Papa Francesco: la speranza non delude!

Dio ci ama e non ci lascerà mai soli, neppure nei momenti più duri e sconvolgenti. La speranza è un dono da ricevere e ritrasmettere

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Papa Francesco: la speranza non delude!

“Fin da piccoli ci viene insegnato che non è una bella cosa vantarsi”. Inizia così la Catechesi di Papa Francesco all’Udienza Generale: “Nella mia terra, quelli che si vantano li chiamano ‘pavoni’. Ed è giusto, perché vantarsi di quello che si è o di quello che si ha, oltre a una certa superbia, tradisce anche una mancanza di rispetto nei confronti degli altri, specialmente verso coloro che sono più sfortunati di noi”. Prima dell’intervento del Santo Padre è stato letto un passo della Lettera ai Romani: “qui però l’Apostolo Paolo ci sorprende, in quanto per ben due volte ci esorta a vantarci. Di cosa allora è giusto vantarsi? Perché se lui esorta a vantarsi, di qualcosa è giusto vantarsi. E come è possibile fare questo, senza offendere gli altri, senza escludere qualcuno?”.

 

Tutto è dono

 

Nel primo caso, siamo invitati a vantarci dell’abbondanza della grazia di cui siamo pervasi in Gesù Cristo, per mezzo della fede. Paolo vuole farci capire che, se impariamo a leggere ogni cosa con la luce dello Spirito Santo, ci accorgiamo che “tutto è grazia! Tutto è dono!”. Se facciamo attenzione, infatti, “ad agire – nella storia, come nella nostra vita – non siamo solo noi, ma è anzitutto Dio”. È Lui il protagonista assoluto, che crea ogni cosa come un dono d’amore, che tesse la trama del suo disegno di salvezza e che lo porta a compimento per noi, mediante il suo Figlio Gesù. “A noi - ha osservato Francesco - è richiesto di riconoscere tutto questo, di accoglierlo con gratitudine e di farlo diventare motivo di lode, di benedizione e di grande gioia. Se facciamo questo, siamo in pace con Dio e facciamo esperienza della libertà”. E questa pace “si estende poi a tutti gli ambiti e a tutte le relazioni della nostra vita”: siamo in pace con noi stessi, siamo in pace in famiglia, nella nostra comunità, al lavoro e con le persone che incontriamo ogni giorno sul nostro cammino.

 

Tutto è grazia

 

Paolo però esorta a vantarci anche nelle tribolazioni. Questo “non è facile da capire”. Può sembrare che non abbia niente a che fare con la condizione di pace appena descritta. Invece ne costituisce il presupposto più autentico, più vero. Infatti, la pace che ci offre e ci garantisce il Signore “non va intesa come l’assenza di preoccupazioni, di delusioni, di mancanze, di motivi di sofferenza”. Se fosse così, nel caso in cui riuscissimo a stare in pace, quel momento finirebbe presto e “cadremmo inevitabilmente nello sconforto”. La pace che scaturisce dalla fede è invece un dono: “è la grazia di sperimentare che Dio ci ama e che ci è sempre accanto, non ci lascia soli nemmeno un attimo della nostra vita”. E questo, come afferma l’Apostolo, genera la pazienza, perché sappiamo “che anche nei momenti più duri e sconvolgenti, la misericordia e la bontà del Signore sono più grandi di ogni cosa e nulla ci strapperà dalle sue mani e dalla comunione con Lui”.

 

La certezza dell’amore di Dio

 

Ecco allora perché la speranza cristiana è solida, ecco perché non delude. Mai, delude. La speranza non delude! Non è “fondata su quello che noi possiamo fare o essere”, e nemmeno “su ciò in cui noi possiamo credere”. Il suo fondamento è ciò che di più fedele e sicuro possa esserci: l’amore che Dio stesso nutre per ciascuno di noi. “E’ facile - ha osservato Francesco - dire: Dio ci ama. Tutti lo diciamo. Ma pensate un po’: ognuno di noi è capace di dire: sono sicuro che Dio mi ama? Non è tanto facile dirlo. Ma è vero. E’ un buon esercizio, questo, dire a se stessi: Dio mi ama. Questa è la radice della nostra sicurezza, la radice della speranza”. “E questa sicurezza: Dio mi ama. «Ma in questo momento brutto?» – Dio mi ama. «E a me, che ho fatto questa cosa brutta e cattiva?» – Dio mi ama. Quella sicurezza non ce la toglie nessuno. E dobbiamo ripeterlo come preghiera: Dio mi ama! Sono sicuro che Dio mi ama! Sono sicura che Dio mi ama!”.

 

Un Dio che non fa preferenze

 

Adesso comprendiamo perché l’Apostolo Paolo ci esorta a vantarci sempre di tutto questo: “Io mi vanto dell’amore di Dio, perché mi ama!”. La speranza che ci è stata donata non ci separa dagli altri, né tanto meno ci porta a screditarli o emarginarli. Si tratta invece di un dono straordinario del quale siamo chiamati a farci “canali”, con umiltà e semplicità, per tutti. E allora il nostro vanto più grande sarà quello di avere come Padre un Dio “che non fa preferenze”, che “non esclude nessuno”, ma che “apre la sua casa a tutti gli esseri umani, a cominciare dagli ultimi e dai lontani, perché come suoi figli impariamo a consolarci e a sostenerci gli uni gli altri”. “E non dimenticatevi: la speranza non delude!”.

 

Insistere, insistere, insistere...

 

Come sempre all’Udienza Generale hanno partecipato molti gruppi, giunti da ogni parte d’Italia e del mondo. Il Papa ha salutato calorosamente tutti, in particolare l’associazione “Nessuno escluso di Taranto”, che ha esortato a “promuovere sempre una cultura inclusiva per le persone sole e per i senza fissa dimora”. Poi è stata la volta di due cori di voci bianche che si sono esibiti: il “Prealpi” di Villapedergnano-Erbusco e “Note Ascendenti” di Sant’Eufemia-Lamezia Terme. “Quando si vuole una cosa - ha commentato Francesco - si fa così! Così noi dobbiamo fare con la preghiera, quando chiediamo qualcosa al Signore: insistere, insistere, insistere, … è un bell’esempio, un bell’esempio di preghiera! Grazie! Auspico che questo incontro susciti in ciascuno rinnovati propositi di testimonianza cristiana nella famiglia e nella società”.

 

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