Il messaggio di Francesco: "La famiglia prima scuola di comunicazione"
Ecco il messaggio per la 49ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, 17 maggio 2015 sul tema «Comunicare la famiglia: ambiente privilegiato dell’incontro nella gratuità dell’amore»
La famiglia è la «prima scuola di comunicazione» ed è nella famiglia che si insegna e si impara a comunicare. Lo scrive Papa Francesco nel messaggio per la 49ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali sul tema «Comunicare la famiglia: ambiente privilegiato dell’incontro nella gratuità dell’amore» che in Italia si celebrerà domenica 17 maggio 2015, solennità dell’Ascensione.
Maria visita Elisabetta - Il tema della famiglia è al centro di un’approfondita riflessione ecclesiale e di un processo sinodale che prevede due Sinodi, uno straordinario che si è celebrato nell’ottobre 2014 e uno ordinario che si celebrerà il 4-25 ottobre 2015. La famiglia «è il primo luogo dove impariamo a comunicare, sin dal grembo materno, prima “scuola” di comunicazione fatta di ascolto e contatto corporeo». Il Pontefice si lascia ispirare dall’icona evangelica della visita di Maria ad Elisabetta (Luca 1,39-56): «Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: "Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!"».
Scuola di perdono - L’incontro mamma-bambino «è la nostra prima esperienza di comunicazione che accomuna tutti». In famiglia si impara a parlare e a usare le parole, in famiglia si trasmette la preghiera «dimensione religiosa della comunicazione». E qui Papa Francesco, in maniera molto originale, definisce la preghiera come «dimensione religiosa della comunicazione». In famiglia si capisce «che cosa è veramente la comunicazione come scoperta e costruzione di prossimità». La famiglia diventa «scuola di perdono» perché è volendosi bene che si sperimentano «i limiti propri e altrui». Dice il Papa: «Non esiste la famiglia perfetta ma non bisogna avere paura dell’imperfezione, della fragilità, nemmeno dei conflitti; bisogna imparare ad affrontarli in maniera costruttiva», visto che sono assolutamente inevitabili.
Alle famiglie disabili - Anche il perdono «è una dinamica di comunicazione», grazie alla quale il bambino impara «ad ascoltare gli altri, a parlare in modo rispettoso, esprimendo il proprio punto di vista senza negare quello altrui, sarà nella società un costruttore di dialogo e di riconciliazione». Richiama l’esperienza delle famiglie con figli disabili: «Il deficit può indurre a chiudersi, ma con l’amore della famiglia, così come degli amici, può diventare stimolo ad aprirsi, a condividere, a comunicare in modo inclusivo; e può aiutare la scuola, la parrocchia, le associazioni a diventare più accoglienti verso tutti, a non escludere nessuno».
Comunicazione come benedizione - Anche in un mondo dove le chiacchiere e le maldicenze inquinano l’aria e ammorbano tutti, «la famiglia può essere una scuola di comunicazione come benedizione». Anche quando possono prevalere odio e violenza, quando «le famiglie sono separate tra loro da muri», anche dettati da pregiudizio e risentimento, è allora che benedire, visitare e accogliere diventano il modo per «testimoniare che il bene è sempre possibile, per educare i figli alla fratellanza».
L’incontro grazie ai media - Francesco si sofferma sui mezzi di comunicazione per eccellenza, i media «ormai irrinunciabili» che possono ostacolare la comunicazione, nella famiglia e tra le famiglie, se significano «sottrarsi all’ascolto, isolarsi dalla compresenza fisica» ma possono anche favorire la comunicazione se «aiutano a raccontare e condividere, a restare in contatto con i lontani, a ringraziare e chiedere perdono, a rendere sempre di nuovo possibile l’incontro. Così si può orientare il proprio rapporto con le tecnologie anziché farsi guidare da esse».
Genitori primi educatori – La Chiesa e i Papi, compreso Francesco, insistono sul primario diritto-dovere dei genitori nell’educazione dei figli. Ma essi vanno affiancati dalla comunità cristiana perché «sappiano insegnare ai figli a vivere nell’ambiente comunicativo secondo i criteri della dignità della persona e del bene comune». Ed ecco che si arriva alle sfide di oggi: bisogna «re-imparare a raccontare, non semplicemente produrre e consumare informazione», la quale spesso semplifica, contrappone le differenze e le visioni diverse, si schiera, «anziché favorire uno sguardo d’insieme». La famiglia, quindi, «non è un oggetto sul quale si comunicano delle opinioni o un terreno sul quale combattere battaglie ideologiche, ma un ambiente in cui si impara a comunicare nella prossimità e un soggetto che comunica», in sostanza è una «comunità comunicante».
Famiglia, luogo dell’amore ricevuto e donato - Con uno sguardo molto positivo e propositivo Papa Francesco ribadisce che la famiglia «continua a essere una grande risorsa, e non solo un problema o un’istituzione in crisi». Supera così le modalità con cui i media presentano la famiglia, quasi fosse un modello «astratto da accettare o rifiutare, da difendere o attaccare, invece che una realtà concreta da vivere; o come se fosse un’ideologia di qualcuno contro qualcun altro, invece che il luogo dove tutti impariamo che cosa significa comunicare nell’amore ricevuto e donato». Insomma la famiglia più bella «è quella che sa comunicare, partendo dalla testimonianza, la bellezza e la ricchezza del rapporto tra uomo e donna, e di quello tra genitori e figli». Il Pontefice argentino si ribella al luogo comune - così caro ai media che lo propagano in continuazione - che i cattolici lottano solo per difendere il passato. No. «Lavoriamo con pazienza e fiducia, in tutti gli ambienti che quotidianamente abitiamo, per costruire il futuro».
Messaggio originale – A prima vista non sembra neanche un messaggio sulle comunicazioni sociali, sembra piuttosto un messaggio sulla vita familiare. La ragione è evidente. I media dell’Occidente sono tutti schierati a favore della legalizzazione delle nozze gay e considerano il matrimonio tra un uomo e una donna una cosa arcaica, che andava bene per i cavernicoli. Inoltre tacciano chi sostiene questa intramontabile visione della famiglia come «omofoba». Invece non è assolutamente così. L’arcivescovo Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali, sostiene che il messaggio bergogliano verte soprattutto sulla dimensione umana della comunicazione: «Il Papa sottolinea la dimensione positiva della famiglia. E non è una affermazione ingenua: dopo il Sinodo straordinario dell’ottobre 2014, il Papa sa perfettamente che cosa vive in questo momento la famiglia e quali siano i problemi che la riguardano. Eppure la famiglia continua a essere una grande risorsa e non solo un problema o una istituzione in crisi».
In sintonia con i predecessori - Il messaggio è in perfetta sintonia con il magistero di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI: «Spetta a babbo e a mamma aiutare i figli a entrare e a vivere umanamente la loro presenza nel contesto delle reti sociali». Proprio perché è una presenza che testimonia i valori umani, «abbiamo bisogno di avere babbo e mamma che stanno accanto, che accompagnano, che introducono, che sanno dare quella sapienza tipica, che molte volte i giovani o i ragazzini non possono avere». Di qui la grande attenzione della Chiesa a fare in modo che i genitori si sentano responsabilmente coinvolti nel rapporto tra i figli e il «continente digitale», che appare tremendamente e fortemente frequentato. Una corretta pastorale familiare deve preoccuparsi su come i genitori aiutano i figli non proibendone l’accesso – cosa che sarebbe inutile - ma educando e aiutando i figli a riscoprire la dimensione comunicativa dei media.
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