Non più orfani, ma figli di un Padre buono e misericordioso

Il Papa ha celebrato la Messa di Pentecoste in Vaticano: grazie allo Spirito Santo non siamo più orfani e soli, ma figli di Dio e fratelli fra di noi. Il Regina Coeli ed il saluto agli Alpini riuniti ad Asti.

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Il Papa ha celebrato la Messa di Pentecoste in Vaticano: grazie allo Spirito Santo non siamo più orfani e soli, ma figli di Dio e fratelli fra di noi. Il Regina Coeli ed il saluto agli Alpini riuniti ad Asti.

“Non vi lascerò orfani”. La missione di Gesù, culminata nel dono dello Spirito Santo, aveva questo scopo essenziale: “riallacciare la nostra relazione con il Padre, rovinata dal peccato; toglierci dalla condizione di orfani e restituirci a quella di figli”. Così Papa Francesco ha introdotto la sua omelia nella Basilica di San Pietro durante la Santa Messa di Pentecoste.

L’apostolo Paolo, scrisse: “Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: Abbà! Padre!” (Rm 8,14-15). Ecco la relazione riallacciata: “la paternità di Dio si riattiva in noi grazie all’opera redentrice di Cristo e al dono dello Spirito Santo”.

Gli “orfani” di oggi

Il Papa ha osservato che, anche nel nostro tempo, si riscontrano diversi segni di questa nostra condizione di orfani: “quella solitudine interiore” che sentiamo anche in mezzo alla folla e che a volte “può diventare tristezza esistenziale”; quella “presunta autonomia da Dio”, che si accompagna ad una certa “nostalgia della sua vicinanza”; quel “diffuso analfabetismo spirituale” per cui ci ritroviamo incapaci di pregare; quella “difficoltà a sentire vera e reale la vita eterna, come pienezza di comunione che germoglia qui e sboccia oltre la morte”; quella “fatica a riconoscere l’altro come fratello, in quanto figlio dello stesso Padre”; e altri segni simili.

Il DNA riparato

A tutto questo si oppone la condizione di figli “che è la nostra vocazione originaria”, è ciò per cui siamo fatti, “il nostro più profondo DNA”, che però “è stato rovinato e per essere ripristinato ha richiesto il sacrificio del Figlio Unigenito”. “Dall’immenso dono d’amore che è la morte di Gesù sulla croce, è scaturita per tutta l’umanità, come un’immensa cascata di grazia, l’effusione dello Spirito Santo”. Chi si immerge con fede in questo mistero di rigenerazione “rinasce alla pienezza della vita filiale”.

Lo Spirito ci fa entrare “in una nuova dinamica di fraternità”. Mediante “il Fratello universale, che è Gesù”, possiamo relazionarci agli altri in modo nuovo: “non più come orfani, ma come figli dello stesso Padre buono e misericordioso”.

 

 

La figura di Maria

“Non vi lascerò orfani”. Oggi, festa di Pentecoste, queste parole di Gesù ci fanno pensare anche alla presenza materna di Maria nel Cenacolo. La Madre di Gesù è in mezzo alla comunità dei discepoli radunata in preghiera: “è memoria vivente del Figlio e invocazione vivente dello Spirito Santo”. E’ la Madre della Chiesa. “Alla sua intercessione - ha concluso Francesco - affidiamo in modo particolare tutti i cristiani, le famiglie e le comunità che in questo momento hanno più bisogno della forza dello Spirito Paraclito, Difensore e Consolatore, Spirito di verità, di libertà e di pace”.

Dopo la Santa Messa il Papa si è affacciato alla finestra dell’Angelus per la preghiera del Regina Coeli: “per l’ultima volta quest’anno”. Dalla prossima domenica infatti, concluso il Tempo Pasquale, si tornerà a recitare l’Angelus.

Amare come ama Dio

“L’amore per una persona, e anche per il Signore - ha osservato Francesco - si dimostra non con le parole, ma con i fatti”. Essere cristiani non significa principalmente appartenere a una certa cultura o aderire a una certa dottrina, ma piuttosto “legare la propria vita, in ogni suo aspetto, alla persona di Gesù e, attraverso di Lui, al Padre”. Per questo scopo Gesù promette l’effusione dello Spirito Santo ai suoi discepoli. Proprio grazie allo Spirito Santo, Amore che unisce il Padre e il Figlio e da loro procede, tutti possiamo vivere la stessa vita di Gesù. Lo Spirito, infatti, ci insegna ogni cosa, ossia l’unica cosa indispensabile: “amare come ama Dio”.

Lo Spirito Santo vivifica l’insegnamento di Gesù

Lo Spirito Santo “non porta un insegnamento diverso”, ma “rende vivo”, “rende operante” l’insegnamento di Gesù, “perché il tempo che passa non lo cancelli o non lo affievolisca”. Lo Spirito Santo “innesta questo insegnamento dentro al nostro cuore, ci aiuta a interiorizzarlo, facendolo diventare parte di noi, carne della nostra carne”. Al tempo stesso, “prepara il nostro cuore perché sia capace davvero di ricevere le parole e gli esempi del Signore”. Tutte le volte che la parola di Gesù viene accolta con gioia nel nostro cuore, questo è opera dello Spirito Santo.

 

 

La Giornata Missionaria Mondiale

Oggi è stato pubblicato anche il Messaggio del Santo Padre per la prossima Giornata Missionaria Mondiale, che si celebra ogni anno nel mese di ottobre: “Lo Spirito Santo dia forza a tutti i missionari ad gentes e sostenga la missione della Chiesa nel mondo intero. E lo Spirito Santo ci dia giovani - ragazzi e ragazze - forti, che hanno voglia di andare ad annunciare il Vangelo. Chiediamo questo, oggi, allo Spirito Santo”.

Il saluto agli Alpini riuniti ad Asti

Un pensiero speciale, Papa Francesco lo ha rivolto agli Alpini, riuniti ad Asti per l’Adunata Nazionale: “Vi esorto ad essere testimoni di misericordia e di speranza, imitando l’esempio del beato Don Carlo Gnocchi, del beato Fratel Luigi Bordino e del venerabile Teresio Olivelli, che onorarono il Corpo degli Alpini con la santità della loro vita”.

A tutti il Papa ha augurato una buona festa di Pentecoste, concludendo con la formula ormai consueta: “Per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!”, che sempre riesce a strapparci un sorriso ed una preghiera.

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