Papa Francesco La Chiesa è di Cristo, nessun Erode ne spegnerà la fede
Nalla festa di Santi Pietro e Paolo, la cerimonia del Pallio in San Pietro e la catechesi di papa Bergoglio
«Quante forze cercano di annientare la Chiesa, ma lei resta viva». Nella festa dei Santi Pietro e Paolo, concelebrando in San Pietro con 46 arcivescovi metropoliti - ai quali consegna il pallio, simbolo della stretta unione dei vescovi «cum et sub Petro» - Papa Francesco parla degli attacchi contro la Chiesa «dall'esterno e dall'interno», avvenuti nella storia e che si ripetono oggi, e delle persecuzioni che avvengono «spesso sotto gli occhi e nel silenzio di tutti». Esorta gli arcivescovi: «Non abbiate paura dei tanti Erode» che perseguitano la Chiesa ma «nessun Erode annienterà mai la Chiesa».
L’apostolo Pietro buttato in cella, incatenato, piantonato dai soldati come il peggiore e più pericoloso dei criminali e sullo sfondo una esecuzione che Erode progetta per stroncare il nascente gruppo dei cristiani. Sembra la fine di quella brevissima storia iniziata dalla Pentecoste: la piccola Chiesa esce alla luce del sole per annunciare il Vangelo e si ritrova perseguitata. Ma dalla persecuzione sgorga un futuro bimillenario. Lo spiega Francesco con concetti illuminanti, parole sapienti, frasi ispirate: «Dio non toglie mai i suoi figli dal mondo o dal male, ma dona loro la forza per vincerli. Quante forze, lungo la storia, hanno cercato, e cercano, di annientare la Chiesa, sia dall’esterno sia dall’interno, ma vengono tutte annientate e la Chiesa rimane viva e feconda, rimane inspiegabilmente salda. Tutto passa, solo Dio resta. Sono passati regni, popoli, culture, nazioni, ideologie, potenze, ma la Chiesa, fondata su Cristo, nonostante le tante tempeste e i molti peccati nostri, rimane fedele al deposito della fede nel servizio, perché la Chiesa non è dei papi, dei vescovi, dei preti e neppure dei fedeli, è solo e soltanto di Cristo».
La Chiesa vince «le atroci, disumane e inspiegabili persecuzioni, purtroppo ancora oggi presenti in tante parti del mondo, spesso sotto gli occhi e nel silenzio di tutti». Come una solida casa, poggia su due colonne, gli apostoli Pietro e Paolo, «la roccia e del fuoco». Agli arcivescovi metropoliti chiede di essere «maestri di fede attraverso la vita, maestri di preghiera incessante. Pensiamo a quante volte il Signore ha esaudito la nostra preghiera inviandoci un Angelo? Quell’Angelo che inaspettatamente ci viene incontro per tirarci fuori da situazioni difficili. Per strapparci dalle mani della morte e del maligno; per indicarci la via smarrita; per riaccendere in noi la fiamma della speranza; per donarci una carezza; per consolare il nostro cuore affranto; per svegliarci dal sonno esistenziale; o semplicemente per dirci: “Non sei solo”».
Francesco evoca la testimonianza: «Una Chiesa o un cristiano senza testimonianza è sterile; un morto che pensa di essere vivo; un albero secco che non dà frutto; un pozzo arido che non dà acqua! La Chiesa ha vinto il male grazie alla testimonianza coraggiosa, concreta e umile dei suoi figli». Sempre rivolgendosi agli arcivescovi: «La Chiesa vi vuole uomini di fede, maestri di fede: che insegnino ai fedeli a non aver paura dei tanti Erode che affliggono con persecuzioni, con croci di ogni genere. Nessun Erode è in grado di spegnere la luce della speranza, della fede e della carità di colui che crede in Cristo. Non c’è testimonianza senza una vita coerente». Ripete la celebre frase di Paolo VI: «Oggi non c’è tanto bisogno di maestri, ma di testimoni coraggiosi, convinti e convincenti; testimoni che non si vergognano del nome di Cristo e della sua croce né di fronte ai leoni ruggenti né davanti alle potenze di questo mondo. La cosa è tanto semplice: perché la testimonianza più efficace e più autentica è quella di non contraddire, con il comportamento e con la vita, quanto si predica con la parola e quanto si insegna agli altri! Cari fratelli, insegnate la preghiera pregando; annunciate la fede credendo; date testimonianza vivendo».
All’Angelus invita a pregare per il viaggio che il 5-13 luglio lo porta per la prima volta in America Latina, Ecuador, Bolivia, Paraguay: «Chiedo a tutti di accompagnarmi con la preghiera affinché il Signore benedica questo mio viaggio nel continente dell’America Latina a me tanto caro, come potete immaginare. Esprimo alla cara popolazione dell’Ecuador, della Bolivia, del Paraguay la mia gioia di trovarmi a casa loro, e chiedo a voi di pregare per me e per questo viaggio, affinché la Vergine Maria ci dia la grazia di accompagnarci tutti con la sua materna protezione».
Ripete che la Chiesa di Roma è fondata sul sangue degli apostoli e martiri Pietro e Paolo: «La fede in Gesù quale Messia e Figlio di Dio, che Pietro professò per primo e Paolo annunciò alle genti; e la carità, che questa Chiesa è chiamata a servire con orizzonte universale. Ai due apostoli è associata Maria, immagine vivente della Chiesa, sposa di Cristo, fecondata dal loro sangue. La Madonna con i santi Pietro e Paolo sono compagni di viaggio nella ricerca di Dio e guide nel cammino di fede e santità: invochiamo il loro aiuto, affinché il nostro cuore possa sempre essere aperto ai suggerimenti dello Spirito Santo e all’incontro con i fratelli».
Ricordando la presenza nella basilica di San Pietro della delegazione ortodossa mandata da Bartolomeo I, Patriarca ecumenico di Costantinopoli, esorta: «Preghiamo perché si rafforzi tra di noi il cammino dell’unità».
Nel videomessaggio ai popoli di Ecuador, Bolivia e Paraguay, il Pontefice argentino esprime vicinanza, simpatia e buona volontà, dedicando come sempre la visita ai più svantaggiati: «Voglio essere testimone di questa gioia del Vangelo e portare la tenerezza e la carità di Dio, nostro Padre, specialmente ai suoi figli più bisognosi, agli anziani, ai malati, ai carcerati, ai poveri, a quelli che sono vittime di questa cultura dello scarto. È l'amore del Padre misericordioso che ci permette di scoprire senza misura il volto di suo Figlio Gesù in ogni fratello, in ogni sorella e nel prossimo». Prendendo esempio dal Buon Samaritano, esorta ad «avvicinarsi e farsi prossimo» ed esorta a «essere perseveranti nella fede, avendo il fuoco dell'amore, della carità, e a rimanere saldi nella speranza che non delude mai».
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