Papa Francesco: usare Dio per giustificare la violenza è una bestemmia!
All’Angelus ha espresso il suo profondo dolore per gli attentati terroristici che hanno insanguinato Parigi: “Sono vicino in particolare ai familiari di quanti hanno perso la vita e ai feriti”
“Tanta barbarie ci lascia sgomenti e ci si chiede come possa il cuore dell’uomo ideare e realizzare eventi così orribili, che hanno sconvolto non solo la Francia ma il mondo intero”. “Dinanzi a tali atti intollerabili - ha aggiunto Papa Francesco - non si può non condannare l’inqualificabile affronto alla dignità della persona umana. Voglio riaffermare con vigore che la strada della violenza e dell’odio non risolve i problemi dell’umanità! E che utilizzare il nome di Dio per giustificare questa strada è una bestemmia”.Il Papa ha poi invitato tutti i fedeli a pregare, prima in modo silenzioso, poi con l’Ave Maria.
“La Vergine Maria, Madre di misericordia, susciti nei cuori di tutti pensieri di saggezza e propositi di pace. A Lei chiediamo di proteggere e vegliare sulla cara Nazione francese, la prima figlia della Chiesa, sull’Europa e sul mondo intero”.Commentando il Vangelo del giorno Papa Francesco ha osservato: “Il Vangelo di questa penultima domenica dell’anno liturgico contiene alcuni elementi apocalittici, come guerre, carestie, catastrofi cosmiche. Dice: «Il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli verranno sconvolte» (Mc 13, 24-25)”.Tuttavia questi elementi non sono la cosa essenziale del messaggio.
Il nucleo centrale attorno a cui ruota il discorso di Gesù è Lui stesso, il mistero della sua persona e della sua morte e risurrezione, e il suo ritorno alla fine dei tempi.“La nostra meta finale - ha spiegato il Santo Padre - è l’incontro con il Signore risorto. Noi non attendiamo un tempo o un luogo, ma andiamo incontro a una persona: Gesù. Pertanto, il problema non è quando accadranno i segni premonitori degli ultimi tempi, ma il farsi trovare pronti. E non si tratta nemmeno di sapere come avverranno queste cose, ma come dobbiamo comportarci, oggi, nell’attesa di esse”. Siamo chiamati a vivere il presente, costruendo il nostro futuro con serenità e fiducia in Dio. La parabola del fico che germoglia, come segno dell’estate ormai vicina (cfr vv. 28-29), dice che la prospettiva della fine non ci distoglie dalla vita presente, ma ci fa guardare ai nostri giorni in un’ottica di speranza.
Quella virtù che Papa Francesco ha definito: “tanto difficile da vivere. La più piccola delle virtù, ma la più forte”. La nostra speranza ha un volto: il volto del Signore risorto, che viene “con grande potenza e gloria” (v. 26), che cioè manifesta il suo amore crocifisso trasfigurato nella risurrezione. Il trionfo di Gesù alla fine dei tempi sarà il trionfo della Croce, la dimostrazione che il sacrificio di sé stessi per amore del prossimo, ad imitazione di Cristo, è l’unica potenza vittoriosa e l’unico punto fermo in mezzo agli sconvolgimenti e alle tragedie del mondo.
Il Signore Gesù non è solo il punto di arrivo del pellegrinaggio terreno, ma è una presenza costante nella nostra vita. Per questo quando parla del futuro, e ci proietta verso di esso, è sempre per ricondurci al presente. Egli si pone contro i falsi profeti, contro i veggenti che prevedono vicina la fine del mondo, e contro il fatalismo. “Lui ci è accanto, cammina con noi, ci vuole bene”. “Gesù - aggiunge Papa Francesco - vuole sottrarre i suoi discepoli di ogni epoca alla curiosità per le date, le previsioni, gli oroscopi, e concentra la nostra attenzione sull’oggi della storia”.A questo punto il Papa ha interrogato i fedeli: “Io avrei voglia di domandarvi: Quanti di voi leggono l’oroscopo del giorno?”
Poi ha braccio ha suggerito: “E quando ti viene voglia di leggere l’oroscopo… guarda Gesù che è con te. E’ meglio, ti farà meglio!” Questa presenza di Gesù ci richiama all’attesa e alla vigilanza, che escludono tanto l’impazienza quanto l’assopimento, tanto le fughe in avanti quanto il rimanere imprigionati nel tempo attuale e nella mondanità.“Anche ai nostri giorni - ha osservato Papa Francesco - non mancano calamità naturali e morali, e nemmeno avversità e traversie di ogni genere. Tutto passa. Soltanto Lui, il Signore, la sua Parola rimane come luce che guida e rinfranca i nostri passi”.
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