Il Papa all'Expo: "dacci oggi il nostro pane quotidiano", globalizzare la solidarietà
Il messaggio del Pontefice per l'apertura dell'esposizione universale di Milano
«Il Vescovo di Roma parla a nome del popolo di Dio pellegrino nel mondo intero, è la voce di tanti poveri che con dignità cercano di guadagnarsi il pane con il sudore della fronte. Vorrei farmi portavoce di tutti questi nostri fratelli e sorelle, cristiani e non cristiani, che Dio ama come figli e per i quali ha dato la vita, ha spezzato il pane che è la carne del suo Figlio fatto uomo. Lui ci ha insegnato a chiedere a Dio Padre: “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”. L’Expo è un’occasione per globalizzare la solidarietà. Cerchiamo di non sprecarla ma di valorizzarla pienamente».
Papa Francesco vede la grande esposizione milanese come un’occasione per «globalizzare la solidarietà». Lo dice chiaramente nel videomessaggio con il quale da Roma il 1° maggio partecipa all’inaugurazione: «Smettere di pensare che le nostre azioni quotidiane non abbiano un impatto su chi soffre la fame» e fare tutti «un cambiamento di mentalità» sulle questioni alimentari e ambientali «per nutrire ogni uomo e donna del pianeta nel rispetto dell'ambiente». Quindi «no allo spreco e scarto» e tenere ben presenti i volti di uomini, donne e bambini affamati e denutriti. «Nutrire il pianeta, energia per la vita» non resti solo un tema e «sia sempre accompagnato dalla coscienza dei “volti”di milioni di persone che hanno fame, che oggi non mangeranno in modo degno di un essere umano». In questi volti c’è «una presenza nascosta, che deve essere la vera protagonista dell’evento», una presenza che – auspica - «ogni persona che passerà a visitare l’Expo possa percepire».
Giovanni Paolo II, nel discorso all’assemblea della Fao del luglio 1992, parlò di «paradosso dell’abbondanza», Papa Francesco preferisce «cultura dello spreco e dello scarto». Ma l’invito è lo stesso: cambiare mentalità, avere coscienza che le nostre scelte inevitabilmente impattano «sulla vita di chi, vicino o lontano, soffre la fame».
Agli operatori e ai ricercatori del settore alimentare «il Signore conceda saggezza e coraggio, perché è grande la loro responsabilità». Questa esperienza «permetta agli imprenditori, ai commercianti e agli studiosi di sentirsi coinvolti in un grande progetto di solidarietà: nutrire il pianeta nel rispetto di ogni uomo e donna e nel rispetto dell’ambiente naturale». Ai cristiani ricorda la preghiera per eccellenza, il «Padre nostro», nella quale Gesù insegna: «Dacci oggi il nostro pane quotidiano».
Davanti all’umanità del XXI secolo non c’è solo la sfida di nutrire il Pianeta ma anche quella di «smettere finalmente di abusare del giardino che Dio ci ha affidato, perché tutti possano mangiare dei frutti di questo giardino. Assumere tale grande progetto dà piena dignità al lavoro di chi produce e di chi ricerca». Nella festa dei lavoratori Bergoglio non dimentica «i volti di tutti i lavoratori che hanno faticato per l’Expo che, grazie a Expo, hanno guadagnato il pane da portare a casa. Nessuno sia privato di questa dignità e nessun pane sia frutto di un lavoro indegno dell’uomo».
Tematiche che Papa Bergoglio affronta nella seconda enciclica: è pronta ed è in traduzione nelle varie lingue, ma non è ancora stato comunicato il titolo: la presentazione dovrebbe avvenire in maggio-giugno. La conferma si è avuta da Ban Ki-moon, segretario generale dell’Onu che ha incontrato il Papa e lo ha ringraziato per aver accettato l’invito a parlare all’assemblea generale al «Palazzo di vetro» di New York il 25 settembre durante il viaggio negli Stati Uniti, che sarà inaugurato da una sosta a Cuba.
Ban Ki-moon ha illustrato a Bergolio gli impegni delle Nazioni Unite sulle questioni ambientali, gli interventi per milioni di migranti, le drammatiche situazioni dei Paesi colpiti da conflitti e disastri naturali. Sui cambiamenti climatici occorre alzare la guardia: è un fenomeno che riguarda la salute pubblica, lo sviluppo, i diritti umani. La risposta ai cambiamenti climatici deve essere globale e «olistica», cioè la teoria biologica secondo la quale l’organismo deve essere studiato in quanto totalità organizzata e non in quanto somma delle singole parti. Occorre un generale cambiamento dei comportamenti e degli stili di vita. In questa battaglia scienza e religione, ambiente e fede sono alleate. Proteggere l’ambiente e chi soffre è un imperativo morale urgente. La maggiore responsabilità è dei Paesi sviluppati, ma anche i Paesi in via di sviluppo – secondo Ban Ki-moon - «devono stabilire una traiettoria di sviluppo sostenibile con il rispetto ambientale».
Temi che l’enciclica bergogliana affronterà non con il taglio scientifico ma morale e pastorale, alla luce della Bibbia: l’uomo è stato creato da Dio come custode della natura creato, e quindi deve sviluppare la creazione in modo sostenibile, come affermava già Paolo VI nella «Populorum progressio» (26 marzo 1967): «Lo sviluppo è il nuovo nome della pace» e per essere autentico sviluppo, «deve essere integrale, volto alla promozione di ogni uomo e di tutto l'uomo».
Francesco sarà il quarto Vescovo di Roma all’Onu: il primo fu Paolo VI il 4 ottobre 1965; Giovanni Paolo II andò due volte – il 2 ottobre 1979 e il 5 ottobre 1995 –; Benedetto XVI il 18 aprile 2008. Le visite papali avvengono negli anniversari di fondazione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite: fu istituita 70 anni fa con una conferenza internazionale iniziata il 25 aprile 1945 a San Francisco e conclusa il 26 giugno con la firma dello Statuto che entrò in vigore il 24 ottobre. Il programma prevede tappe a Washington (Casa Bianca e Congresso), New York (Onu) e Philadelphia per l’8° Incontro mondiale delle famiglie (22-27 settembre). Il 23 settembre nel santuario nazionale di Washington, dedicato all’Immacolata Concezione, proclamerà santo Junipero Serra, considerato evangelizzatore e apostolo della California, l’unico ispanico al quale è dedicata una statua a Capitol Hill.
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