Nessuna condizione umana ci può escludere dal cuore di Dio!
“L’unico privilegio agli occhi di Dio è quello di essere abbandonati nelle sue mani” le parole di Papa Francesco all’Angelus e il messaggio dei ragazzi dell’Acr
Papa Francesco ha commentato il brano del Vangelo proposto dalla liturgia del giorno e, come la scorsa domenica, ci ha guidati ad immergerci nel testo e ad incontrare Gesù nella sinagoga di Nazaret. Gesù, “che da poco tempo se n’era andato per iniziare la sua vita pubblica”, ritorna ora per la prima volta e si presenta alla comunità riunita di sabato nella sinagoga, nel villaggio della Galilea “dove è cresciuto in famiglia ed è conosciuto da tutti”.
“I concittadini di Gesù - ha proseguito Papa Francesco - dapprima stupiti e ammirati, cominciano a fare la faccia storta, a mormorare tra loro e a dire: perché costui, che pretende di essere il Consacrato del Signore, non ripete qui, nel suo paese, i prodigi che si dice abbia compiuto a Cafarnao e nei villaggi vicini? Allora Gesù afferma: Nessun profeta è bene accetto nella sua patria (v. 24), e si appella ai grandi profeti del passato Elia ed Eliseo, che operarono miracoli in favore dei pagani per denunciare l’incredulità del loro popolo. A questo punto i presenti si sentono offesi, si alzano sdegnati, cacciano fuori Gesù e vorrebbero buttarlo giù dal precipizio. Ma Lui, con la forza della sua pace, passando in mezzo a loro, si mise in cammino (v. 30). La sua ora non era ancora arrivata”.
La tentazione di mettersi a contrattare con Dio
Questo brano dell’evangelista Luca non è semplicemente il racconto “di una lite tra compaesani, come a volte avviene anche nei nostri quartieri, suscitata da invidie e da gelosie” ma mette in luce una tentazione alla quale “l’uomo religioso è sempre esposto - tutti noi siamo esposti - e dalla quale occorre prendere decisamente le distanze”. “E qual è questa tentazione? - ha chiesto Papa Francesco - E’ la tentazione di considerare la religione come un investimento umano e, di conseguenza, mettersi a contrattare con Dio cercando il proprio interesse”. Invece, nella vera religione, si tratta di accogliere la rivelazione di un Dio che è Padre e che ha cura di ogni sua creatura, anche di quella più piccola e insignificante agli occhi degli uomini. Proprio in questo consiste il ministero profetico di Gesù: nell’annunciare che “nessuna condizione umana può costituire motivo di esclusione - nessuna condizione umana può essere motivo di esclusione! - dal cuore del Padre, e che l’unico privilegio agli occhi di Dio è quello di non avere privilegi. L’unico privilegio agli occhi di Dio è quello di non avere privilegi, di non avere padrini, di essere abbandonati nelle sue mani”.
Dio viene incontro anche a noi
“Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato” (Lc 4, 21). “L’oggi, proclamato da Cristo quel giorno - ha sottolineato Papa Francesco - vale per ogni tempo; risuona anche per noi in questa piazza, ricordandoci l’attualità e la necessità della salvezza portata da Gesù all’umanità”. Dio viene incontro agli uomini e alle donne di tutti i tempi e luoghi nella situazione concreta in cui essi si trovano. Viene incontro anche a noi. E’ sempre Lui che fa il primo passo: “viene a visitarci con la sua misericordia, a sollevarci dalla polvere dei nostri peccati; viene a tenderci la mano per farci risalire dal baratro in cui ci ha fatto cadere il nostro orgoglio, e ci invita ad accogliere la consolante verità del Vangelo e a camminare sulle vie del bene. Lui viene sempre a trovarci, a cercarci”.
L’invocazione a Maria
Certamente quel giorno, nella sinagoga di Nazaret, c’era anche Maria, la Madre: “Possiamo immaginare le risonanze del suo cuore - ha commentato Francesco - un piccolo anticipo di quello che soffrirà sotto la Croce, vedendo Gesù, lì in sinagoga, prima ammirato, poi sfidato, poi insultato, minacciato di morte. Nel suo cuore, pieno di fede, lei custodiva ogni cosa. Ci aiuti Lei a convertirci da un dio dei miracoli al miracolo di Dio, che è Gesù Cristo”.
La Giornata mondiale dei malati di lebbra
Dopo l’Angelus il Papa ha ricordato che questa malattia, pur essendo in regresso, purtroppo colpisce ancora soprattutto le persone più povere ed emarginate: “È importante mantenere viva la solidarietà con questi fratelli e sorelle, rimasti invalidi a seguito di questo morbo. Ad essi assicuriamo la nostra preghiera e assicuriamo il nostro sostegno a quanti li assistono. Bravi laici, brave suore, bravi preti”.
L’abbraccio dei ragazzi dell’Azione Cattolica
Accanto al Papa, alla finestra si sono affacciati anche due ragazzi dell’Associazione Cattolica della Diocesi di Roma. “Adesso capisco perché c’era tanto chiasso in Piazza! - ha scherzato Francesco - Cari ragazzi, anche quest’anno, accompagnati dal Cardinale Vicario e dai vostri Assistenti, siete venuti numerosi al termine della vostra Carovana della Pace”.
“Quest’anno la vostra testimonianza di pace, animata dalla fede in Gesù, sarà ancora più gioiosa e consapevole, perché arricchita dal gesto, che avete appena compiuto, del varcare la Porta Santa. Vi incoraggio ad essere strumenti di pace e di misericordia tra i vostri coetanei!”.
“Siamo un po’ preoccupati per ciò che succede nel mondo - ha esordito la ragazza dell’Acr parlando al microfono accanto al Papa - ma come vedi non ci spaventiamo e siamo qui a sostenerti”. Nel messaggio i giovani dell’Azione Cattolica hanno espresso vicinanza a tutti i loro coetanei che vivono situazioni di guerra o emigrazione, ed hanno parlato di due progetti di solidarietà nei quali sono coinvolti. Alla fine il saluto: “Caro Papa, continua a guidare il nostro viaggio e noi continuiamo a pregare per te!”. A queste parole dalla piazza di sono alzati moltissimi palloncini colorati, simbolo di pace.
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