fissa dimora. Don Isonni ha mostrato come i parrocchiani si siano pian piano aperti ad un’accoglienza a tutto campo, superando paure e remore.
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