La giornata della vita, combattere l'indifferenza per difendere ogni persona

Domenica 1 febbraio si celebra la 37esima giornata dedicata sul tema "Solidali con la vita"

Parole chiave: dignità (16), rispetto (4), bene (12), vita (45), giornata (22), papa (648), aborto (8)
La giornata della vita, combattere l'indifferenza per difendere ogni persona

L’ultima frontiera dell’orrore: le donne che abortiscono al terzo mese di gravidanza per incassare o aumentare il premio dell’assicurazione. Alcuni casi in Calabria e forse anche al Nord.

Domenica 1° febbraio si celebra la 37ª «Giornata per la vita» sul tema «Solidali con la vita», pregevole iniziativa dovuta alla concorde volontà del Movimento per la vita e della Conferenza episcopale italiana, dopo l’entrata in vigore il 5 giugno 1978 della legge 194, che legalizzava l’aborto – eufemisticamente chiamato «Interruzione volontaria della gravidanza, Ivg – che era stata votata dal parlamento il 18 maggio.

La prima Giornata per la vita, fissata nella prima domenica di febbraio, si celebrò nelle chiese italiane nel 1979 sul tema «La vita è sacra». Presidente della Cei era il cardinale Antonio Poma, arcivescovo di Bologna. Da allorala Ceie i Papi Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco non hanno lesinato interventi in difesa della vita, in Italia e nel mondo. Tema sul quale i cattolici quasi quarant’anni fa erano molto più impegnati ed entusiasti rispetto a oggi. Anche i messaggi della Cei non sono mai stati un generico appello in difesa della via, ma hanno sempre affrontato, anno dopo anno, aspetti particolari e i nuovi fenomeni che attentano alla vita nel suo significato più complessivo.

«I bambini e gli anziani costruiscono il futuro dei popoli; i bambini perché porteranno avanti la storia, gli anziani perché trasmettono l'esperienza e la saggezza della loro vita». Salvaguardare i nascituri, i bambini e gli anziani significa guardare il passato con gratitudine, vivere il presente con passione, abbracciare il futuro con speranza.

Papa Francesco non si stanca di chiedere a tutti un rinnovato riconoscimento della persona umana e una cura più adeguata della vita dal concepimento fino alla morte naturale. Lo ricordano i vescovi italiani del Consiglio episcopale permanente nel messaggio per la giornata del 1° febbraio. Quello del Papa «è l’invito a farci servitori – proseguono i vescovi - dei piccoli e degli anziani, e di ogni uomo e ogni donna, per i quali va riconosciuto e tutelato il diritto primordiale alla vita. Quando una famiglia si apre ad accogliere una nuova creatura, sperimenta nella carne del proprio figlio “la forza rivoluzionaria della tenerezza” - come dice sempre Papa Bergoglio - e in quella casa risplende un bagliore nuovo non solo per la famiglia ma per l’intera società».

Il preoccupante declino demografico, che ormai da cinque decenni viviamo in Italia e in Europa, secondo i nostri vescovi «è segno che soffriamo l’eclissi di questa luce. La denatalità avrà effetti devastanti sul futuro: i bambini che nascono oggi, sempre meno, si ritroveranno a essere come la punta di una piramide sociale rovesciata, portando su di loro il peso schiacciante delle generazioni precedenti. Incalzante, dunque, diventa la domanda: che mondo lasceremo ai figli, ma anche a quali figli lasceremo il mondo?».

Il triste fenomeno dell’aborto è una delle cause di questa situazione perché impedisce ogni anno a oltre centomila esseri umani di vedere la luce e di portare un prezioso contributo all’Italia. Osservala Cei: «Non va dimenticato che la stessa prassi della fecondazione artificiale, mentre persegue il diritto del figlio a ogni costo, comporta nella sua metodica una notevole dispersione di ovuli fecondati, cioè di esseri umani che non nasceranno mai. Il desiderio di avere un figlio è nobile e grande; è come un lievito che fa fermentare la nostra società, segnata dalla “cultura del benessere che ci anestetizza” e dalla  crisi economica che pare non finire. Il nostro Paese non può lasciarsi rubare la fecondità».

È un investimento necessario per il futuro assecondare questo desiderio che è vivo in tanti uomini e donne. «Affinché questo desiderio non si trasformi in pretesa occorre aprire il cuore anche ai bambini già nati e in stato di abbandono». Il messaggio suggerisce di facilitare i percorsi di adozione e di affido che sono «eccessivamente carichi di difficoltà per i costi, la burocrazia e talvolta non sono privi di amara solitudine. Spesso sono coniugi che soffrono la sterilità biologica e che si preparano a divenire la famiglia di chi non ha famiglia».

La solidarietà verso la vita – accanto a queste strade e alla lodevole opera di tante associazioni e, in primo luogo del Movimento per la vita (Mpv) e dei Centri di aiuto alla vita (Cav) – «può aprirsi anche a forme nuove e creative di generosità, come una famiglia che adotta una famiglia. Possono nascere percorsi di prossimità nei quali una mamma che aspetta un bambino può trovare una famiglia, o un gruppo di famiglie, che si fanno carico di lei e del nascituro, evitando così il rischio dell’aborto al quale, anche suo malgrado, è orientata».

Una scelta di solidarietà per la vita che, anche dinanzi ai nuovi flussi migratori, costituisce una risposta efficace al grido che risuona sin dalla Genesi dell’umanità quando Dio chiede all’assassino Caino: «Dov’è tuo fratello?», grido troppo spesso soffocato, in quanto - ammonisce Papa Francesco - «in questo mondo della globalizzazione siamo caduti nella globalizzazione dell'indifferenza. Ci siamo abituati alla sofferenza dell’altro, non ci riguarda, non ci interessa, non è affare nostro».

I vescovi concludono con un chiarissimo riferimento al V convegno ecclesiale nazionale che si svolgerà a Firenze, il 9-13 novembre 2015 sul tema «In Cristo Gesù un nuovo umanesimo»: «La fantasia dell’amore può farci uscire da questo vicolo cieco inaugurando un nuovo umanesimo» perché – dice ancora il Papa - «vivere fino in fondo ciò che è umano migliora il cristiano e feconda la città». La costruzione di questo nuovo umanesimo è la vera sfida che ci attende e parte dal sì alla vita.

Il Movimento per la vita parla, in rapporto agli aborti, di «genocidio senza fine». In questi 37 anni, da metà 1978 – quando si ebbero 68.688 aborti effettuati secondo la legge 194 – c’è stata una continua crescita fino al 1983 quando gli aborti furono 231.404. Poi è iniziata la fase discendente fino al 2013 quando i dati provvisori segnalano 102.644 aborti. Ma se si sommano gli aborti di tutti gli anni si ha la spropositata cifra di 5 milioni e 541.421 aborti, pari quasi agli abitanti del Lazio che sono 5 milioni e 882 mila.

Il dato più confortante è la continua crescita dei Centri di aiuto alla vita: nel 2013 sono diventati 345 rispetto ai 338 del 2012 e ai 224 del 1994 con una crescita del 54 per cento. In Centro Italia i Cav sono quasi raddoppiati; al Sud e nelle Isole sono più che raddoppiati. Osserva «Sì alla vita», la benemerita pubblicazione del Movimento per la vita: «Il dato più significativo è co­stituito dai bambini nati grazie all'azione dei Centri». Nell’ultimo anno sono stati 17 mila, 50 per Cav. In totale dal 1975 sono stati salvati da morte più di 160 mila nascituri. Le donne assistite nel 2013 sono state 60 mila, cioè 175 per Cav; 75 erano gestanti e 100 non gestanti. In totale dal 1975 a oggi sono state assistite oltre 550 mila mamme. Nell’ultimo anno delle donne che si sono rivolte ai Cav, l’82 per cento erano straniere e 18 per cento italiane. Prevale l’Africa (51 per cento), l’Europa (18%), America Latina (16%), Asia (11 per cento).

 

 

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