Il Papa: ognuno di noi è una storia d’amore di Dio
All’Udienza Generale la speranza vista attraverso gli occhi di Maria Maddalena, la prima a scoprire il Sepolcro vuoto di Gesù
La risurrezione di Gesù non è “una gioia data col contagocce”, ma “una cascata che investe tutta la vita”. “L’esistenza cristiana non è intessuta di felicità soffici, ma di onde che travolgono tutto”. C’è poesia e profondità nelle parole di Papa Francesco, che in una Piazza San Pietro baciata dal sole ha dedicato l’Udienza Generale a Maria Maddalena, apostola della speranza.
E come spesso accade, è proprio della delusione che per lei nasce la speranza. Era terminato da poco il riposo del sabato. Nel giorno della passione non c’era stato tempo per completare i riti funebri; per questo, “in quell’alba colma di tristezza”, le donne vanno alla tomba di Gesù con gli unguenti profumati. La prima ad arrivare è lei: Maria di Magdala, una delle discepole che avevano accompagnato Gesù fin dalla Galilea, mettendosi a servizio della Chiesa nascente. “Nel suo tragitto verso il sepolcro - ha commentato Francesco - si rispecchia la fedeltà di tante donne che sono devote per anni ai vialetti dei cimiteri, in ricordo di qualcuno che non c’è più. I legami più autentici non sono spezzati nemmeno dalla morte: c’è chi continua a voler bene, anche se la persona amata se n’è andata per sempre”.
Prima la delusione
Il Vangelo (cfr Gv 20,1-2.11-18) descrive la Maddalena mettendo subito in evidenza che “non era una donna di facili entusiasmi”. Infatti, dopo la prima visita al sepolcro, lei torna delusa nel luogo dove i discepoli si nascondevano; riferisce che la pietra è stata spostata dall’ingresso del sepolcro, e la sua prima ipotesi è la più semplice che si possa formulare: “qualcuno deve aver trafugato il corpo di Gesù”. Così il primo annuncio che Maria porta non è quello della risurrezione, ma “di un furto che ignoti hanno perpetrato, mentre tutta Gerusalemme dormiva”.
Poi la speranza
Poi i Vangeli raccontano di un secondo viaggio della Maddalena verso il sepolcro di Gesù: “Era testarda lei! E’ andata, è tornata … perché non si convinceva! Questa volta il suo passo è lento, pesantissimo. Maria soffre doppiamente: anzitutto per la morte di Gesù, e poi per l’inspiegabile scomparsa del suo corpo”.
E’ mentre sta china vicino alla tomba, con gli occhi pieni di lacrime, che Dio la sorprende nella maniera più inaspettata. L’evangelista Giovanni sottolinea quanto sia persistente la sua cecità: “non si accorge della presenza di due angeli che la interrogano, e nemmeno s’insospettisce vedendo l’uomo alle sue spalle, che lei pensa sia il custode del giardino. E invece scopre l’avvenimento più sconvolgente della storia umana quando finalmente viene chiamata per nome: ‘Maria!’”.
Dio chiama anche noi per nome
“Provate a pensare anche voi - è l’invito del Papa - in questo istante, col bagaglio di delusioni e sconfitte che ognuno di noi porta nel cuore, che c’è un Dio vicino a noi che ci chiama per nome e ci dice: ‘Rialzati, smetti di piangere, perché sono venuto a liberarti!’. E’ bello questo”.
“E Gesù la chiama: ‘Maria!’: la rivoluzione della sua vita, la rivoluzione destinata a trasformare l’esistenza di ogni uomo e donna, comincia con un nome che riecheggia nel giardino del sepolcro vuoto”.
“Com’è bello pensare che la prima apparizione del Risorto sia avvenuta in un modo così personale! Che c’è qualcuno che ci conosce, che vede la nostra sofferenza e delusione, e che si commuove per noi, e ci chiama per nome”. È una legge che troviamo scolpita in molte pagine del Vangelo. Intorno a Gesù ci sono tante persone che cercano Dio; ma la realtà più prodigiosa è che, molto prima, c’è anzitutto Dio “che si preoccupa per la nostra vita, che la vuole risollevare, e per fare questo ci chiama per nome, riconoscendo il volto personale di ciascuno”. “Ogni uomo è una storia di amore che Dio scrive su questa terra. Ognuno di noi è una storia di amore di Dio. Ognuno di noi Dio chiama con il proprio nome: ci conosce per nome, ci guarda, ci aspetta, ci perdona, ha pazienza con noi. E’ vero o non è vero? Ognuno di noi fa questa esperienza”.
Dio è un sognatore
“Gesù - ha proseguito - non è uno che si adatta al mondo, tollerando che in esso perdurino la morte, la tristezza, l’odio, la distruzione morale delle persone… Il nostro Dio non è inerte, ma il nostro Dio – mi permetto la parola – è un sognatore: sogna la trasformazione del mondo, e l’ha realizzata nel mistero della Risurrezione”.
Maria vorrebbe abbracciare il suo Signore, ma Lui è ormai orientato al Padre celeste, mentre lei è inviata a portare l’annuncio ai fratelli. E così quella donna, “che prima di incontrare Gesù era in balìa del maligno” (cfr Lc 8,2), ora è diventata “apostola della nuova e più grande speranza”.
“La sua intercessione - ha concluso - ci aiuti a vivere anche noi questa esperienza: nell’ora del pianto, e nell’ora dell’abbandono, ascoltare Gesù Risorto che ci chiama per nome, e col cuore pieno di gioia andare ad annunciare: ‘Ho visto il Signore!’ (v. 18). Ho cambiato vita perché ho visto il Signore! Adesso sono diverso da prima, sono un’altra persona. Sono cambiato perché ho visto il Signore. Questa è la nostra forza e questa è la nostra speranza”.
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