La Bolla di Francesco per il Giubileo della Misericordia

Bergoglio chiede ad ogni chiesa di avere una Porta Santa da aprire per liberare l'uomo dai suoi peccati, dalla corruzione e la violenza

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La Bolla di Francesco per il Giubileo della Misericordia

La misericordia «è l’architrave che sorregge la vita della Chiesa». Sabato 11 aprile 2015 nei primi Vespri della domenica della Divina Misericordia (12 aprile) Papa Francesco promulga la «Bolla di indizione del Giubileo straordinario della misericordia» intitolata «Misericordiae vulnus, Il volto della misericordia» che annuncia l’apertura di una Porta Santa in tutte le Chiese particolari e la possibilità, per alcuni sacerdoti, di rimettere i peccati riservati alla Sede Apostolica. Dopo l’esortazione «Evangelii gaudium» (24 novembre 2013) la «Misericordiae vultus» (11 aprile 2015) segna davvero una svolta epocale nella vita della Chiesa, dalla quale sarà difficile, se non impossibile, tornare indietro.

Nel 1974-1975 Paolo VI promulgò un Anno Santo prima nelle diocesi e poi a Roma; nel 1983 Giovanni Paolo II un Anno Santo a Roma e nelle diocesi, come quello del 2000. Quello di Francesco sarà contemporaneamente a Roma e nelle diocesi dalla solennità dell’Immacolata (8 dicembre 2015) alla solennità di Cristo Re (20 novembre 2016).

Mons. Leonardo Sapienza, reggente della Casa pontificia, legge nell’atrio della basilica di San Pietro di fronte a Papa Francesco, alcuni brani della bolla che sarà consegnata alle circa 3 mila diocesi sparse nel mondo. Anticamente la bolla era la capsula metallica che proteggeva il sigillo in cera di un documento e che ne attestava l’autenticità. Oggi indica il documento stesso. Il motto del Giubileo è «Misericordiosi come il Padre» (Luca 6,36). Giovanni Paolo II dedicò l’enciclica «Dives in misericordia» (30 novembre 1980) a «Dio Padre ricco di misericordia e bontà» che insegna agli uomini a praticare la misericordia e il perdono, valori indispensabili per rendere il mondo più umano e vivibile.

PORTA SANTA IN OGNI CHIESA PARTICOLARE E NEI SANTUARI – Scrive il Papa: «La misericordia è la via che unisce Dio e l’uomo perché apre il cuore alla speranza di essere amati per sempre, nonostante i nostri peccati». L’apertura della Porta Santa della basilica di San Pietro avverrà l’8 dicembre 2015, in coincidenza con il 50° della conclusione del Concilio Vaticano II (1965-2015), evento che «ha abbattuto le muraglie che per troppo tempo avevano richiusola Chiesain una cittadella privilegiata» portandola ad «annunciare il Vangelo in modo nuovo». Il 13 dicembre, terza domenica di Avvento, sarà apertala Porta Santadi San Giovanni in Laterano, poi quelle di Santa Maria Maggiore e di San Paolo fuori le Mura. In ogni Chiesa particolare e nei santuari si apre una «porta della misericordia» perché il Giubileo possa essere celebrato a livello locale «come segno di comunione della Chiesa».

IL CONFESSORE COME IL PADRE DEL FIGLIOL PRODIGO – Per la remissione dei peccati «i confessori siano un vero segno della misericordia del Padre, accolgano i fedeli come il Padre della parabola del figliol prodigo, che corre incontro al figlio, nonostante abbia dissipato i suoi beni: non porranno domande impertinenti perché sapranno cogliere nel cuore di ogni penitente l’invocazione di aiuto e la richiesta di perdono; sono chiamati a essere sempre, dovunque, in ogni situazione e nonostante tutto, il segno del primato della misericordia».

«MISSIONARI DELLA MISERICORDIA» - Nella Quaresima dell’Anno Santo (nel 2016 il mercoledì delle Ceneri sarà 10 febbraio e Pasqua il 27 marzo) il Papa  invierà i «Missionari della misericordia», sacerdoti a cui verrà data «l’autorità di perdonare anche i peccati che sono riservati alla Sede Apostolica, segno della sollecitudine materna della Chiesa per il popolo di Dio, artefici di un incontro carico di umanità, sorgente di liberazione, ricco di responsabilità per superare gli ostacoli e riprendere la vita nuova del Battesimo». Nelle diocesi si organizzino «missioni al popolo» e i missionari «siano annunciatori della gioia del perdono».

MISERICORDIA ARCHITRAVE DELLA CHIESA – La misericordia «è l’architrave che sorregge la vita della Chiesa, ideale di vita e criterio di credibilità per la nostra fede, qualità dell’onnipotenza del Signore, niente affatto segno di debolezza ma criterio per capire chi sono i veri figli di Dio: tutti siamo chiamati a vivere di misericordia perché a noi per primi è stata usata misericordia». Dunque «il perdono delle offese è un imperativo da cui i cristiani non possono prescindere: il perdono è lo strumento posto nelle fragili mani dell’uomo per raggiungere la serenità del cuore per vivere felici». Inoltre «la credibilità della Chiesa passa attraverso la strada dell’amore misericordioso e compassionevole. Per tanto tempo abbiamo dimenticato di indicare e di vivere la via della misericordia. La tentazione di pretendere sempre e solo la giustizia ha fatto dimenticare che è il primo passo necessario e indispensabile. Ovunquela Chiesaè presente, deve essere evidente la misericordia del Padre. Dovunque vi sono dei cristiani, chiunque deve trovare un’oasi di misericordia».

COMBATTERE POVERTÀ E FORME DI SCHIAVITÙ - Francesco offre indicazioni pratiche perché «la misericordia è una meta da raggiungere che richiede impegno e sacrificio»: non giudicare e non condannare; restare lontani da gelosie e invidie; divenire strumenti di perdono; aprire il cuore alle periferie esistenziali; portare consolazione e solidarietà a quanti «vivono precarietà e sofferenza, ai tanti fratelli e sorelle privati della dignità»; spezzare la barriera di indifferenza che spesso «nasconde ipocrisia ed egoismo»; compiere le opere di misericordia corporale e spirituale «per risvegliare le coscienze assopite davanti al dramma della povertà»;  liberare i prigionieri delle moderne schiavitù; incrementare nelle diocesi l’iniziativa «24 ore per il Signore» (venerdì 11 e sabato 12 marzo 2016 della IV settimana di Quaresima) perché tante persone e giovani si stanno riavvicinando al Sacramento della riconciliazione. L’indulgenza, elemento caratteristico del Giubileo, dimostra che «il perdono di Dio per i nostri peccati non conosce confini» perché permette la cancellazione non solo del peccato, ma anche di ogni sua conseguenza negativa: chi ottiene l’indulgenza «è abilitato ad agire con carità e a crescere nell’amore».

«CRIMINALI E CORROTTI, CAMBIATE VITA» - Come ha già fatto numerose volte, Francesco si appella ai gruppi criminali perché «il denaro non dà la vera felicità e la violenza usata per ammassare soldi che grondano sangue non rende potenti né immortali. Nessuno potrà sfuggire al giudizio di Dio». Analogo appello ai fautori e ai complici di corruzione: «Questa piaga putrefatta della società è un grave peccato che grida verso il Cielo perché mina le fondamenta della vita personale e sociale; impedisce di guardare al futuro con speranza; con la sua prepotenza e avidità distrugge i progetti dei deboli e schiaccia i poveri; si annida nei gesti quotidiani e si  estende agli scandali pubblici». Parole davvero di fuoco: la corruzione «è opera delle tenebre, è sostenuta dal sospetto e dall’intrigo, è una tentazione dalla quale nessuno può sentirsi immune». Va debellata con «prudenza, vigilanza, lealtà, trasparenza, coraggio della denuncia». 

SÌ AL DIALOGO, NO A VIOLENZE E DISCRIMINAZIONI - Ebraismo e Islam considerano la misericordia «uno degli attributi più qualificanti di Dio». L’Anno giubilare «favorisca l’incontro e il dialogo fra le religioni e con le altre tradizioni religiose; ci renda più aperti per meglio conoscerci e comprenderci; elimini ogni chiusura e disprezzo; rifiuti ogni forma violenza e discriminazione». Giustizia e misericordia «non sono due aspetti in contrasto, ma due dimensioni di un’unica realtà: non è l’osservanza della legge che salva ma la fede in Cristo. Ciò non significa rendere superflua la giustizia: chi sbaglia, dovrà scontare la pena, la giustizia non è il fine ma l’inizio della conversione».

MARIA MADRE DI MISERICORDIA – La bolla richiama alla figura di Maria, «Madre della misericordia, arca dell’alleanza tra Dio e gli uomini: attesta che la misericordia del Figlio di Dio non conosce confini e raggiunge tutti». Il Papa conclude: «Come desidero che gli anni a venire siano intrisi di misericordia, per andare incontro a ogni persona portando la bontà e la tenerezza di Dio. A tutti, credenti e lontani, giunga il balsamo della misericordia come segno del Regno di Dio».  

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