Pell a processo con l'accusa di abusi sessuali

Il 18 luglio 2017 comincia in Australia il processo a carico del cardinale 

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 Pell a processo con l'accusa di abusi sessuali

Si svolgerà in Australia il processo a carico del cardinale George Pell, arcivescovo emerito di Sydney e prefetto della Segreteria per l’economia della Santa Sede: è stato infatti rinviato a giudizio per abusi sessuali. I fatti contestati risalgono a decine di anni fa. Ribadisce la propria innocenza annunciando che si difenderà «strenuamente da queste false accuse».

Nella Sala Stampa vaticana si difende con molta foga: «Si tratta di un accanimento senza tregua. Ma adesso sono contento che finalmente potrò difendermi nei tribunali. Ribadisco la mia innocenza in merito a queste accuse. Sono false. La stessa idea di abusi sessuali è per me ripugnante». Sottolinea di aver costantemente informato Papa Francesco che gli ha concesso «un congedo temporaneo» per poter salvaguardare la sua reputazione: «Il processo mi darà l'opportunità di respingere ogni accusa e tornare al mio lavoro a Roma».

Greg Burke, direttore della Sala Stampa vaticana, afferma: «La Santa Sede ha appreso con rincrescimento la notizia del rinvio a giudizio. Il Papa ha potuto apprezzare la sua onestà durante i tre anni di lavoro nella Curia Romana e gli è grato per la collaborazione e per l’energico impegno a favore delle riforme nel settore economico e amministrativo e l’attiva partecipazione nel Consiglio dei cardinali (C9)». Inoltre la Santa Sede «esprime rispetto verso la giustizia australiana che dovrà decidere». Ricorda che il card. Pell «da decenni ha condannato apertamente e ripetutamente gli abusi commessi contro minori come atti immorali e intollerabili; ha cooperato con le autorità australiane, per esempio nelle deposizioni rese alla Royal Commission; ha appoggiato la creazione della Pontificia Commissione per la tutela dei minori e, come vescovo in Australia, ha introdotto sistemi e procedure per la protezione di minori e per fornire assistenza alle vittime di abusi».

In questa dichiarazione ufficiale della Santa Sede è evidente la puntigliosa difesa del cardinale, non «pro forma» ma molto dettagliata e forte. Di ritirarsi e così evitare la marea internazionale di polemiche, Pell non ne vuole sapere, anche se è ben cosciente della bufera. Rivolgendosi ai giornalisti ribadisce: «Queste materie sono oggetto di indagine da due anni, ci sono state fughe di notizie ai media, c’è stata una “character assassination, accanimento” senza tregua».  

I media italiani – con «la Repubblica», «l’Espresso»  e «Il fatto quotidiano» in testa – lo hanno già condannato come «orco» dei bambini. Pell è indagato dalla Commissione australiana d'inchiesta sulle risposte delle istituzioni – Chiesa compresa - agli abusi sessuali sui minori a causa della gestione dei numerosi casi di pedofilia avvenuti nella diocesi di Melbourne all'epoca in cui era arcivescovo. Quindi non è accusato di aver abusato dei minori ma di aver omesso di collaborare con le forze dell'ordine insabbiando i casi di violenze sessuali perpetrati da sacerdoti cattolici della sua diocesi. Inoltre Pell è accusato di aver messo in atto il cosiddetto «Melbourne Response», uno schema di risarcimenti piuttosto bassi per le vittime, volto a disincentivare onerose cause giudiziarie contro la diocesi. Questo è un classico del mondo, specie anglosassone, popolato da famelici avvocati e da megalomani in cerca di notorietà e di soldi.

Scheda biografica del Cardinale Pell

George Pell è nato l’8 giugno 1941, ha studiato a Roma dove è stato ordinato sacerdote il 16 dicembre 1966. Tornato in patria nel 1971, svolge vari ministeri, tra cui rettore di Seminario. Vescovo dal 1987, è arcivescovo di Melbourne, e poi dal 2001 arcivescovo di Sydney. Chiamato nel 2013 nel Consiglio dei cardinali C9 che aiuta Papa Francesco nella riforma della Curia e nel governo della Chiesa, Pell nel 2014 è nominato «deus ex machina» delle finanze vaticane, bisognose di radicale riforma, dopo le polemiche e le inchieste della magistratura italiana. Prefetto della Segreteria per l’economia, deve centralizzare procedure, controllo delle spese, criteri di investimento.

È descritto di modi spicci, carattere duro e accentratore, con difficoltà a lavorare in modo collegiale, tanto che è descritto dai media come «il numero tre» nella gerarchia vaticana, dopo il Papa e il segretario di Stato Pietro Parolin. Nota il vaticanista Andrea Tornielli: «Il suo arrivo come super ministro economico coincide con l’affermarsi Oltretevere di una mentalità molto manageriale e aziendale: super consulenze offerte alle più quotate società internazionali, collaboratori esterni con stipendi esorbitanti chiamati a controllare conti e bilanci o a studiare riforme economico-amministrative».

Di conseguenza non mancano tensioni, contrasti e conflitti: tra Pell e la Segreteria di Stato, da lui accusata di tenere fondi riservati extra bilancio; tra Pell e l’Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica, dicastero guidato dal cardinale ligure-piemontese Domenico Calcagno. In sostanza – scrive ancora Tornielli - «il cardinale australiano incolpa i curiali italiani di resistere alla riforma e alla trasparenza. Gli italiani, spesso restii a cedere competenze e controllo sui soldi, continuano a ritenerlo un corpo estraneo al Vaticano».

Il «congedo» del cardinale arriva dopo le impreviste dimissioni di Libero Milone, revisore dei conti, uomo vicino a Pell, uno che non fugge di fronte alle responsabilità, accettando di sottoporsi a lunghi ed estenuanti interrogatori - seppure in collegamento video da Roma - della Royal Commission incaricata di indagare sulle coperture degli abusi sessuali del clero.   

Un caso molto diverso fu quello del cardinale austriaco Hans Herman Groër, arcivescovo di Vienna, costretto il 6 aprile 1995 a lasciare la guida della diocesi travolto dalle accuse di pedofilia: non ci fu un processo solo perché i fatti erano prescritti. Il suo successore, cardinale Christoph Schönborn ha chiesto nel 1998, il perdono agli austriaci per gli atti commessi da Groër.

Intanto, tra i quotidiani, solo «Avvenire» ha dato notizia che Papa Francesco ha «dimesso dallo clericale», cioè cacciato, don Mauro Inzoli, riconosciuto colpevole di abusi sui minori e condannato dal tribunale italiano a 4 anni e 9 mesi.

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