Il Papa contro difetti e tentazioni, cammino di conversione di tutti
La prima domenica di Quaresima del Papa "mentre attraversiamo il deserto quaresimale teniamo lo sguardo alla Pasqua, vittoria definitiva". Sabato l'incontro con le diocesi di realtà colpite dalla criminalità e la diplomazia vaticana per la pace e la convivenza tra i popoli
Mafiosi e malavitosi, aprite il cuore a Cristo, convertitevi e scegliete il bene, la religiosità esteriore non vi fa veri credenti perché non siete cristiani. Come non è cristiano staccare un assegno alla parrocchia e poi praticare il lavoro nero o non pagare i contributi per i dipendenti. In tempo di Quaresima Papa Francesco invita a una conversione reale i cristiani come i malavitosi senza camuffarsi dietro il velo dell’ipocrisia
Al «Papa della misericordia» non interessa tanto lanciare la scomunica ma che i malavitosi si convertano. Parlando il 21 febbraio ai pellegrini della diocesi calabrese di Cassano all'Jonio, guidati dal vescovo Nunzio Galantino – che è anche segretario della Conferenza episcopale italiana – che lo ringraziano della visita compiuta nella loro terra otto mesi fa, il 21 giugno 2014: «A quanti hanno scelto la via del male e sono affiliati a organizzazioni malavitose rinnovo il pressante invito alla conversione. Aprite il vostro cuore al Signore. Il Signore vi aspetta ela Chiesavi accoglie se, come pubblica è stata la vostra scelta di servire il male, chiara e pubblica è anche la vostra volontà di servire il bene».
Non si è cristiani se «si viola la dignità delle persone. Gesù i demoni non li invitava a pranzo, ma li cacciava via. I gesti esteriori di religiosità, non accompagnati da vera e pubblica conversione, non bastano per accreditare come credenti quanti, con la cattiveria e l’arroganza tipica dei malavitosi, fanno dell’illegalità il loro stile di vita». Papa Bergoglio è preoccupato, e non da oggi, per l’ambiente: «La bellezza della terra è un dono di Dio e un patrimonio da conservare e tramandare in tutto il suo splendore alle future generazioni. Pertanto occorre l’impegno coraggioso di tutti, a iniziare dalle istituzioni, affinché essa non sia sfregiata in maniera irreparabile da interessi meschini». Invita le comunità cristiane a essere «protagoniste di solidarietà, a non fermarsi di fronte a chi, per interesse personale, semina egoismo, violenza, ingiustizia. Opponetevi alla cultura di morte e siate testimoni del Vangelo della vita».
Non risparmia una battuta sul vescovo Galantino, impegnato sul doppio fronte della diocesi e ai vertici della Cei: «Ringrazio voi per averlo lasciato a disposizione della Conferenza episcopale l’anno scorso. Grazie tante! Ma pover’uomo, durante quest’anno va e viene, va e viene. Credo che sia il momento di pensare di darvi un altro pastore» e i pellegrini gridano in coro «Nooo!».
Papa Francesco chiede conversione rispetto a un altro peccato, un malcostume sociale diffusissimo: il lavoro in nero. Parlando alla Messa mattutina in Santa Marta il 20 febbraio è perentorio: «Non puoi fare offerte alla Chiesa sulle spalle dell'ingiustizia che fai con i tuoi dipendenti. È un peccato gravissimo usare Dio per coprire l'ingiustizia». Esemplifica «Se uno va a Messa la domenica e fala Comunione, gli si può chiedere: come è il rapporto con i tuoi dipendenti? Li paghi in nero? Paghi il salario giusto? Versi i contributi per la pensione e per la salute?». Invita i cristiani a vivere coerentemente l'amore a Dio e l'amore al prossimo perché non è cristiano dare un assegno alla Chiesa e poi comportarsi ingiustamente con i dipendenti: «Non va bene il digiuno, non mangiare la carne, se ma poi si litiga e si sfruttano gli operai».
Immagina il dialogo: «Tu fai elemosina?». «Sì, sì, sempre io invio un assegno alla Chiesa». «Ah, bene. Ma a casa tua, con quelli che dipendono da te - i figli, i nonni, i dipendenti - sei generoso, sei giusto? Tu non puoi fare offerte alla Chiesa sulle spalle dell’ingiustizia che fai con i tuoi dipendenti. Non è un buon cristiano quello che non fa giustizia con le persone che dipendono da lui e non è un buon cristiano quello che non si spoglia di qualcosa di necessario per dare a un altro che ha bisogno». Un altro esempio illuminante : «C’è chi, se ha bisogno di curarsi, va in ospedale e siccome è socio di una mutua subito viene visitato. È una cosa buona. Ma, dimmi, hai pensato a quelli che non hanno questo rapporto con l'ospedale e quando arrivano devono aspettare 7-8 ore, anche per una cosa urgente?».
In vista del prossimo vertice del G7, che si terrà in Baviera, nell’incontro tra Francesco e il cancelliere tedesco Angela Merkel si parla di povertà e fame, sfruttamento degli esseri umani, diritti della donna, salute, custodia del creato, diritti umani e libertà religiosa, la situazione in Europa e il dramma del conflitto in Ucraina.
L’Ucraina è il tema obbligato dell’incontro con i vescovi in «visita ad limina» di un Paese, che fa tanta gola allo «zar» di Mosca, Valdimir Putin, che ha scatenato l’offensiva con il non troppo recondito scopo di staccare la parte orientale del Paese, abitato in prevalenza da russi o filo-russi. Papa Francesco non entra in questa diatriba ma chiede di rispettare la tregua e la legalità internazionale, di dialogare e collaborare per una «pace possibile».
In queste terre i «drammi umani» stanno riscrivendo la storia con l’inchiostro della violenza, dopo aver polverizzato l’ennesimo tentativo di ragionare guardandosi negli occhi e non da dietro il mirino di un mitra o l’obice di un cannone. Con i vescovi greco-cattolico e latini Francesco parla della guerra che «continua a mietere vittime innocenti e a causare grandi sofferenze alla popolazione». Ricorda che non spetta ai vescovi «promuovere una concreta soluzione politica». Il vescovo è cittadino e pastore e dunque al primo posto deve esserci la gente: «Ascoltando il vostro popolo, voi vi fate solleciti verso i valori che lo caratterizzano: l’incontro, la collaborazione, la capacità di comporre le controversie, la ricerca della pace possibile». Riconosce «il diritto di esporre, anche in forma comune, il vostro pensiero circa i suoi destini, cioè di riaffermare i valori che costituiscono l’elemento coagulante della società ucraina:la Santa Sede è al vostro fianco per far comprendere i vostri diritti, le vostre preoccupazioni e i giusti valori evangelici che vi animano».
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