Il Papa ai diaconi: “non è grande chi comanda, ma chi serve”
Parrocchie sempre aperte e spirito di servizio. Nel 50° della re-istituzione del diaconato permanente, in San Pietro Papa Francesco celebra il Giubileo dei diaconi.
Il diacono è insieme apostolo e servitore. Chi annuncia Gesù è chiamato a servire e chi serve annuncia Gesù. Lo stesso Gesù “si è fatto nostro servo” (Fil 2,7), “non è venuto per farsi servire, ma per servire” (Mc 10,45). “Si è fatto diacono di tutti”, come scriveva il Padre della Chiesa, San Policarpo.
Aperti alle sorprese quotidiane di Dio
Il servitore ogni giorno impara a “distaccarsi dal disporre tutto per sé e dal disporre di sé come vuole”. Si allena ogni mattina a “donare la vita”, a pensare che “ogni giorno non sarà suo, ma sarà da vivere come una consegna di sé”. Chi serve, infatti, non è un “custode geloso del proprio tempo”, anzi “rinuncia ad essere il padrone della propria giornata”. Sa che il tempo che vive non gli appartiene, ma è un dono che riceve da Dio per offrirlo a sua volta: solo così porterà veramente frutto.
“Chi serve - ha sottolineato Papa Francesco - non è schiavo dell’agenda che stabilisce, ma, docile di cuore, è disponibile al non programmato: pronto per il fratello e aperto all’imprevisto, che non manca mai e spesso è la sorpresa quotidiana di Dio. Il servitore è aperto alla sorpresa, alle sorprese quotidiane di Dio”.
Liberi dal vincolo degli orari
Il servitore “sa aprire le porte del suo tempo e dei suoi spazi a chi gli sta vicino e anche a chi bussa fuori orario, a costo di interrompere qualcosa che gli piace o il riposo che si merita”. Il servitore “trascura [va oltre] gli orari”. “A me - ha osservato il Papa - fa male al cuore quando vedo un orario, nelle parrocchie”: “Dalla tal ora alla tal ora”. “E poi? Non c’è porta aperta, non c’è prete, non c’è diacono, non c’è laico che riceva la gente… Questo fa male”.
“Trascurare [andare oltre] gli orari - ha proseguito Francesco - avere questo coraggio, di trascurare [andare oltre] gli orari. Così, cari diaconi, vivendo nella disponibilità, il vostro servizio sarà privo di ogni tornaconto ed evangelicamente fecondo”.
La mitezza
Anche il Vangelo odierno ci parla di servizio, mostrandoci due servitori, da cui possiamo trarre preziosi insegnamenti: il servo del centurione, che viene guarito da Gesù, e il centurione stesso, al servizio dell’imperatore. Le parole che questi manda a riferire a Gesù, perché non venga fino alla sua casa, sono sorprendenti e sono spesso il contrario delle nostre preghiere: “Signore, non disturbarti! Io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto” (Lc 7,6); “non mi sono ritenuto degno di venire da te” (v. 7); “anch’io infatti sono nella condizione di subalterno” (v. 8).
Davanti a queste parole Gesù rimane ammirato. Lo colpisce la grande umiltà del centurione, la sua mitezza. E la mitezza è una delle virtù dei diaconi. “Quando il diacono è mite, è servitore e non gioca a scimmiottare i preti, no, è mite!”.
Accogliere amorevolmente e mai sgridare
“Dio, che è amore, per amore si spinge persino a servirci: con noi è paziente, benevolo, sempre pronto e ben disposto, soffre per i nostri sbagli e cerca la via per aiutarci e renderci migliori”. Questi sono anche i tratti miti e umili del servizio cristiano, che è imitare Dio servendo gli altri: accogliendoli con amore paziente, comprendendoli senza stancarci, facendoli sentire accolti, a casa, nella comunità ecclesiale, dove “non è grande chi comanda, ma chi serve” (cfr Lc 22,26). “E mai sgridare, mai. Così, cari diaconi, nella mitezza, maturerà la vostra vocazione di ministri della carità”.
Sentirsi guariti da Gesù
Dopo l’Apostolo Paolo e il centurione, nelle letture odierne c’è un terzo servo, quello che viene guarito da Gesù. Nel racconto si dice che al suo padrone era molto caro e che era malato, ma non si sa quale fosse la sua grave malattia (v. 2). In qualche modo, possiamo anche noi riconoscerci in quel servo. Ciascuno di noi è molto caro a Dio, amato e scelto da lui, ed è chiamato a servire, ma ha anzitutto bisogno di essere guarito interiormente. Per essere abili al servizio, ci occorre la salute del cuore: un cuore risanato da Dio, che si senta perdonato e non sia né chiuso né duro. Ci farà bene pregare con fiducia ogni giorno per questo, chiedere di essere guariti da Gesù, di assomigliare a Lui, che “non ci chiama più servi, ma amici” (cfr Gv 15,15).
“Cari diaconi - ha concluso Francesco - potete domandare ogni giorno questa grazia nella preghiera, in una preghiera dove presentare le fatiche, gli imprevisti, le stanchezze e le speranze: una preghiera vera, che porti la vita al Signore e il Signore nella vita. E quando servite alla mensa eucaristica, lì troverete la presenza di Gesù, che si dona a voi, perché voi vi doniate agli altri. Così, disponibili nella vita, miti di cuore e in costante dialogo con Gesù, non avrete paura di essere servitori di Cristo, di incontrare e accarezzare la carne del Signore nei poveri di oggi”.
L’Angelus e la preghiera dei bambini siriani
Al termine della Santa Messa, prima di recitare la preghiera mariana dell’Angelus, il Papa ha ricordato che mercoledì 1° giugno, in occasione della Giornata Internazionale del Bambino, le comunità cristiane della Siria, sia cattoliche che ortodosse, vivranno insieme una speciale preghiera per la pace, che avrà come protagonisti proprio i bambini: “I bambini siriani invitano i bambini di tutto il mondo ad unirsi alla loro preghiera per la pace”.
Papa Francesco ha anche ricordato il tradizionale pellegrinaggio che si compie oggi in Polonia al Santuario mariano di Piekary: “la Madre della Misericordia sostenga le famiglie e i giovani in cammino verso la Giornata Mondiale di Cracovia”.
Infine il Santo Padre ha ringraziato i diaconi della “presenza oggi, ma soprattutto della presenza nella Chiesa”, ed ha affidato alla Vergine Maria “la vita e il ministero di tutti i Diaconi del mondo”.
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