Un appello di speranza nel segno di Maria
Dopo il viaggio di Francesco a Fatima, considerazioni e prospettive
Não podia deixar de vir aqui venerar a Virgem Mãe e confiar-lhe os seus filhos e filhas. Non potevo non venire qui per venerare la Vergine Madre e affidarle i suoi figli e figlie». Alle 10.27 di sabato 13 aprile 2017 a Fatima il Papa, sull’altare di fronte alla basilica di Nostra Signora del rosario, pronuncia la formula di canonizzazione di Francisco e Jacinta Marto, i due «pastorinios» ai quali, insieme alla cugina Lucia dos Santos, appare la Vergine. Cento anni fa in Europa si consuma la carneficina più grande. Il 5 maggio 1917 Papa Benedetto XV aggiunge alle litanie lauretane l’invocazione «Regina della pace» dalla quale invoca «la tenera e benignissima sollecitudine per ottenere al mondo sconvolto la bramata pace».
Domenica 13 maggio 1917 dopo la Messa i tre conducono le pecore al pascolo e alle 17 vedono per la prima volta la Madonna. Jacinta dice alla madre: «Oggi ho visto la Madonna». Commenta Francesco: «Una madre venuta ad avvertirci dei rischi cui conduce una vita senza Dio. Testimoni di questo affidamento sono i due fratellini, coraggiosi e persistenti nella preghiera. Ricorda la visione di Jacinta alla quale appare il Papa in preghiera per gli affamati davanti al Cuore immacolato di Maria: «Sotto il manto di Maria non si perdono; dalle sue braccia verrà la speranza e la pace che supplico per tutti i miei fratelli nel Battesimo e in umanità, per i malati e i disabili, i detenuti e i disoccupati, i poveri e gli abbandonati». Lucas Maeda de Oliveira - il bimbo brasiliano la cui guarigione miracolosa a 6 anni il 3 marzo 2013 consente la canonizzazione dei veggenti - porta i doni all'offertorio con i genitori e la sorella.
Alla cappellina delle apparizioni, implora «concordia fra tutti i popoli» e assicura: «Abbatteremo tutti i muri e supereremo ogni frontiera, uscendo verso le periferie, manifestando la giustizia e la pace di Dio». «Neste lugar onde há cem anos a todos mostraste os desígnios da misericórdia. In questo luogo, da cui cent’anni fa a tutti hai manifestato i disegni della misericordia di Dio, guardo la tua veste di luce e, come vescovo vestito di bianco, ricordo coloro che, vestiti di candore battesimale, vogliono vivere in Dio per ottenere la pace. Saremo, nella gioia del Vangelo, la Chiesa vestita di bianco, del candore lavato nel sangue dell’Agnello versato nelle guerre che distruggono il mondo». Depone la «rosa d’oro», dono dei Pontefici nelle visite mariane – per esempio al santuario della Consolata di Torino il 21 giugno 2015 - davanti allastatua nella cui corona si conserva incastonata la pallottola estratta dal corpo di Giovanni Paolo II dopo l’attentato del 13 maggio 1981 in piazza San Pietro.
Dopo dieci minuti in silenzio e raccoglimento benedice 600 mila candeline che rompono il buio della notte: «Maria non è una “santina” alla quale si ricorre per ricevere favori a basso costo. Possamos, com Maria, ser sinal e sacramento da misericórdia, possa ognuno di noi diventare, con Maria, segno e sacramento della misericordia di Dio che perdona sempre e tutto». Conforta i cari malati: «Vivete la vostra vita come dono e non sentitevi solo destinatari di solidarietà, ma partecipi a pieno titolo della vita della Chiesa: la vostra presenza silenziosa, la vostra preghiera, l’offerta quotidiana delle vostre sofferenze sono un patrimonio per ogni comunità. Non vi vergognate di essere un prezioso tesoro della Chiesa».Prossimi appuntamenti musicali
Cordiale e schietto, come sempre, il dialogo con i giornalisti sull’aereo. «Que Fatima tiene un mensaje de paz. Fatima porta con sé un messaggio di pace, rivolto all’umanità attraverso tre grandi comunicatori. La canonizzazione di Francisco e Jacinta è stata una grande felicità, una speranza di pace per tutti». L’incontro con il presidente Usa Donald Trump, alle 8.30 di mercoledì 24 maggio 2017: «Io dirò cosa penso, lui dirà quello che pensa, ma io mai, mai ho voluto fare un giudizio senza sentire la persona. Sempre ci sono porte che non stanno chiuse. Cercare le porte che almeno sono un po’ aperte, entrare e parlare e andare avanti passo passo. La pace è artigianale: si fa ogni giorno».
Il dialogo con la Fraternità San Pio X dei lefebvriani? «Ci sono rapporti fraterni. Con mons. Fellay ho parlato parecchie volte. A me non piace affrettare le cose. Camminare, camminare, camminare: e poi si vedrà. Per me non è un problema di vincitori o vinti. È un problema di fratelli che devono camminare insieme, cercando la formula di fare passi avanti». Sulle ong coinvolte nelle presunte collusioni con gli scafisti, Bergoglio sottolinea che vuole attendere notizie più precise prima di esprimere un parere. Sulle dimissioni della signora Mary Collins dalla Pontificia Commissione per la tutela dei minori la confidenza più sorprendente: «Ho parlato con lei: è una brava donna che vuole lavorare. Ha fatto questa accusa, e un po’ di ragione ce l’ha perché ci sono tanti casi in ritardo. C’è poca gente, c’è bisogno di più gente capace di questo. Così come stanno le cose, stiamo andando avanti. Anche noi eravamo sulla strada. Ma ci sono duemila casi ammucchiati».
Le presunte apparizioni a Medjugorie in Bosnia Erzegovina: «Personalmente preferisco la Madonna madre alla Madonna capoufficio telegrafico che tutti i giorni invia un messaggio a tale ora: questa non è la mamma di Gesù. Poi c’è l’aspetto spirituale e pastorale. Gente che va lì, si converte, incontra Dio, cambia vita: questo è un fatto che non si può negare». Fede e secolarismo: «Claro que me preocupa. Ci sono Paesi molto cattolici e anticlericali. Per questo dico ai sacerdoti di fuggire il clericalismo, che allontana la gente ed è una piaga nella Chiesa». Al Regina Caeli di domenica 14 maggio 2017 ribadisce: «C’è tanto bisogno di preghiera e penitenza per mettere fine alle guerre, specie in Medio Oriente dove le minoranze subiscono tragiche violenze e discriminazioni». La santità di Francisco e Jacinta «non è conseguenza delle apparizioni ma della fedeltà e dell’ardore con cui hanno corrisposto al privilegio di vedere la Vergine».
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