Il Papa in Messico in difesa delle famiglie
Papa Francesco ha incontrato le famiglie messicane nello stadio di Tuxtla Gutiérrez. Tra di loro: una coppia di divorziati e risposati, una madre single, un adolescente disabile.
“Preferisco una famiglia ferita che ogni giorno cerca di coniugare l’amore, a una società malata per la chiusura e la comodità della paura di amare”. “Preferisco una famiglia che una volta dopo l’altra cerca di ricominciare a una società narcisistica e ossessionata dal lusso e dalle comodità”. “Io preferisco una famiglia con la faccia stanca per i sacrifici ai volti imbellettati che non sanno di tenerezza e compassione”.
La famiglia che, come la Chiesa “incidentata” e “ospedale da campo”, si mette continuamente in gioco senza paura di sporcarsi le mani, è l’esempio che il Papa ha mostrato al Messico ed al mondo intero come modello per superare gli ostacoli del nostro tempo e vincere le “colonizzazioni ideologiche” che oggi la vorrebbero indebolire.
Per rafforzare questa immagine Francesco ha anche narrato un simpatico aneddoto riguardante una grande attrice latinoamericana che, avendo superato i 70 anni, “aveva già un po’ di rughe”. Per continuare a lavorare le avevano consigliato di “aggiustarsi” e lei rispose: “Queste rughe mi sono toccate molti sforzi, una vita piena, sono le impronte della mia storia… non ho intenzione di toccarle”.
Manuel, 14 anni, in sedia a rotelle
Manuel si è ammalato di distrofia muscolare all’età di cinque anni. Eppure non si è mai perso d’animo. “Ora esco con la mia sedia a rotelle per evangelizzare e lo faccio con grande allegria, invitando molti adolescenti a conoscere l’amore di Dio”. Manuel ha raccontato di come la sua famiglia abbia riscoperto Dio, proprio grazie alla sua malattia: “da quando abbiamo iniziato ad andare a Messa tutto è cambiato in meglio”. Il padre, che sorreggeva emozionato il foglietto con gli appunti davanti agli occhi di Manuel, a queste parole ha alzato gli occhi ed ha annuito con decisione.
“Manuel - ha risposto Papa Francesco - grazie per la tua testimonianza e soprattutto per il tuo esempio. Mi ha colpito quell’espressione che hai usato: dare coraggio (echarle ganas), come l’atteggiamento che hai assunto dopo aver parlato con i tuoi genitori. Hai iniziato a dare coraggio alla vita, dare coraggio alla tua famiglia, dare coraggio tra i tuoi amici e dare coraggio anche a noi qui riuniti. Credo che questo sia ciò che lo Spirito Santo vuole sempre fare in mezzo a noi: dare coraggio, regalarci motivi per continuare a scommettere, sognare e costruire una vita che sappia di casa, di famiglia”.
Dio non può fare altrimenti
E questo “è ciò che Dio Padre ha sempre immaginato e per il quale fin dai tempi antichi ha combattuto”. Quando tutto sembrava perduto quella sera nel giardino dell’Eden, Dio Padre “ha dato coraggio a quella giovane coppia e le ha mostrato che non tutto era perduto”. Quando il popolo di Israele sentiva che non c’era più un senso nell’attraversare il deserto, Dio Padre “lo ha incitato ad avere coraggio con la manna”. Quando venne la pienezza dei tempi, Dio Padre “ha dato coraggio all’umanità per sempre dandoci il suo Figlio”.
“Allo stesso modo - ha aggiunto Papa Francesco - tutti noi che siamo qui abbiamo fatto esperienza che, in molti momenti e in forme differenti, Dio Padre ha dato coraggio alla nostra vita. Possiamo dunque chiederci il perché. Perché non può fare altrimenti. È capace di darci coraggio. Perché? Perché il suo nome è amore, il suo nome è dono gratuito, il suo nome è dedizione, il suo nome è misericordia”.
La tentazione dell’aborto
Beatriz è una infermiera. È la terza di 12 figli, ed è una madre single rimasta incinta quando era ancora adolescente. Essendo un’infermiera ha avuto più volte l’opportunità di abortire “ma Dio mi ha aiutato a non attentare mai contro la vita dei miei figli”. La lotta è sempre stata difficile, perché “la precarietà, la solitudine, la difficoltà a crescere i figli da sola hanno fatto sì che l’aborto si presentasse sempre come la tentazione di facile risoluzione dei problemi”.
I divorziati risposati
Humberto e Lucy sono sposati civilmente da 16 anni. Lucy ha un altro matrimonio alle spalle e porta con sè tre bambini che arrivano dalla prima unione. Humberto e Lucy hanno un figlio di 11 anni che fa il chierichetto. Entrambi fanno parte del gruppo DVC (Divorciados Vueltos a Casar, divorziati risposati), che si occupa di favorire l’inserimento dei divorziati risposati nella vita della Chiesa. La coppia è impegnata in molteplici attività di volontariato.
“Non possiamo prendere la comunione - ha raccontato Humberto - ma ci comunichiamo attraverso il fratello che soffre, il fratello infermo, il fratello privato della sua libertà. Cerchiamo il modo di trasmettere l’amore di Dio che abbiamo sentito, visitiamo gli infermi e li incoraggiamo dicendogli che Dio sta con loro”.
La precarietà e l’isolamento
Riferendosi alla testimonianza di Beatriz, Papa Francesco ha osservato: “la precarietà non solo minaccia la stomaco (e questo è già molto), ma può minacciare perfino l’anima, ci può demotivare, toglierci forza e tentarci con strade o alternative di apparente soluzione ma che alla fine non risolvono nulla. C’è una precarietà che può essere molto pericolosa, che può insinuarsi in noi senza che ce ne accorgiamo, ed è la precarietà che nasce dalla solitudine e dall’isolamento. E l’isolamento è sempre un cattivo consigliere”.
“Precarietà ed isolamento - ha detto il Papa - si combattono attraverso leggi che proteggano e garantiscano il minimo necessario affinché ogni famiglia e ogni persona possa crescere attraverso lo studio e un lavoro dignitoso”.
Un altro modo è l’impegno personale “come hanno ben sottolineato le testimonianze di Humberto e Claudia quando ci hanno detto che stavano cercando di trasmetterci l’amore di Dio che avevano sperimentato nel servizio e nell’assistenza agli altri”. “Leggi e impegno personale - ha concluso Francesco - sono un buon abbinamento per spezzare la spirale della precarietà”.
La preghiera ed il rinnovo delle promesse
Al termine dell’incontro il Papa ha invitato i fedeli che affollavano lo stadio a pregare: “Voi, cari messicani, avete un di più, correte avvantaggiati. Avete la Madre, la Madonna di Guadalupe. Lei è sempre pronta a difendere le nostre famiglie, il nostro futuro, è sempre pronta a darci coraggio donandoci il suo Figlio. Per questo vi invito a prenderci per mano e dire tutti insieme: Ave Maria…”.
Dopo aver chiesto a tutte le coppie presenti di rinnovare “ciascuno in cuor suo” le promesse matrimoniali, il Papa ha invocato la protezione di San Giuseppe, custode fedele e silenzioso della famiglia.
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