Il Papa in Sri Lanka "Rispettare i diritti e la dignità di ogni uomo"

Il Papa al Corpo diplomatico prima del suo viaggio in Estremo Oriente e le prima parole in Sri Lanka

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Il Papa in Sri Lanka "Rispettare i diritti e la dignità di ogni uomo"

«La cultura dello scarto non risparmia niente e nessuno, dalle creature agli esseri umani e perfino a Dio, e finisce per generare violenza e morte. Ne abbiamo una triste eco in numerosi fatti della cronaca quotidiana, non ultima la tragica strage avvenuta a Parigi alcuni giorni fa». In sostanza gli altri «non sono più percepiti come esseri di pari dignità, come fratelli e sorelle in umanità, ma vengono visti come oggetti e  l’essere umano da libero diventa schiavo delle mode, del potere, del denaro, di forme fuorviate di religione».

Lunedì 13 gennaio, pochi giorni dopo il massacro in Francia e la strage continua che insanguinala Nigeria, di fronte alle tensioni e ai conflitti che lacerano il mondo, Papa Francesco rilancia l’esortazione alla pace e alla riconciliazione. Lo fa nell’incontro per gli auguri di inizio anno con il Corpo diplomatico accreditato pressola Santa Sede: sono rappresentati 180 Stati, poi l’Unione Europea, l’Ordine di Malta, ela Missionespeciale della Palestina. E lo fa anche con il viaggio in Oriente che dal 13 sera al 19 gennaio lo porta in Sri Lanka e nelle Filippine

Parte dal drammatico rifiuto «di cui Gesù è oggetto» per denunciare  «le molteplici schiavitù moderne che nascono da un cuore corrotto, incapace di vedere e operare il bene e di perseguire la pace». La conseguenza è il  «continuo dilagare dei conflitti, una vera e propria guerra mondiale combattuta a pezzi».

Analizza la situazione di alcuni Paesi. Per l’Ucraina auspica che «attraverso il dialogo, si consolidino gli sforzi per fare cessare le ostilità». Per il Medio Oriente ricorda  il suo viaggio nel maggio 2014 che l’ha portato in Terra Santa, «per la quale non ci stancheremo mai di invocare la pace» e la ripresa del negoziato israelo-palestinese in modo che «la soluzione di due Stati diventi effettiva», soluzione che Israele non vuole. In Siria e Iraq, sotto le nere bandiere del Califfato, dilaga «il terrorismo di matrice fondamentalista, conseguenza della cultura dello scarto applicata a Dio: il fondamentalismo religioso, prima ancora di scartare gli esseri umani, perpetrando orrendi massacri, rifiuta Dio stesso, relegandolo a un mero pretesto ideologico». In Medio Oriente continua «l’ingiusta aggressione che colpisce i cristiani e altri gruppi etnici e religiosi», come gli yazidi. Papa Bergoglio auspica che la comunità internazionale blocchi le violenze e che «i leader religiosi, politici e intellettuali, specie musulmani, condannino qualsiasi interpretazione fondamentalista ed estremista della religione, volta a giustificare gli atti di violenza».

Una brutalità che miete vittime fra i più piccoli e gli indifesi in Pakistan: prega per gli oltre 100 bambini trucidati con inaudita violenza e pensa «alla Nigeria, dove non cessano le violenze che colpiscono indiscriminatamente la popolazione, ed è in continua crescita il tragico fenomeno dei sequestri di persone, sovente di giovani ragazze rapite per essere fatte oggetto di mercimonio. È un esecrabile commercio che non può continuare». Conflitti bruciano vari Paesi dell’Africa: Libia, Repubblica Centroafricana, Sud Sudan e Sudan, Corno d’Africa, Repubblica Democratica del Congo.

I conflitti «portano con sé l’altro orrendo crimine che è lo stupro», perpetrato anche dove non c’è guerra: «È una gravissima offesa alla dignità della donna, che non solo viene violata nell’intimità del suo corpo, ma pure nella sua anima, con un trauma che difficilmente potrà essere cancellato e le cui conseguenze sono anche di carattere sociale». Vittime dello scarto sono i malati di Ebola, che in Africa ha falcidiato oltre seimila vite - ringrazia operatori sanitari, religiosi e volontari impegnati nelle cure -; i profughi e i rifugiati che lasciano le loro terre non tanto per un futuro migliore «ma semplicemente per un futuro poiché rimanere può significare morte certa»; le persone che hanno perso la vita «in viaggi disumani, sottoposte ad angherie di veri e propri aguzzini avidi di denaro, e molti di quei migranti sono bambini soli. È necessario un cambio di atteggiamento nei loro confronti, per passare dal disinteresse e dalla paura alla sincera accettazione dell’altro» e occorre «agire sulle cause e non solo sugli effetti».

Ci sono anche tanti «esiliati nascosti» nelle case e nelle famiglie: anziani, disabili, giovani, ritenuti un peso o scartati perché si negano loro concrete prospettive lavorative. «Non esiste peggiore povertà di quella che priva del lavoro e della dignità del lavoro e che rende il lavoro una forma di schiavitù». Anche la famiglia «è non di rado fatta oggetto di scarto, a causa di una sempre più diffusa cultura individualista ed egoista che rescinde i legami e tende a favorire il drammatico fenomeno della denatalità, nonché di legislazioni che privilegiano diverse forme di convivenza piuttosto che sostenere adeguatamente la famiglia per il bene di tutta la società».

Intere fasce della popolazione – osserva con acume - «hanno letteralmente perso il senso del vivere», afflitte dalla crisi economica «che genera sfiducia e favorisce la conflittualità sociale», come in Italia dove c’è un «perdurante clima di incertezza sociale, politica ed economica: il popolo italiano non ceda al disimpegno e alla tentazione dello scontro, ma riscopra quei valori di attenzione reciproca e solidarietà che sono alla base della sua cultura e della convivenza civile, e sono sorgenti di fiducia tanto nel prossimo quanto nel futuro, specie per i giovani».

Per il viaggio in Asia auspica la ripresa del dialogo tra le due Coree. Ricorda che «la cultura dell’incontro è possibile». Porta come esempi il riavvicinamento tra Stati Uniti e Cuba, grazie anche alla spinta del primo Papa americano; la decisione Usa di chiudere il carcere degli orrori a Guantanamo; spiragli di speranza vede in Burkina Faso, Filippine, Colombia, Venezuela e per un’intesa sul nucleare dell’Iran. Per i 70 anni della nascita nel 1945 dell’Onu auspica la stesura nei prossimi mesi dell’Agenda di sviluppo post-2015 e l’elaborazione di un nuovo urgente accordo sul clima.

Con un richiamo alla riconciliazione e alla convivenza, la richiesta che siano rispettati i diritti di tutti e che tutte le componenti del paese possano esprimersi, ha iniziato il suo viaggio Papa Francesco. Sbarcato dall'aereo, Bergoglio nel suo primo discorso all'aeroporto di Colombo ha ricordato il triste passato dello Sri Lanka, con la guerra civile durata un quarto di secolo, e non ha dimenticato le ferite ancora aperte.

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