Papa Francesco: "Le donne guardano oltre"

Le Chiese cristiane – cattolici, ortodossi e protestanti – si impegnano in Italia a una sola voce a lottare fianco a fianco contro la violenza sulle donne. 

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Papa Francesco: "Le donne guardano oltre"

 La Conferenza episcopale italiana (Cei) e la Federazionedelle Chiese evangeliche in Italia (Fcei) lunedì 9 marzo pomeriggio hanno firmato l’appello in una sede laica e istituzionale, il Senato della Repubblica, presente la presidente della Camera Laura Boldrini.

Oltre alla Cei e alla Fcei firmano il documento: l’Arcidiocesi ortodossa d'Italia e Malta,la Diocesiortodossa romena, l'Amministrazione delle parrocchie del Patriarcato di Mosca,la Chiesacopta ortodossa,la Chiesaarmena apostolica,la Chiesacattolica ucraina di rito bizantino,la Chiesa anglicana,la Chiesa cattolica nazionale polacca degli Stati Uniti d'America e Canada.

Spiega la pastora valdese Maria Bonafede, membro del Consiglio Fcei: «L'appello non è solo una dichiarazione di principio dei cristiani contro una violenza che è diventata un’emergenza nazionale, ma intende impegnare le Chiese cristiane a livello nazionale e locale a promuovere iniziative educative, pastorali e di testimonianza evangelica per promuovere la dignità della donna».

Don Cristiano Bettega, direttore dell’Ufficio nazionale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso della Cei, dichiara: «La firma di questo appello porta con sé un ulteriore appello alle Chiese cristiane firmatarie, e anche a chi per varie ragioni non si è unito a questa firma: l’appello a cercare e trovare ulteriori occasioni per una fraternità concreta tra le credenti e i credenti in Cristo, per una comunione sempre meno formale e sempre più sostanziale».

Un bel risultato mezzo secolo dopo il decreto sull’ecumenismo «Unitatis redintegratio», che fu approvato dal Concilio Vaticano II 21 novembre 1964 e che auspicava anche questo tipo di collaborazione tra i cristiani. In Italia, per esempio, da un decennio si celebra il 1° settembre di ogni anno la «Giornata per la salvaguardia del creato».

Papa Francesco nell’Angelus domenicale ha rivolto «un saluto a tutte le donne che ogni giorno cercano di costruire una società più umana e accogliente. Un grazie fraterno a quelle che in mille modi testimoniano il Vangelo e lavorano nella Chiesa. Questa giornata è l'occasione per ribadire l'impegno delle donne e l'importanza della presenza delle donne nella nostra vita. Senza le donne il mondo sarebbe sterile: portano la vita e ci trasmettono la capacità di vedere oltre, capire il mondo con occhi diversi, un cuore più creativo, paziente, tenero. Una preghiera e un pensiero per tutte le donne presenti in piazza San Pietro e un saluto a tutte le donne».

Commentando l’episodio evangelico di Gesù che caccia i venditori dal Tempio di Gerusalemme (Giovanni 2,13-25), Papa Bergoglio chiede: «Il Signore si sente veramente a casa nella nostra vita? Gli permetto di fare "pulizia" nel mio cuore e di scacciare gli idoli, cioè gli atteggiamenti di cupidigia, gelosia, mondanità, invidia, odio, quell'abitudine di chiacchierare e "spellare" gli altri? Gli permetto di fare pulizia degli atteggiamenti contro Dio e contro il prossimo. “Padre io ho paura che mi bastoni", ma Gesù non bastona mai. Gesù farà pulizia non con la frusta, ma con misericordia e amore. Lasciamo che il Signore entri con la sua misericordia, non con la frusta. Apriamogli la porta perché faccia un po' di pulizia».

Osserva ancora il Papa: il gesto di impugnare «una frusta di cordicelle suscitò forte impressione, nella gente e nei discepoli. Chiaramente apparve come un gesto profetico» che i presenti chiesero di confermare con «un segno divino, prodigioso che accreditasse Gesù come inviato da Dio». Ma poi non capirono la risposta di Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere» perché «non avevano compreso che il Signore si riferiva al tempio vivo del suo corpo, che sarebbe stato distrutto nella morte in croce, ma sarebbe risorto il terzo giorno. La sua umanità è il vero tempio, dove Dio si rivela, parla, si fa incontrare». Conclude il Pontefice: «Durantela Quaresimacerchiamo di stare più vicini alle persone che stanno vivendo momenti di difficoltà: vicini con l'affetto, la preghiera e la solidarietà».

Il ruolo della donna nelle politiche è il tema del sesto «Rapporto sulla dottrina sociale della Chiesa», intitolato «La rivoluzione della donna, la donna nella rivoluzione» ed è realizzato dall’«Osservatorio internazionale cardinale Van Thuan». Questo è collegato al Pontificio Consiglio della giustizia e della pace, del quale l’eroico cardinale vietnamita François-Xavier Nguyen Van Thuân fu presidente nel 1998-2002 dopo oltre 13 anni trascorsi in un orribile carcere comunista del Vietnam.

«L’uomo, che abbiamo sempre considerato come un progetto, adesso è finito per diventare un prodotto da laboratorio e per il mercato»: è lo scenario descritto da mons. Giampaolo Crepaldi - arcivescovo di Trieste e presidente dell’«Osservatorio», già segretario del Pontificio Consiglio - nel presentare il «Rapporto» per l’anno 2013. Un anno particolare, che ha visto la rinuncia di Papa Benedetto XVI e l’elezione di Papa Francesco. In generale l’applicazione della dottrina sociale della Chiesa non è la stessa in tutto il mondo. Spiega Crepaldi: «Se guardiamo il Sud del mondo è cresciuta questa coscienza all’interno del mondo ecclesiale. Devo dire con un pizzico di dispiacere che sul fronte europeo in genere questa attenzione è meno forte e meno vivace. Si registra una situazione di stanchezza». La donna «è attaccata come moglie e come madre»: la diffusione della fecondazione eterologa e dell’«utero in affitto» rischiano di costruire «un mercato della maternità».

Sotto accusa anche la «ideologia di genere»: oggi vince un malinteso senso di parità, un’equiparazione, un appiattimento fra uomo e donna. Con l’«ideologia di genere» si pensa che l’identità sessuale sia qualcosa di mutevole, qualcosa che si può scegliere e che si può cambiare nel tempo, che non è legata al corpo e alla differenza biologica. Ma non è così. Questo è «un campanello a morte» del concetto stesso di donna e di maternità.

Intantola Santa Sedelancia un nuovo appello al mondo per «una moratoria globale sull'uso della pena di morte» in vista della sua abolizione. L’arcivescovo Silvano Maria Tomasi, osservatore permanente vaticano presso l’Onu di Ginevra - citando l’enciclica «Evangelium vitae», che fu promulgata vent’anni fa, il 25 marzo 1995, da Giovanni Paolo II – sostiene che ci sono altri mezzi che non sono la pena di morte «per difendere le vite umane dall'aggressore e per proteggere l'ordine pubblico e la sicurezza». Ricorda la denuncia di Papa Francesco sull’uso criminale della pena di morte fatto dai «regimi totalitari e dittatoriali come strumento di soppressione della dissidenza politica o di persecuzione delle minoranze religiose e culturali».

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