Il Papa i migranti ci interpellano: Europa e mondo occidentale non devono perdere i principi di umanità

Il Papa al Corpo Diplomatico, 180 i paesi in relazione con la Santa Sede. Un discorso per vincere l'indifferenza

Il Papa i migranti ci interpellano: Europa e mondo occidentale non devono perdere i principi di umanità

Incentrato su rifugiati, profughi e vittime delle guerre e della fame è il lungo e appassionato discorso che Papa Francesco rivolge l’11 gennaio 2016 al Corpo diplomatico nella Sala Regia del Palazzo Apostolico. Ringrazia l'Italia per i salvataggi in mare e per l'accoglienza; difende a spada tratta la dignità umana; incoraggia nazioni e organizzazioni internazionali a risolvere le situazioni di crisi e di conflitto; ribadisce che per costruire la pace, sconfiggere la miseria, proteggere l’ambiente bisogna vincere l’indifferenza e «ribaltare la cultura dello scarto» per non «assuefarci ai drammi di tante persone».

ASCOLTATE IL GRIDO DEI POVERI - Anche oggi, come duemila anni fa, «udiamo il grido di Rachele che piange i suoi figli perché non sono più» (Matteo 2,13-23). Bergoglio commenta: «È la voce delle migliaia di persone che piangono in fuga da guerre orribili, persecuzioni e violazioni dei diritti umani, instabilità politica o sociale. Sono costretti a fuggire per evitare barbarie indicibili su persone indifese, bambini e disabili, o il martirio per la sola appartenenza religiosa; fuggono dalla miseria estrema; scappano dal degrado, anche quello provocato dai cambiamenti climatici. La fame resta una delle piaghe più gravi». Il Pontefice si chiede: «Come non vedere in tutto ciò il frutto di quella cultura dello scarto che sacrifica uomini e donne agli idoli del profitto e del consumo?». Tutto questo perché le persone non sono più avvertite come un valore primario: questo vale soprattutto per i nascituri e gli anziani.

ROVESCIARE LA CULTURA DELLO SCARTO – Constata amaramente Bergoglio: «Siamo diventati insensibili a ogni forma di spreco, a partire da quello alimentare, quando ci sono persone e famiglie che soffrono fame e malnutrizione». La Santa Sede appoggia il primo Vertice umanitario mondiale, convocato dall’Onu nel maggio 2016: «Occorre un impegno comune che rovesci la cultura dello scarto e dell’offesa della vita, affinché non vengano sacrificate altre vite per la mancanza di risorse e di volontà politica mentre l’arroganza dei potenti strumentalizza i deboli, riducendoli a oggetti». Indica le piaghe dell’immigrazione clandestina quando i migranti sono costretti «a rivolgersi a chi pratica la tratta o il contrabbando di esseri umani»; rinnova l’appello «a fermare il traffico di persone, che mercifica gli esseri umani»; ricorda « bambini morti in mare, vittime della spregiudicatezza degli uomini»; rimarca i molti «cristiani che sempre più massicciamente abbandonano le proprie terre, che pure hanno abitato fin dalle origini», in particolare quelli del Medio Oriente.

FERMARE LE TRAGEDIE COSTRUIRE LA PACE – Le sagge politiche migratorie «dovrebbero aiutare l’integrazione dei migranti nei Paesi di accoglienza e favorire lo sviluppo dei Paesi di provenienza». Il Papa si riferisce alla frontiera tra Messico e Stati Uniti e a quanto accade in Europa «con un imponente flusso di profughi che non ha precedenti». I migranti che vengono da Asia e Africa «vedono nell’Europa un punto di riferimento per principi come l’uguaglianza e l’inviolabilità della dignità. Ma i massicci sbarchi sembrano far vacillare l’accoglienza» da parte di popolazioni  esasperate «dalla dilagante minaccia del terrorismo internazionale». Il Papa ringrazia Stati e Organizzazioni umanitarie impegnate tra i migranti in Libano, Giordania, Turchia, Grecia e «una particolare riconoscenza» esprime all’Italia «che ha salvato molte vite nel Mediterraneo. Auspico che il senso di ospitalità e solidarietà che contraddistingue il popolo italiano non venga affievolito dalle inevitabili difficoltà».

NON SI UCCIDE NEL NOME DI DIO -  Estremismo e fondamentalismo trovano terreno fertile nella strumentalizzazione della religione per fini di potere, nel vuoto di ideali, nella perdita d’identità anche religiosa «che drammaticamente connota l’Occidente». Da questo vuoto «nasce la paura che spinge a vedere l’altro come un pericolo e un nemico, a chiudersi in sé stessi e ad arroccandosi». Francesco sottolinea che la pacifica convivenza è possibile «laddove è riconosciuta la libertà religiosa» e ancora «chi dice di credere in Dio dev’essere anche uomo e donna di pace e di misericordia giacché non si può mai uccidere nel nome di Dio. Solo una forma ideologica e deviata di religione può pensare di rendere giustizia nel nome dell’Onnipotente, deliberatamente massacrando persone inermi» come negli attentati terroristici in Africa, Europa e Medio Oriente.

180 PAESI IN RELAZIONE CON LA SANTA SEDE – Il 2015 registra accordi positivi: sul clima alla Conferenza di Parigi «per salvaguardare la nostra amata Terra»; l’intesa sul nucleare iraniano. Auspica la soluzione politica del conflitto in Siria, della crisi israelo-palestinese, della situazione in Libia, Medio Oriente, Golfo Persico, in tanti Paesi africani. Sono 180 gli Stati che intrattengono relazioni diplomatiche con la Santa Sede. Non vogliono avere rapporti 8 Paesi di fatto sotto una dittatura islamica di famiglie o di tribù – Arabia Saudita, Afghanistan, Brunei, Comore, Maldive, Mauritania, Oman, Somalia – e 5 sotto le dittature comuniste - Cina, Corea del Nord, Birmania, Laos, Vietnam – e infine Bhutan, Botswana e Tuvalu.Hanno rapporti Unione Europea, Sovrano Militare Ordine di Malta, Missione permanente dello Stato di Palestina. Il 4 giugno 2015 la Santa Sede è diventata osservatore presso la Comunità caraibica (Caricom); il 1° aprile è stata firmata la convenzione tra Santa Sede e Repubblica Italiana in materia fiscale; il 10 giugno l’accordo tra Santa Sede e gli Stati Uniti d’America per l’osservanza internazionale degli obblighi fiscali e attuare la Foreign Account Tax Compliance Act (Fatca); il 26 giugno accordo globale tra Santa Sede e Stato di Palestina; il 14 agosto accordo tra Santa Sede e la Repubblica democratica di Timor-Leste sullo statuto giuridico della Chiesa cattolica; il 22 giugno 2015 accordo tra Santa Sede e Repubblica del Ciad sullo statuto giuridico della Chiesa cattolica; il 10 novembre memorandum tra la Segreteria di Stato e il Ministero degli Esteri del Kuwait per consultazioni bilaterali.

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