Papa Francesco: "Non si uccide mai, ma le religioni si rispettano"
Misericordia e compassione in Sri Lanka e nelle Filippine. Papa Francesco non si smentisce. Il secondo viaggio in Asia ha un forte il timbro bergogliano
Il Papa è "preoccupato per l'incolumità dei fedeli", per sé ha paura ma anche "una sana incoscienza" e ha paura del dolore fisico. "La libertà di religione" - ha detto ancora Francesco - è essenziale, e "non si uccide in nome di Dio". La "libertà di espressione è un diritto, ma anche un dovere". Neppure "si offende la religione", ma in questo caso "non si reagisce con violenza".
In viaggio verso lo Sri Lanka dialogando con i giornalisti Papa Francesco parla degli attentati di Parigi, la libertà di espressione, la responsabilità. Francesco ha risposto alla domanda di un giornalista francese sul dibattito che si è innescato dopo il crudele massacro dei vignettisti di Charlie Hebdo. Papa Bergoglio ha spiegato che «non si può reagire violentemente», anzi, che è «un’aberrazione uccidere in nome di Dio», ma per quanto riguarda la libertà di espressione «c'è un limite», lasciando intendere, con l'esempio dell'offesa alla mamma, che toccando ciò che le persone hanno di più caro a volte possono scattare reazioni inconsulte.
In Sri Lanka la guerra etnica fra tamil e singalesi è durata trent’anni, si è conclusa nel 2009, ha portato «tanto odio, tanta violenza e tanta distruzione» e, tra l’altro, impedì a Paolo VI nel 1970 e a Giovanni Paolo II nel 1995 di raggiungere il santuario mariano di Nostra Signora di Madhu, il più frequentato, nella diocesi di Mannar, nel nord a maggioranza Tamil. Nel santuario Francesco porta l’esempio di Maria che «ha perdonato gli uccisori di suo Figlio». Allora i srilankesi trovino «ispirazione e forza per costruire un futuro di riconciliazione, di giustizia e pace. In questo difficile sforzo di perdonare e di trovare la pace, a guidarci èla Madonnasempre accanto al popolo: lei è madre di ogni casa, di ogni famiglia ferita, di tutti coloro che stanno cercando di ritornare ad una esistenza pacifica».
I CATTOLICI SOLO IL 7 PER CENTO - In Sri Lanka il 70 per cento della popolazione è buddista; seguono gli induisti, i musulmani; solo il 7 per cento sono cattolici. Nella capitale Colombo, Paolo VI istituìla Federazionedelle Conferenze episcopali asiatiche – avvenne anche negli altri continenti – e Papa Wojtyla beatificò l’evangelizzatore padre Giuseppe Vas, che Papa Francesco canonizza. Invita a superare il male con il bene per una riconciliazione degli animi, in un Paese ancora percorso da tensioni etniche e religiose; chiama tutti a lavorare insieme come un’unica famiglia perché la diversità non è una minaccia ma fonte di arricchimento. «E’ una costante tragedia del nostro mondo che molte comunità siano in guerra. L’incapacità di riconciliare le diversità e le discordie ha fatto sorgere tensioni etniche e religiose, accompagnate da esplosioni di violenza. Le religioni hanno un ruolo essenziale nel processo di riconciliazione».
DISCORSO ALLE QUATTRO RELIGIONI PRINCIPALI - Parla a un migliaio di esponenti delle quattro comunità religiose più grandi: buddismo, induismo, islamismo e cattolicesimo. Tutti condannano gli attentati terroristici in Pakistan, Francia e Nigeria. Il capo musulmano Maulavi Ash-Sheikh M.F.M. Fazil dice: «Come ben sappiamo l’Islam non ha nessun rapporto con queste pratiche e queste condotte diaboliche». Bergoglio ha sulle spalle una vistosa stola gialla donatagli dal leader indù. Dice: «Nel Concilio Vaticano IIla Chiesacattolica ha dichiarato il proprio rispetto profondo e duraturo per le altre religioni. In questo spiritola Chiesadesidera collaborare con tutti. Perché sia efficace, il dialogo deve fondarsi su una presentazione piena e schietta delle nostre rispettive convinzioni. C’è bisogno ora di risanamento e di unità». Il pensiero va alle necessità materiali e spirituali degli indigenti, a quanti attendono una parola di speranza e alle famiglie che piangono la perdita dei loro cari: «Per il bene della pace non si deve permettere che le credenze religiose vengano abusate per la causa della violenza o della guerra. Dobbiamo essere chiari e non equivoci nell’invitare le nostre comunità a vivere pienamente i precetti di pace e convivenza presenti in ciascuna religione e denunciare gli atti di violenza quando vengono commessi».
DOPO LA GUERRA DIO PORTI LA GUARIGIONE– Cinquecentomila persone partecipano alla Messa per la canonizzazione di Giuseppe Vaz, primo santo dello Sri Lanka, morto nel 1711 a 59 anni. La cerimonia si svolge in un parco di cinque chilometri sull’Oceano Indiano. Sacerdote oratoriano, nato a Goa, ex dominio portoghese in India, l’evangelizzatore approdò a Ceylon durante la persecuzione dei calvinisti olandesi contro i cattolici. Il nuovo santo «è uno stimolo a perseverare nella via del Vangelo; è una guida per chi segue il cammino sacerdotale; è un esempio per superare le divisioni religiose nel servizio alla pace. Ispirato da zelo missionario e da grande amore per queste popolazioni», si confrontò con la persecuzione religiosa che lo portò a travestirsi, a incontrare in segreto i fedeli, pur di confortare spiritualmente e moralmente la popolazione cattolica assediata. «Missionario esemplare, è vissuto in un periodo di rapida e profonda trasformazione; i cattolici erano una minoranza e spesso divisa all’interno; si verificavano ostilità, perfino persecuzioni, all’esterno. E’ un esempio perla Chiesadello Sri Lanka che non fa distinzione di razza, credo, appartenenza tribale, condizione sociale o religione, e volentieri e generosamente serve tutti i membri della società».
NAPOLITANO UN ESEMPLARE SERVIZIO – Pur preso da un viaggio faticoso e impegnativo dall’altra parte del mondo, Papa Francesco invia un telegramma al presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano, appena è informato delle dimissioni: «Le sono spiritualmente vicino e desidero esprimerle sentimenti di sincera stima e di vivo apprezzamento per il suo generoso ed esemplare servizio alla Nazione italiana, svolto con autorevolezza, fedeltà e instancabile dedizione al bene comune. La sua azione illuminata e saggia ha contribuito a rafforzare nella popolazione gli ideali di solidarietà, di unità e di concordia, specialmente nel contesto europeo e nazionale segnato da non poche difficoltà. Invoco su di lei, sulla sua consorte e sulle persone care l’assistenza divina, assicurando un costante ricordo nella preghiera».
FUORI PROGRAMMA LA VISITA AL TEMPIO BUDDISTA – Alla nunziatura il Pontefice riceve l'ex presidente dello Sri Lanka, Mahinda Rajapaksa, che lo invitò in Sri Lanka. Poi Francesco recupera l'incontro con i vescovi, cancellato per il ritardo e soprattutto per la stanchezza accumulata nei 30 chilometri dall’aeroporto alla città in papamobile sotto il sole tra due file ininterrotte di gente. Era previsto che i vescovi pregassero e pranzassero con il Papa nella sede dell'arcivescovado, sede del cardinale arcivescovo Malcom Ranjith. Ma giunto nella residenza, Bergoglio non vi ha trovato i vescovi. Su due piedi, visto che i vescovi non c'erano, ha deciso di andare a visitare il tempio buddista. Non è la prima volta per un Pontefice: Giovanni Paolo II lo fece durante il viaggio in Thailandia nel 1984, entrando nel tempio Rajchaborpitsathitmahasrimaram di Bangkok. E’ stata recitata una breve preghiera che Bergoglio ascolta raccolto in silenzio. Uscito dal tempio buddista, Francesco viene informato che i vescovi sono finalmente riusciti a raggiungere l'arcivescovado, e così il corteo papale torna sui suoi passi e l'incontro è recuperato.
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