Papa Francesco: la preghiera è la chiave che apre il cuore di Dio
Moltissimi fedeli sono giunti in Piazza San Pietro da ogni parte del mondo per ascoltare Papa Francesco e partecipare al Giubileo dei Gruppi di Preghiera di Padre Pio
“Papa Francesco vi aspettiamo a San Giovanni Rotondo, vi vogliamo un mondo di bene!”. Un caloroso saluto, seguito da un forte abbraccio tra Monsignor Michele Castoro, Arcivescovo di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, e Papa Francesco, hanno introdotto l’Udienza ai Gruppi di Preghiera di Padre Pio.
San Pio, carezza vivente del Padre
Padre Pio è stato “un servitore della misericordia”. Lo è stato a tempo pieno, praticando, talvolta fino allo sfinimento, “l’apostolato dell’ascolto”. E’ diventato, attraverso il ministero della Confessione “una carezza vivente del Padre” che “guarisce le ferite del peccato e rinfranca il cuore con la pace”. San Pio non si è mai stancato di accogliere le persone e di ascoltarle, di spendere tempo e forze per diffondere il profumo del perdono del Signore. “Poteva farlo - ha commentato il Papa - perché era sempre attaccato alla fonte: si dissetava continuamente da Gesù Crocifisso, e così diventava un canale di misericordia. Ha portato nel cuore tante persone e tante sofferenze, unendo tutto all’amore di Cristo che si è donato fino alla fine (Gv 13,1). Ha vissuto il grande mistero del dolore offerto per amore. In questo modo la sua piccola goccia è diventata un grande fiume di misericordia, che ha irrigato tanti cuori deserti e ha creato oasi di vita in molte parti del mondo”.
Gruppi di Preghiera, focolai di amore divino
San Pio ha definito i Gruppi di Preghiera “vivai di fede, focolai d’amore”; non solo dei centri di ritrovo “per stare bene con gli amici e consolarsi un po’”, ma dei “focolai di amore divino”. “Questo sono i gruppi di preghiera! La preghiera, infatti, è una vera e propria missione, che porta il fuoco dell’amore all’intera umanità”. Padre Pio disse che la preghiera è una “forza che muove il mondo”. La preghiera è “una forza che muove il mondo! Ma noi crediamo questo? E’ così. - Papa Francesco ha annuito con decisione - Fate la prova!”. La preghiera “spande il sorriso e la benedizione di Dio su ogni languore e debolezza” (2° Convegno internazionale dei gruppi di preghiera, 5 maggio 1966).
La preghiera non è un’aspirina
La preghiera però “non è una buona pratica per mettersi un po’ di pace nel cuore”; e nemmeno “un mezzo devoto per ottenere da Dio quel che ci serve”. Se fosse così, sarebbe mossa da un sottile egoismo: “io prego per star bene, come se prendessi un’aspirina”. “Io prego - ha aggiunto Papa Francesco - per ottenere questa cosa. Ma questo è fare un affare. Non è così. La preghiera è un’altra cosa, è un’altra cosa!”.
Il cuore di Dio non è blindato
La preghiera, invece, è “un’opera di misericordia spirituale, che vuole portare tutto al cuore di Dio”. La preghiera è dire: “Prendi Tu, che sei Padre. Guardaci Tu, che sei Padre”. E’ questo rapporto con il Padre. La preghiera è così. È un “dono di fede e di amore”, un’intercessione di cui “c’è bisogno come del pane”. “In una parola - ha chiarito Papa Francesco - significa affidare: affidare la Chiesa, affidare le persone, affidare le situazioni al Padre - io ti affido questo - perché se ne prenda cura”. Per questo la preghiera, come amava dire Padre Pio, è “la migliore arma che abbiamo, una chiave che apre il cuore di Dio”. Una chiave che apre il cuore di Dio: è una chiave facile.
Il cuore di Dio non è “blindato” con tanti mezzi di sicurezza: “Tu puoi aprirlo con una chiave comune, con la preghiera. Perché ha un cuore d’amore, un cuore di padre”. La preghiera è la più grande forza della Chiesa, che non dobbiamo mai lasciare, altrimenti “si rischia di appoggiarsi altrove: sui mezzi, sui soldi, sul potere; poi l’evangelizzazione svanisce e la gioia si spegne e il cuore diventa noioso”. Poi il Papa, rivolto ai fedeli, ha chiesto: “Voi volete avere un cuore noioso?”. Dalla piazza si è alzato un coro di “No!”. “Volete avere un cuore gioioso?”. Questa volta la risposta è stata un deciso “Sì!”. “Pregate! - ha esortato Francesco - Questa è la ricetta!”.
Gruppi di Preghiera, centrali di misericordia
Il Santo Padre ha incoraggiato i Gruppi di Preghiera ad essere delle “centrali di misericordia”: centrali sempre aperte e attive, che “con la potenza umile della preghiera provvedano la luce di Dio al mondo e l’energia dell’amore alla Chiesa”. Padre Pio, che si definiva solo “un povero frate che prega”, scrisse che la preghiera è “il più alto apostolato che un’anima possa esercitare nella Chiesa di Dio” (Epistolario II, 70).
Casa Sollievo della Sofferenza
San Pio desiderò che non fosse soltanto un eccellente ospedale, ma un “tempio di scienza e di preghiera”. Infatti, “gli esseri umani necessitano sempre di qualcosa in più di una cura solo tecnicamente corretta. Hanno bisogno di umanità. Hanno bisogno dell’attenzione del cuore” (Benedetto XVI, Enc. Deus caritas est, 31). “È tanto importante questo - ha osservato Papa Francesco - curare la malattia, ma soprattutto prendersi cura del malato. Sono due cose diverse, e tutt’e due importanti: curare la malattia, ma prendersi cura del malato. Può succedere che, mentre si medicano le ferite del corpo, si aggravino le ferite dell’anima, che sono più lente e spesso difficili da sanare”.
Il ricordo di un amico in coma
Il Papa ha poi commosso la piazza raccontando “la morte di un amico prete”. Era “un apostolo”, un “uomo di Dio”. Ma era in coma da tempo. I medici dicevano: “Non si sa come ancora riesca a respirare”. “Entrò un altro amico prete - ha ricordato Francesco - si avvicinò a lui e gli parlò. Lui sentiva”. “Lasciati portare dal Signore. Lasciati andare avanti. Abbi fiducia, affidati al Signore”. Anche i moribondi a volte apparentemente incoscienti, partecipano alla preghiera fatta con fede vicino a loro, e si affidano a Dio, alla sua misericordia. “Con queste parole, lui si lasciò andare in pace. Tanta gente ha bisogno, tanti malati, che si dicano loro parole, che si diano carezze, che diano loro forza per portare avanti la malattia o andare incontro al Signore. Hanno bisogno che li si aiuti a fidarsi del Signore”. “Sono tanto grato - ha proseguito il Papa - a voi e a quanti servono gli ammalati con competenza, amore e fede viva. Chiediamo la grazia di riconoscere la presenza di Cristo nelle persone inferme e in coloro che soffrono”. Come ripeteva Padre Pio: “il malato è Gesù”. “Il malato è Gesù”. “E’ la carne di Cristo”.
Io ho voglia di andarci!
Al termine dell’Udienza il Papa ha ringraziato i fedeli dell’Arcidiocesi di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo. San Giovanni Paolo II disse che “chi si recava a San Giovanni Rotondo per partecipare alla Messa, per chiedere consiglio o confessarsi da Padre Pio, scorgeva in lui un’immagine viva del Cristo sofferente e risorto. Sul volto di Padre Pio risplendeva la luce della risurrezione” (Omelia per la beatificazione di P. Pio da Pietrelcina, 2 maggio 1999: Insegnamenti XXII, 1 [1999], 862). “Che chiunque venga nella vostra bella terra – io ho voglia di andarci! – possa trovare anche in voi un riflesso della luce del Cielo! Vi ringrazio, e vi chiedo per favore di non dimenticarvi di pregare per me. Grazie”.
I cuori di tutta la Piazza si sono poi raccolti all’unisono in preghiera: “Tutti insieme preghiamo, bussiamo alla porta del cuore di Dio che è Padre di misericordia: Padre nostro…”. “E noi non siamo una Chiesa orfana: abbiamo una madre. Preghiamo nostra madre, preghiamo nostra madre. Ave o Maria, …”.
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