Il Papa condanna l'orribile strage di Parigi che ha gettato nello sgomento il mondo

Opporsi alla violenza; guarire le cause dell’odio, della malvagità e della crudeltà che insanguina il mondo, dalla Francia alla Nigeria; rifiutare le istigazione all’odio; lavorare per un’informazione rispettosa di tutte le religioni. Sono le linee guida suggerite da Papa Francesco e dalla Chiesa dopo le orribili stragi nella capitale francese e nel grande Paese africano.

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Il Papa condanna l'orribile strage di Parigi che ha gettato nello sgomento il mondo

IN NIGERIA CARnEFICINA SENZA PRECEDENTI - Il Paese più popoloso, multietnico e ricco dell’Africa, è flagellato dal terrorismo islamista che uccide, saccheggia, rapisce ragazze e ragazzi per nozze e conversioni forzate. Il gruppo fondamentalista islamico “Boko Haram” ha perpetrato un massacro su larga scala: ha completamente distrutto una città e diversi villaggi sulle rive del Lago Ciad nel nordest della Nigeria provocando circa duemila morti.

LA COMMOZIONE DI PAPA FRANCESCO - Con voce vibrante di commozione Papa Francesco, celebra Messa per le vittime dell’attacco di Parigi, condanna "l’orribile attentato", chiede di opporsi all’odio. L’attentato al settimanale satirico "Charlie Hebdo", nel centro della capitale, e la striscia di sangue che per giorni ha attraversato la Francia “ci fa pensare a tanta crudeltà umana; a tanto terrorismo, sia al terrorismo isolato, sia al terrorismo di Stato. Ma la crudeltà della quale è capace l’uomo! Preghiamo per le vittime di questa crudeltà. Tante! E chiediamo anche per i crudeli, perché il Signore cambi il loro cuore”. Dal Papa “la più ferma condanna per l’orribile attentato che ha seminato “la morte, gettando nella costernazione l’intera società francese, turbando profondamente tutte le persone amanti della pace, ben oltre i confini della Francia”. Dice il direttore della Sala Stampa vaticana padre Federico Lombardi: “Il Papa partecipa nella preghiera alla sofferenza dei feriti e delle famiglie dei defunti ed esorta tutti a opporsi con ogni mezzo al diffondersi dell’odio e di ogni forma di violenza, fisica e morale, che distrugge la vita umana, viola la dignità delle persone, mina radicalmente il bene fondamentale della convivenza pacifica fra le persone e i popoli, nonostante le differenze di nazionalità, di religione e di cultura. Qualunque possa esserne la motivazione, la violenza omicida è abominevole, non è mai giustificabile, la vita e la dignità di tutti vanno garantite e tutelate con decisione, ogni istigazione all’odio va rifiutata, il rispetto dell’altro va coltivato”.

IL CARDINALE E QUATTRO IMAM - “Scioccati per l’odioso attentato” sono il cardinale francese Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, e quattro imam francesi in visita in Vaticano. Una dichiarazione congiunta condanna la strage e ribadisce la necessità del dialogo tra persone di diverse fedi; invita “i credenti a manifestare attraverso l’amicizia e la preghiera la propria solidarietà verso le vittime e le loro famiglie. Senza la libertà di espressione il mondo è in pericolo”. Per questo “è imperativo opporsi all’odio e a tutte le forme di violenza che distruggono la vita umana”. Insieme al cardinale Tauran firmano la dichiarazione: Azzedine Gaci, rettore della moschea di Orhman a Villeurbanne; Tareq Oubrou, rettore della grande moschea di Bordeaux; Mohammed Moussaoui, presidente dell’Unione delle moschee francesi; Djelloul Seddiki, direttore dell’istituto Al Ghazali della grande moschea di Parigi.

INFORMAZIONE RISPETTOSA DELLE RELIGIONI - Considerando “l’impatto dei mezzi di comunicazione” il cardinale e gli imam invitano i responsabili dei media a offrire “un’informazione rispettosa delle religioni, dei loro fedeli e delle loro pratiche, promuovendo così una cultura dell’incontro. Il dialogo interreligioso permane la sola via da percorrere insieme per dissipare i pregiudizi”. In un’intervista alla “Radio Vaticana” Tauran esprime “profondo disgusto per questo tipo di azione, di crimine. E’ terribile che si possa pensare di risolvere i problemi con la violenza in nome di una religione. Credo che tutte le libertà siano minacciate. Il primo imperativo è opporsi all’odio e a ogni violenza volta a distruggere la vita umana, che violi la dignità della persona e che mini la coesistenza tra le persone e i popoli. Il dialogo interreligioso rimane l’unica via percorribile per dissipare i pregiudizi. Due sono le strade: il dialogo o la guerra. Siamo “condannati” al dialogo.

IL CALIFFATO FU ABOLITO NEL 1923 – Il 12 agosto 2014 il Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso emise una devera nota contro il cosiddetto Califfato: “I jihadisti hanno commesso crimini indicibili, pratiche indegne dell’uomo: massacro di persone solo per l’appartenenza religiosa; esecrabili pratiche della decapitazione, crocifissione e impiccagione nelle piazze pubbliche; scelta imposta tra la conversione all’Islam, il pagamento di un tributo o l’espulsione; rapimento di ragazze e donne come bottino di guerra (Sabaya); barbara imposizione dell'infibulazione; distruzione dei luoghi di culto e dei mausolei cristiani e musulmani; occupazione e profanazione di chiese e monasteri; rimozione di crocifissi e simboli religiosi; violenza abietta per terrorizzare la gente”. Auspicava che tutti i capi religiosi avrebbero dovuto condannare gli atti di barbarie, e di terrore commessi in nome di Dio. Quattro mesi dopo il cardinale Tauran parla di “progressi: i capi delle religioni musulmane si sono espressi in maniera piuttosto energica, ma bisogna anche capire che per un vero musulmano è una grande umiliazione vedere la sua religione vilipesa in questo modo, perché associata alla violenza cieca”. Il Papa incontra gli imam e augura di proseguire l’impegno “a servizio della pace, della fraternità e della verità” e, con un gesto di grande umanità, Francesco chiede loro: “Priez pour moi, pregate per me”.

LA CHIESA SOLIDALE CON TUTTI I PERSEGUITATI –La Chiesa, ferocemente perseguitata in Medio Oriente, Siria e Iraq, si schiera ed è solidale con i perseguitati di un’altra religione. E’ il senso dell’incontro di Papa Francesco con una delegazione della comunità mondiale degli yazidi, residenti prevalentemente nel Kurdistan iracheno. Gli yazidi nel mondo sono un milione e mezzo, di cui mezzo milione in Iraq, poi in Turchia, Georgia, Armenia e nella diaspora. Insieme ai cristiani sono tra le minoranze in Iraq più perseguitate e costrette ad andarsene dalle violenze dei jihadisti del sedicente Stato islamico. La delegazione ringrazia il Papa “padre dei poveri, per il sostegno agli yazidi in questo tempo di persecuzione e sofferenza”. Tra i crimini dei jihadisti anche la riduzione in schiavitù di cinquemila donne yazide.

 

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