«Il riscatto di Napoli. Criminali, convertitevi. La corruzione “spuzza”».
Il viaggio di Francesco parte dalla periferia. A Scampia e Pompei l'abbraccio della chiesa partenopea
Come Giovanni Paolo II il 21 settembre 1979 e Benedetto XVI il 21 ottobre del 2007, Papa Francesco inizia la visita a Napoli dal santuario di Pompei ed entrando dalla periferia, il quartiere degradato di Scampia. L’accoglienza è calorosissima: «Si vede che i napoletani non sono freddi, eh? La vita a Napoli non è mai stata facile, però non è mai stata triste! È questa la vostra grande risorsa. Il cammino quotidiano in questa città, con le sue difficoltà e i suoi disagi e le sue dure prove, produce una cultura di vita che aiuta sempre a rialzarsi dopo ogni caduta e a fare in modo che il male non abbia mai l’ultima parola. Chi prende la via del male, guadagna qualcosina ma ruba speranza a sé stesso, agli altri, alla società, alla gente onesta e laboriosa e alla buona fama della città, alla sua economia».
I migranti non sono cittadini di seconda classe - A Napoli papa Francesco parla quasi sempre a braccio. Chiede: «I migranti sono umani di seconda classe?». Un coro possente: «Nooo!!!». Allora «dobbiamo far sentire ai nostri fratelli e sorelle migranti che sono cittadini, sono come noi figli di Dio, sono migranti come noi, perché tutti noi siamo migranti verso un’altra patria, eh? Non si può dire: “Ma i migranti sono così…Noi siamo”. No! Tutti siamo migranti, siamo in cammino. Questa parola è scritta nella carne nostra: tutti siamo migranti nel cammino della vita. Nessuno di noi ha dimora fissa in questa terra! Tutti ce ne dobbiamo andare a trovare Dio! Uno prima, l’altro dopo o come diceva quell’anziano, quel vecchietto furbo: “Sì, sì, tutti! Andate voi, io vado per ultimo!”».
La disoccupazione ruba la dignità – Risponde al saluto di un lavoratore: «I giovani dai 25 anni in giù più del 40 per cento non ha lavoro! Cosa fa un giovane senza lavoro? Che futuro ha? Che strada sceglie? È una responsabilità non solo della città, non solo del Paese, ma del mondo! Perché c’è un sistema economico che scarta la gente e adesso tocca ai giovani a essere scartati. “Ma padre, ci sono le opere di carità, ci sono i volontariati, c’èla Caritas, c’è questo centro, c’è quel club che dà da mangiare…”. Il problema non è mangiare, il problema più grave è non avere la possibilità di portare il pane a casa. E quando non si guadagna il pane, si perde la dignità».
Lo sfruttamento dei lavoratori è schiavitù – Sempre a braccio: «Non dobbiamo rimanere zitti. E anche il lavoro a metà. Voglio dire lo sfruttamento delle persone nel lavoro! Alcune settimane fa, una ragazza che aveva bisogno di lavoro, ne ha trovato uno in una ditta turistica e le condizioni erano queste: 11 ore di lavoro, 600 euro al mese senza nessun apporto per la pensione. “Eh, ma è poco, 11 ore”. “Se non ti piace, guarda la coda di gente che sta aspettando il lavoro!”. Questo si chiama schiavitù e sfruttamento, non è umano e non è cristiano. E se quello che lo fa si dice cristiano è un bugiardo: non è cristiano. Anche lo sfruttamento del lavoro in nero, tu lavori e ti do senza contratto senza niente e ti pago quello che voglio io: questo è sfruttamento. Dobbiamo riprendere la lotta per la nostra dignità».
«La corruzione "spuzza"» - Il presidente della Corte di Appello nel suo saluto usa l’espressione «percorso di speranza» e ricorda il motto di San Giovanni Bosco «buoni cristiani e onesti cittadini». Aggiunge il Papa: «Il giudice ha detto la parola “corruzione”. Se noi chiudiamo la porta ai migranti, se togliamo il lavoro e la dignità alla gente, come si chiama questo? Si chiama corruzione e tutti abbiamo la possibilità di essere corrotti, nessuno può dire: io non sarò mai corrotto. Questo è uno scivolare verso gli affari facili, la delinquenza, i reati, lo sfruttamento delle persone. Quanta corruzione c’è nel mondo. È una parola un po’ brutta. Perché una cosa corrotta è una cosa sporca, Se troviamo un animale che è morto e si corrompe, è corrotto, è brutto. La corruzione “spuzza”. Un cristiano che lascia entrare dentro di sé la corruzione non è cristiano,”spuzza”. Capito?”.
«Fate una buona politica» - «Incoraggio le istituzioni cittadine. La buona politica è un servizio alle persone, che si esercita in primo luogo a livello locale, dove il peso delle inadempienze, dei ritardi, delle omissioni è più diretto e fa più male. La buona politica è una delle espressioni più alte della carità, del servizio e dell’amore. Napoli è sempre pronta a risorgere, facendo leva su una speranza forgiata da mille prove. La sua radice risiede nell’animo stesso dei napoletani». Conclude: gli immigrati «sono tutti napoletani: che imparino il napoletano che è tanto dolce e tanto bello! ‘A Maronna v’accumpagne».
In piazza Plebiscito la Concelebrazione - Commentando il Vangelo di Giovanni 7,37-39 ricorda: «La Parola del Signore provoca sempre una divisione tra chi la accoglie e chi la rifiuta. Sono venuto a Napoli per proclamare con voi: Gesù è il Signore». Fa ripetere più volte alla folla: «Gesù è il Signore!». Aggiunge: «Lui solo ha parole di misericordia che possono guarire le ferite, Lui solo ha parole di vita eterna. La parola di Cristo ha la potenza di Dio, quella dell’amore che non conosce confini e che ci fa amare gli altri prima di noi stessi. La parola di Cristo raggiunge tutti, in particolare quanti vivono nelle periferie dell’esistenza».
«Non lasciatevi rubare la speranza» - «La Quaresima fa risuonare che riaccende la speranza di risorgere con Cristo. Napoli sia piena della speranza di Cristo. Lo dico ai giovani: apritevi alla potenza di Gesù Risorto e porterete frutti di vita nuova, di condivisione, di riconciliazione, di servizio, di fraternità. Cari napoletani, non lasciatevi rubare la speranza! Non cedete alle lusinghe di facili guadagni o di redditi disonesti. Reagite con fermezza alle organizzazioni che sfruttano e corrompono i giovani, i poveri e i deboli con il cinico commercio della droga e altri crimini. Non lasciate che la gioventù sia sfruttata da questa gente! La corruzione e la delinquenza non sfigurino il volto di questa bella città».
Si appella ai criminali: convertitevi - «Ai criminali e ai loro complici, come fratello, ripeto: convertitevi all’amore e alla giustizia! Lasciatevi trovare dalla misericordia di Dio! È sempre possibile ritornare a una vita onesta. Ve lo chiedono le lacrime delle madri di Napoli, mescolate con quelle di Maria». Conclude: «È tempo di riscatto per Napoli: questo è il mio augurio e la mia preghiera per una città che ha in sé tante potenzialità spirituali, culturali e umane, e tanta capacità di amare. Le autorità, le istituzioni, le realtà sociali e i cittadini possono costruire un futuro migliore. Il futuro di Napoli è aprirsi con fiducia al mondo, dare largo alla speranza. Sperare è già resistere al male, è guardare il mondo con lo sguardo e con il cuore di Dio, è scommettere sulla misericordia di Dio. E ca ‘a Maronna v’accumpagne!».
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