Sopportare le persone moleste, anche questa è misericordia

All’ultima Udienza del Giubileo la Catechesi su un’opera di misericordia che tutti conosciamo molto bene, ma che forse non mettiamo in pratica come dovremmo

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All’ultima Udienza del Giubileo la Catechesi su un’opera di misericordia che tutti conosciamo molto bene, ma che forse non mettiamo in pratica come dovremmo

Si è svolta in Piazza San Pietro l’ultima Udienza Generale del Giubileo della Misericordia. Una grande folla di pellegrini è accorsa da ogni parte d’Italia e del mondo per attraversare ancora una volta la Porta Santa prima della chiusura che avverrà domenica 20 novembre.

Il Papa nella Catechesi di oggi ha parlato di  un’opera di misericordia che tutti conosciamo molto bene, ma che forse non mettiamo in pratica come dovremmo: sopportare pazientemente le persone moleste. Siamo tutti molto bravi nell’identificare una presenza che può dare fastidio: succede quando incontriamo qualcuno per la strada, o quando riceviamo una telefonata... Subito pensiamo: “Per quanto tempo dovrò sentire le lamentele, le chiacchiere, le richieste o le vanterie di questa persona?”. Succede anche, a volte, che le persone fastidiose sono quelle più vicine a noi: “tra i parenti c’è sempre qualcuno; sul posto di lavoro non mancano; e neppure nel tempo libero ne siamo esenti. Che cosa dobbiamo fare con le persone moleste? Ma anche noi tante volte siamo molesti agli altri. Perché tra le opere di misericordia è stata inserita anche questa? Sopportare pazientemente le persone moleste?”.

La pazienza di Dio

“Nella Bibbia - ha sottolineato Francesco - vediamo che Dio stesso deve usare misericordia per sopportare le lamentele del suo popolo”. Ad esempio nel libro dell’Esodo il popolo risulta “davvero insopportabile”: prima piange perché è schiavo in Egitto, e Dio lo libera; poi, nel deserto, si lamenta perché non c’è da mangiare (cfr 16,3), e Dio manda le quaglie e la manna (cfr 16,13-16), ma nonostante questo le lamentele non cessano. Mosè faceva “da mediatore” tra Dio e il popolo, e “anche lui qualche volta sarà risultato molesto per il Signore”. Ma Dio ha avuto pazienza e così ha insegnato a Mosè e al popolo anche questa dimensione essenziale della fede.

E se lo fossimo anche noi?

Viene quindi spontanea una prima domanda: “facciamo mai l’esame di coscienza per vedere se anche noi, a volte, possiamo risultare molesti agli altri? È facile puntare il dito contro i difetti e le mancanze altrui, ma dobbiamo imparare a metterci nei panni degli altri”.

Guardiamo soprattutto a Gesù: “quanta pazienza ha dovuto avere nei tre anni della sua vita pubblica!”. Una volta, mentre era in cammino con i discepoli, fu fermato dalla madre di Giacomo e Giovanni, la quale gli disse: «Di’ che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno» (Mt 20,21). “La mamma - ha osservato Francesco - faceva la lobby per i suoi figli, ma era la mamma…”. Anche da quella situazione Gesù prende spunto per dare un insegnamento fondamentale: il suo non è un regno di potere, non è un regno di gloria come quelli terreni, ma di servizio e donazione agli altri. Gesù insegna “ad andare sempre all’essenziale e a guardare più lontano per assumere con responsabilità la propria missione”.

Ammonire i peccatori ed insegnare agli ignoranti

Potremmo vedere qui il richiamo ad altre due opere di misericordia spirituale: quella di ammonire i peccatori e quella di insegnare agli ignoranti. Pensiamo al grande impegno che si può mettere quando aiutiamo le persone a crescere nella fede e nella vita. “Penso, ad esempio, ai catechisti – tra i quali ci sono tante mamme e tante religiose – che dedicano tempo per insegnare ai ragazzi gli elementi basilari della fede. Quanta fatica, soprattutto quando i ragazzi preferirebbero giocare piuttosto che ascoltare il catechismo!”.

“Spesso - ha aggiunto il Papa - ci capita di incontrare persone che si soffermano su cose superficiali, effimere e banali; a volte perché non hanno incontrato qualcuno che le stimolasse a cercare qualcos’altro, ad apprezzare i veri tesori”. Insegnare a guardare all’essenziale è un aiuto determinante, specialmente in un tempo come il nostro che sembra aver perso l’orientamento e inseguire soddisfazioni di corto respiro.

Ma attenzione...

“L’esigenza di consigliare, ammonire e insegnare - ha precisato - non ci deve far sentire superiori agli altri, ma ci obbliga anzitutto a rientrare in noi stessi per verificare se siamo coerenti con quanto chiediamo agli altri”. Non dimentichiamo le parole di Gesù: “Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?” (Lc 6,41).

L’accorato appello per l'infanzia

Domenica prossima, 20 novembre, si celebrerà la Giornata mondiale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Il Papa lo ha ricordato così: “Faccio appello alla coscienza di tutti, istituzioni e famiglie, affinché i bambini siano sempre protetti e il loro benessere venga tutelato, perché non cadano mai in forme di schiavitù, reclutamento in gruppi armati e maltrattamenti. Auspico che la Comunità internazionale possa vigilare sulla loro vita, garantendo ad ogni bambino e bambina il diritto alla scuola e all’educazione, perché la loro crescita sia serena e guardino con fiducia al futuro”.

La preghiera per i defunti e per le vittime del terremoto

Al termine dell’Udienza il Papa ha rivolto il pensiero ai defunti: “Nel mese di Novembre la liturgia ci invita alla preghiera per i defunti. Non dimentichiamo quanti ci hanno voluto bene e ci hanno preceduto nella fede, come anche coloro dei quali nessuno si ricorda: il suffragio nella Celebrazione Eucaristica è il miglior aiuto spirituale che noi possiamo offrire alle loro anime. Ricordiamo con particolare affetto le vittime del recente terremoto nel Centro Italia: preghiamo per loro e per i familiari e continuiamo ad essere solidali con quanti hanno subito dei danni”.

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