Il richiamo del Papa: insultare è come uccidere!

All’Angelus l’invito a non essere soltanto cristiani “di facciata”, ma anche di sostanza. Omicidio, adulterio e giuramento alla luce del Vangelo di oggi

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Il richiamo del Papa: insultare è come uccidere!

 

In un mondo in cui insultare “è come dire buongiorno”, il Papa, affacciato alla finestra dell’Angelus, ci ha spiegato che “Chi insulta il fratello, uccide nel proprio cuore il fratello”. Il Comandamento “non uccidere” viene violato non solo dall’omicidio effettivo, ma anche da quei comportamenti che offendono la dignità della persona umana, comprese le parole ingiuriose.

 

Sostanza e non formalismo

 

Gesù ci insegna a seguire pienamente la volontà di Dio, con una “giustizia superiore” rispetto a quella degli scribi e dei farisei. Una giustizia animata dall’amore, dalla carità, dalla misericordia, e quindi una giustizia capace di realizzare “la sostanza dei comandamenti”, evitando “il rischio del formalismo”: “questo posso, questo non posso; fino a qui posso, fino a qui non posso… No: più, di più, di più”. Gesù è venuto per dare compimento e per promulgare in modo definitivo la legge di Dio, “fino all’ultimo iota”. Egli ne manifesta le finalità originarie e ne adempie gli aspetti autentici, e fa tutto questo mediante la sua predicazione e più ancora con l’offerta di sé stesso sulla croce.

 

Oggi siamo abituati ad insultare...

 

Certo, le parole ingiuriose non hanno la stessa gravità e colpevolezza dell’uccisione, ma si pongono sulla stessa linea “perché ne sono le premesse e rivelano la stessa malevolenza”. Gesù ci invita a non stabilire una graduatoria delle offese, ma a considerarle tutte dannose, in quanto mosse dall’intento di fare del male al prossimo. “Noi - ha osservato Francesco - siamo abituati a insultare, è come dire ‘buongiorno’. E quello è sulla stessa linea dell’uccisione. Chi insulta il fratello, uccide nel proprio cuore il fratello. Per favore, non insultare! Non guadagniamo niente…”.

 

L’adulterio commesso con il pensiero

 

La legge mosaica considerava l’adulterio una “violazione del diritto di proprietà dell’uomo sulla donna”. Gesù invece va alla radice del male. Come si arriva all’omicidio attraverso le ingiurie, le offese e gli insulti, così si giunge all’adulterio attraverso le intenzioni di possesso nei riguardi di una donna diversa dalla propria moglie. L’adulterio, come il furto, la corruzione e tutti gli altri peccati, vengono prima concepiti nel nostro intimo e, una volta compiuta nel cuore la scelta sbagliata, si attuano nel comportamento concreto. E Gesù dice:  chi guarda una donna che non è la propria con animo di possesso è un adultero nel suo cuore, ha incominciato la strada verso l’adulterio. “Pensiamo un po’ su questo: sui pensieri cattivi che vengono in questa linea”.

 

La mancanza di fiducia

 

Gesù, poi, dice ai suoi discepoli di non giurare, in quanto il giuramento “è segno dell’insicurezza e della doppiezza con cui si svolgono le relazioni umane”. Si strumentalizza l’autorità di Dio per dare garanzia alle nostre vicende umane. Piuttosto siamo chiamati ad instaurare tra di noi, nelle nostre famiglie e nelle nostre comunità un clima di limpidezza e di fiducia reciproca, così che possiamo essere ritenuti sinceri senza ricorrere a interventi superiori per essere creduti. “La diffidenza e il sospetto reciproco minacciano sempre la serenità!”.

 

Non essere cristiani di facciata

 

La Vergine Maria “donna dell’ascolto docile e dell’obbedienza gioiosa”, ci aiuti “ad accostarci sempre più al Vangelo, per essere cristiani non ‘di facciata’, ma di sostanza!”. “E questo è possibile con la grazia dello Spirito Santo, che ci permette di fare tutto con amore, e così di compiere pienamente la volontà di Dio”.

 

“A tutti - ha concluso il Papa - auguro una buona domenica. E non dimenticare: non insultare; non guardare con occhi cattivi, con occhi di possesso la donna del prossimo; non giurare. Tre cose che Gesù dice. E’ tanto facile! Per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!”.

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