Don Giuseppe Marocco, in ricordo di un maestro

Un profilo di un prete e uomo di grande spiritualità e sapienza

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Don Giuseppe Marocco, in ricordo di un maestro

Don Giuseppe Marocco, ricordo di un rettore garbato e gentile, sempre sorridente ma fermo. È rettore del Seminario maggiore prima a Rivoli (1968-1974) e poi in viale Thovez  45 a Torino (1974-1978) in anni in cui soffiano «sempre più forti imprevisti venti della contestazione», come scrive lo storico don Giuseppe Tuninetti nel fondamentale e monumentale volume «I Seminari diocesani di Torino. Dal Concilio di Trento (1563) al Vaticano II (1965) tra memoria e storia», pubblicato nel 2013 da Effatà.

Di don Marocco scrive Tuninetti: «Una lancia la voglio spezzare in favore del rettore don Giuseppe Marocco, trattato da una parte dell’opinione pubblica ecclesiastica di allora come il capro espiatorio degli inconvenienti degli ultimi anni del Seminario di Rivoli, per supposta mancanza di fermezza. Di lui conservo un ricordo molto positivo come persona, cordiale e attenta ai singoli anche con gesti semplici, ma puntuali, capaci di sdrammatizzare , anche per questo definito superficiale, e come professore, preparato, esigente, ma comprensivo e umano, qualità che è raro incontrare tutte insieme nei professori».

Nel clima della contestazione, mi capitò di guidare come co-presidente – l’altro era un docente - un’infuocata assemblea di professori e studenti e mi scappò: «Ha la parola Pietro Caramello». Don Marocco, che partecipava all’assemblea dal pubblico, si alzò sorridente e disse a me e a tutti: «Ha la parola il professor monsignor Pietro Caramello, o basta solo il professor Caramello. Tanto per mettere l cose in chiaro».

All’epoca c’era anche un gruppo di seminaristi che trascorreva qualche mese o un anno o due al lavoro, seguiti da un prete animatore. Scrive ancora don Tuninetti: «Negli anni 1970-74 la comunità del Seminario apparve sempre più come una comunità in disarmo, soggetta a forze centrifughe (comunità esterne, progressivo passaggio della Facoltà teologica a Torino) che lo svuotavano numericamente e come ambiente di famiglia. Il progressivo e inesorabile sfaldarsi della comunità per il rettore Marocco era un fatto estremamente difficile da gestire».

In tempo di «vacche grasse» per le ordinazioni sacerdotali, don Marocco presentava i novelli sacerdoti all’opinione pubblica diocesana su «La Voce del Popolo». Il cardinale Michele Pellegrino aveva preso l’abitudine di ordinare i nuovi sacerdoti o nella loro parrocchia nativa o in quella in cui avevano svolto il loro servizio come chierici e diaconi. Lo scopo era evidente: quello di suscitare vocazioni sacerdotali. E quindi i tempi di ordinazione erano diversi. Don Marocco presentava sul settimanale i singoli ordinati con tatto e arguzia.

Con il cardinale Michdele Pellegrino le ordinazioni furono numerose: 24 nel 1968, 20 (1969), 11 (1970), 4 (1971), 23 (1972), 9 (1973), 13 (1974), 8 (1975), 8 (1976), 10 (1977). Con Anastasio Alberto Ballestrero continuarono a diminuire drasticamente, dalle 15 nel 1978 alle 3 del 1989.  

Rivoli funzionò solo 25 anni (1949-74). A causa del drastico calo nel numero degli studenti nell’estate 1974 avvenne il trasferimento da Rivoli a viale Thovez 45 presso le Suore Francescane Missionarie di Maria. Il rettore Marocco – citato da don Tuninetti – sul diario al 22 giugno 1974 annota: «Ultimi esami. Si chiude ufficialmente l’anno scolastico in Teologia. È l’ultimo, il 25° della scuola di teologia a Rivoli. Ma la vita continua qui e altrove». Aggiunge don Tuninetti: «Tra il 24 e 27 giugno 1974 si concordò, con mons. Michele Enriore, l’affitto dei 2/3 della casa di viale Thovez 45, delle Suore Francescane Missionarie di Maria: nel mese di agosto, sotto la guida di don Sergio Boarino, si lavorò al trasloco da Rivoli a viale Thovez. Martedì 1° ottobre 1974, con la casa quasi pronta a ricevere i seminaristi, si aprì la nuova sede del Seminario con la presenza dei superiori: don Giuseppe Marocco, rettore; don Sergio Boarino, animatore; don Renato Molinar, padre spirituale».

Don Marocco resta rettore fino al 1978, anno in cui il cardinale Ballestrero nomina rettore don Sergio Boarino. Lo storico mons. Renzo Savarino scrive: «Il monumentale edificio di Rivoli era ormai diventato simbolo di un sogno irrealizzato e segno di una disfatta». Eppure era costato immensi sacrifici al cardinale arcivescovo Maurilio Fossati, al clero e alla diocesi torinese.

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