Il Papa: la mondanità è un buco nero che ingoia il bene
Al Giubileo dei catechisti l’invito del Papa a non essere tristi, nè profeti di sventura: “Gesù ti ama, ti sta accanto e ti attende ogni giorno”. All’Angelus la preghiera per i sacerdoti sequestrati in Messico
“Il Signore Gesù è risorto, il Signore Gesù ti ama, per te ha dato la sua vita; risorto e vivo, ti sta accanto e ti attende ogni giorno”. Questo è il primo annuncio, il centro della fede, l’annuncio pasquale. Papa Francesco lo ha ricordato ai catechisti riuniti in Piazza San Pietro per celebrare il loro Giubileo: “Non ci sono contenuti più importanti, nulla è più solido e attuale. Ogni contenuto della fede diventa bello se resta collegato a questo centro. Invece, se si isola, perde senso e forza”.
Siamo chiamati sempre a vivere e annunciare la novità dell’amore del Signore: “Gesù ti ama veramente, così come sei. Fagli posto: nonostante le delusioni e le ferite della vita, lasciagli la possibilità di amarti. Non ti deluderà”.
La mondanità è come un buco nero
Il Vangelo di questa Domenica ci aiuta a capire che cosa vuol dire amare, soprattutto ad evitare alcuni rischi. Nella parabola c’è un uomo ricco, che non si accorge di Lazzaro, un povero che «stava alla sua porta» (Lc 16,20). Questo ricco, in realtà, non fa del male a nessuno, non si dice che è cattivo. “Ha però - ha osservato il Papa - un’infermità più grande di quella di Lazzaro, che pure era coperto di piaghe: questo ricco soffre di una forte cecità, perché non riesce a guardare al di là del suo mondo, fatto di banchetti e bei vestiti”. Non vede oltre la porta di casa sua, dove giace Lazzaro, perché non gli interessa quello che succede fuori. “Non vede con gli occhi” perché “non sente col cuore”.
Nel suo cuore è entrata la mondanità “che anestetizza l’anima”. La mondanità è come un “buco nero che ingoia il bene”, che “spegne l’amore”, perché “fagocita tutto nel proprio io”.
Allora si vedono solo le apparenze e non ci si accorge degli altri, perché si diventa indifferenti a tutto. Chi soffre questa grave cecità assume spesso comportamenti “strabici”: “guarda con riverenza le persone famose, di alto rango, ammirate dal mondo, e distoglie lo sguardo dai tanti Lazzaro di oggi, dai poveri e dai sofferenti che sono i prediletti del Signore”.
Il cristiano deve fare la storia!
“Ma il Signore - ha proseguito Francesco - guarda a chi è trascurato e scartato dal mondo”. Lazzaro è l’unico personaggio, in tutte le parabole di Gesù, ad essere chiamato per nome. Il suo nome vuol dire: “Dio aiuta”. “Dio non lo dimentica, lo accoglierà nel banchetto del suo Regno, insieme ad Abramo, in una ricca comunione di affetti”. L’uomo ricco, invece, nella parabola non ha neppure un nome; la sua vita cade dimenticata “perché chi vive per sé non fa la storia. E un cristiano deve fare la storia! Deve uscire da sé stesso, per fare la storia! Ma chi vive per sé non fa la storia”. L’insensibilità di oggi scava abissi invalicabili per sempre. “E noi siamo caduti, in questo momento, in questa malattia dell’indifferenza, dell’egoismo, della mondanità”.
Non essere profeti di sventura
C’è un altro particolare nella parabola, un contrasto: “La vita opulenta di quest’uomo senza nome è descritta come ostentata: tutto in lui reclama bisogni e diritti. Anche da morto insiste per essere aiutato e pretende i suoi interessi. La povertà di Lazzaro, invece, si esprime con grande dignità: dalla sua bocca non escono lamenti, proteste o parole di disprezzo”. È un insegnamento valido: “come servitori della parola di Gesù siamo chiamati a non ostentare apparenza e a non ricercare gloria; nemmeno possiamo essere tristi o lamentosi”.
Ed ecco il richiamo di Francesco: “Non siamo profeti di sventura che si compiacciono di scovare pericoli o deviazioni; non gente che si trincera nei propri ambienti, emettendo giudizi amari sulla società, sulla Chiesa, su tutto e tutti, inquinando il mondo di negatività. Lo scetticismo lamentevole non appartiene a chi è familiare con la Parola di Dio”.
Non rimandare
Chi annuncia la speranza di Gesù “è portatore di gioia e vede lontano”, ha orizzonti, “non ha un muro che lo chiude”; vede lontano perché “sa guardare al di là del male e dei problemi”. Al tempo stesso vede bene da vicino, perché “è attento al prossimo e alle sue necessità”. Il Signore oggi ce lo chiede: “dinanzi a tanti Lazzaro che vediamo, siamo chiamati a inquietarci, a trovare vie per incontrare e aiutare, senza delegare sempre ad altri o dire: - ti aiuterò domani, oggi non ho tempo, ti aiuterò domani - . E questo è un peccato”. Il tempo per soccorrere gli altri è tempo donato a Gesù: “è amore che rimane: è il nostro tesoro in cielo, che ci procuriamo qui sulla terra”.
“Cari catechisti e cari fratelli e sorelle - ha concluso Francesco - il Signore ci dia la grazia di essere rinnovati ogni giorno dalla gioia del primo annuncio: Gesù è morto e risorto, Gesù ci ama personalmente! Ci doni la forza di vivere e annunciare il comandamento dell’amore, superando la cecità dell’apparenza e le tristezze mondane. Ci renda sensibili ai poveri, che non sono un’appendice del Vangelo, ma una pagina centrale, sempre aperta davanti a tutti”.
Il ricordo del Beato Engelmar Unzeitig
All’Angelus il Papa ha ricordato la Beatificazione di Engelmar Unzeitig, avvenuta ieri a ieri, a Würzburg, in Germania. Sacerdote della Congregazione dei Missionari di Mariannhill, ucciso “in odio alla fede” nel campo di sterminio di Dachau, “egli all’odio contrappose l’amore, alla ferocia rispose con la mitezza. Il suo esempio ci aiuti ad essere testimoni di carità e di speranza anche in mezzo alle tribolazioni”.
La preghiera per i sacerdoti sequestrati in Messico
Il pensiero del Papa è poi andato al Messico, dove lo scorso lunedì sono stati assassinati due sacerdoti: Alejo Naborì e Jose Alfredo Jimenez, ed un terzo, José Alfredo Lopez Guillen, è stato sequestrato: “Mi associo ben volentieri ai Vescovi del Messico nel sostenere l’impegno della Chiesa e della società civile in favore della famiglia e della vita, che in questo tempo richiedono speciale attenzione pastorale e culturale in tutto il mondo. E inoltre assicuro la mia preghiera per il caro popolo messicano, perché cessi la violenza che in questi giorni ha colpito anche alcuni sacerdoti”.
Il saluto alle persone sorde
Oggi ricorre la Giornata Mondiale del Sordo. Il Papa ha salutato “tutte le persone sorde, qui pure rappresentate”, e le ha incoraggiate a dare il loro contributo “per una Chiesa e una società sempre più capaci di accogliere tutti”.
L’augurio ai catechisti
Infine uno speciale saluto ai catechisti: “Carissimi catechisti! Grazie del vostro impegno nella Chiesa al servizio dell’evangelizzazione, nella trasmissione della fede. La Madonna vi aiuti a perseverare nel cammino della fede e a testimoniare con la vita ciò che trasmettete nella catechesi”.
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