Il Papa: la Santissima Trinità è Amore smisurato
All’Angelus la riflessione sull’Amore di Dio, che riscatta l’uomo dall’infedeltà. E l’esempio della Beata Itala Mela
“Dio è tutto e solo Amore, in una relazione sussistente che tutto crea, redime e santifica: Padre e Figlio e Spirito Santo: Gesù ci ha manifestato il volto di Dio, Uno nella sostanza e Trino nelle persone”. Nella domenica della Santissima Trinità, Papa Francesco, all’Angelus, ci parla di un Dio “misericordioso”, “pietoso” e “ricco di grazia” perché si offre a noi per colmare i nostri limiti e le nostre mancanze, per perdonare i nostri errori, per riportarci sulla strada della giustizia e della verità.
La Santissima Trinità attraverso gli occhi di San Paolo
Per introdurre il mistero della Santissima Trinità, il Papa riprende la che San Paolo riservò ai corinti: “La grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi” (2 Cor 13,13). Un frutto dell’esperienza personale che l’Apostolo delle genti fece dell’amore di Dio: quell’amore che Cristo risorto gli ha rivelato, che ha trasformato la sua vita e lo ha “spinto” a portare il Vangelo in tutto il mondo. “Siate gioiosi - prosegue San Paolo - tendete alla perfezione, fatevi coraggio a vicenda, […] vivete in pace”. La comunità cristiana, pur con tutti i limiti umani, può diventare un riflesso della comunione della Trinità, della sua bontà, della sua bellezza. Ma questo – come lo stesso Paolo testimonia – passa necessariamente attraverso l’esperienza della misericordia di Dio, del suo perdono.
L’Amore di Dio, che riscatta l’uomo dall’infedeltà
E’ ciò che accade agli ebrei nel cammino dell’esodo. Quando il popolo infranse l’alleanza, Dio si presentò a Mosè nella nube per rinnovare quel patto, proclamando il proprio nome e il suo significato. Così dice: “Il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà” (Es 34,6). Questo nome esprime che “Dio non è lontano e chiuso in sé stesso”, ma è “Vita che vuole comunicarsi”, è apertura, è “Amore che riscatta l’uomo dall’infedeltà”.
E il Vangelo di oggi “mette in scena” Nicodemo, il quale, pur occupando un posto importante nella comunità religiosa e civile del tempo, “non ha smesso di cercare Dio”. Non pensò: “Sono arrivato”, non ha smesso di cercare Dio; ed ora “ha percepito l’eco della sua voce in Gesù”. Nel dialogo notturno con il Nazareno, Nicodemo comprende finalmente di essere già cercato e atteso da Dio, di essere da Lui personalmente amato. “Dio sempre ci cerca prima - è il commento di Francesco - ci attende prima, ci ama prima. È come il fiore del mandorlo; così dice il Profeta: Fiorisce prima” (cfr Ger 1,11-12). Così infatti gli parla Gesù: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna” (Gv 3,16).
Che cos’è questa vita eterna?
È l’amore smisurato e gratuito del Padre che Gesù ha donato sulla croce, offrendo la sua vita per la nostra salvezza. E questo amore con l’azione dello Spirito Santo ha “irradiato una luce nuova sulla terra e in ogni cuore umano che lo accoglie”; una luce “che rivela gli angoli bui”, “le durezze che ci impediscono di portare i frutti buoni della carità e della misericordia”.
“Ci aiuti la Vergine Maria - conclude il Santo Padre - ad entrare sempre più, con tutto noi stessi, nella Comunione trinitaria, per vivere e testimoniare l’amore che dà senso alla nostra esistenza”.
Dopo l'Angelus il Papa ha rircordato che ieri, a La Spezia, è stata proclamata Beata Itala Mela: “Cresciuta in una famiglia lontana dalla fede, nella giovinezza si professò atea, ma si convertì in seguito ad una intensa esperienza spirituale”. Si impegnò tra gli universitari cattolici; divenne poi Oblata benedettina e compì un percorso mistico centrato sul mistero della Santissima Trinità, che oggi in modo speciale celebriamo. “La testimonianza della nuova Beata ci incoraggi, durante le nostre giornate, a rivolgere spesso il pensiero a Dio Padre, Figlio e Spirito Santo che abita nella cella del nostro cuore”.
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