Il fascino indiscreto dell'amore

Amélie è una ragazza indipendente, semplice e spigliata, che decide di tornare in Giappone dove è nata, si sente giapponese dentro, fuori, essendo belga, è impossibile. Quindi torna a Tokio per diventare giapponese. Inizia così “Il fascino discreto dell'amore”, commedia sentimentale diretta da Stefan Liberski, trasposizione cinematografica dell'autobiografia di Amélie Nothomb “Né di Eva né di Adamo”. Un film curatissimo nell'estetica e nella fotografia, un'analisi progressiva e distaccata del personaggio di Amélie e dei suoi atteggiamenti descritti con strumentale freddezza per porre in evidenza assurdità e contraddizioni. Un film che deve molto a Pauline Etienne, attrice belga di grande successo a teatro e sullo schermo, giovane e decorata da meritati premi.

E' lei Amélie Nothomb che vuole essere, crede di essere, più giapponese dei giapponesi, ma, inevitabilmente, non riesce a scrollarsi di dosso educazione e comportamenti che nulla hanno a che fare con il paese del sol levante, anzi sono addirittura offensivi. Amélie si improvvisa insegnante di francese per guadagnarsi da vivere e incontra Rinri, suo primo e unico allievo, che diventa la sua guida per conoscere il Giappone, innamorato di lei perché è francese, francobelga, parla francese e lui e i suoi amici adorano incondizionatamente la Francia, tanto da aver formato una società segreta di filofrancesi.

Amélie dona se stessa al suo sogno, a Rinri, al Giappone, tuttavia arriva a comprendere di non comprendere la complessità degli usi e costumi nipponici e di fronte alla tragedia del 2011 – maremoto, distruzione, pericolo nucleare – dovrà fare le valigie, riprendere il volo per il Belgio, costretta a farlo da Rinri, simbolo controverso della cultura giapponese.

Un film per un pubblico adulto, un passatempo ben confezionato.