"Still Alice": un film che spinge a riflettere
STILL ALICE (USA, 2014)
Regia: Richard Glatzer, Wash Westmoreland con Julianne Moore, Kristen Stewart, Alec Baldwin.
Julianne Moore ha preso l'Oscar – meritatissimo – come migliore attrice per la sua interpretazione in “Still Alice”, film drammatico e commovente scritto e diretto da Richard Glatzer e Wash Westmoreland. Un film che racconta vita e sentimenti di una donna che, a soli cinquant'anni, scopre di avere una forma precoce di Alzheimer. Un film che ha una storia triste perché Richard Glatzer ha scoperto di essere vittima di una forma aggressiva di SLA e infatti, non arrendendosi, ha diretto il film con un IPad, usando un dito.
Tratto dal romanzo “Perdersi” di Lisa Genova, il film è interamente affidato a Julianne Moore che fa capire con il trasformarsi del suo viso, del suo comportamento, quanto sia terribile il morbo che la distrugge. Per chiarire citiamo le definizioni prese da Internet: “Il morbo di Alzheimer è una malattia progressiva, nella quale i sintomi di demenza peggiorano gradualmente in un certo numero di anni. Nelle sue fasi iniziali, la perdita di memoria è leggera, tuttavia, con il morbo di Alzheimer in fase avanzata, le persone perdono la capacità di portare avanti una conversazione e di reagire nel loro ambiente” e ancora, perché sia chiaro che è un mostro che non perdona: “Chi soffre del morbo di Alzheimer vive in media otto anni dopo che i sintomi diventano evidenti agli altri; tuttavia la sopravvivenza può variare da quattro a vent'anni, a seconda dell'età e delle condizioni di salute”.
E' quanto accade ad Alice Howard, madre di tre figli ormai adulti, moglie felice, stimata professoressa di linguistica alla Columbia University di New York, in breve è una donna arrivata a cui non manca nulla, ma tutta questa bellezza è stroncata dall'Alzheimer che piomba lei e la sua famiglia in un dramma senza rimedio. Una vita che all'improvviso diventa diversa e prelude alla tragedia ma – in questo piccolo ma si fonda il senso del film – non distrugge l'amore che rimane, rivela la profondità della tenerezza e dell'affetto, sopravvive alla perdita della memoria e della consapevolezza di se stessa di Alice. Lei sente di essere amata e, dal canto suo, ridotta quasi a uno stato infantile e larvale, dimostra amore, o qualcosa di simile, per coloro che la circondano e la curano.
Il film coinvolge, racconta con mano leggera ma precisa una storia terribile, senza scadere in compiacenti stupidaggini, soprattutto sa descrivere cosa provano marito e figli, cosa sente la figlia che lascia ogni cosa per dedicarsi alla madre e lo sguardo di Alice attonito e perso nel nulla, quasi inespressivo, lascia un segno negli spettatori.
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