Il Papa: Troppi peccati contro il Creato. Cambiare rotta e proteggere la Terra.
Una Nuova Opera di Misericordia: la cura del Creato. Dov’era Dio la notte del 23 agosto? Era lì a soffrire con le sue creature e ad accoglierle nel suo Regno.
Sono davvero troppi i peccati che stiamo commettendo contro il Creato. Dio ci ha fatto dono di un giardino rigoglioso, ma lo stiamo trasformando in una distesa inquinata di macerie, deserti e sporcizia. Non possiamo arrenderci o essere indifferenti alla perdita della biodiversità e alla distruzione degli ecosistemi, spesso provocate dai nostri comportamenti irresponsabili ed egoistici. Per causa nostra, migliaia di specie non daranno gloria a Dio con la loro esistenza né potranno comunicarci il proprio messaggio. Non ne abbiamo il diritto.
Per questo, Papa Francesco, ha proposto di aggiungere una nuova Opera di Misericordia, l'ottava: "la cura della Casa comune". E' un'opera spirituale, perché si può realizzare fermandosi in “contemplazione riconoscente del mondo”, ma è anche corporale perché prevede “semplici gesti quotidiani nei quali spezziamo la logica della violenza, dello sfruttamento, dell’egoismo” per “costruire un mondo migliore”. Un complemento ai due tradizionali elenchi di sette Opere di Misericordia proposto dal Papa nel suo Messaggio per l’odierna Giornata mondiale di preghiera per la cura del Creato.
Un impegno comune
E’ tempo di “cambiare rotta” e proteggere la Terra, la nostra “Casa comune”. Una preoccupazione per il futuro del pianeta che è condivisa da tutte le comunità cristiane, insieme ad altre religioni. Il tema della salvaguardia del Creato è molto sentito dalla Chiesa Ortodossa: “Il Patriarca Bartolomeo e il suo predecessore Dimitrios” per molti anni si sono “pronunciati costantemente contro il peccato di procurare danni al Creato, attirando l’attenzione sulla crisi morale e spirituale che sta alla base dei problemi ambientali e del degrado”.
Cristiani e non, persone di fede e di buona volontà, dobbiamo essere uniti nel “dimostrare misericordia verso la nostra casa comune – la terra – e valorizzare pienamente il mondo in cui viviamo come luogo di condivisione e di comunione”.
La terra grida...
Il pianeta continua a riscaldarsi, in parte a causa dell’attività umana: il 2015 è stato l’anno più caldo mai registrato e probabilmente il 2016 lo sarà ancora di più. Questo provoca siccità, inondazioni, incendi ed eventi meteorologici estremi sempre più gravi. I cambiamenti climatici contribuiscono anche alla straziante crisi dei migranti forzati. I poveri del mondo, che pure sono i meno responsabili dei cambiamenti climatici, sono i più vulnerabili e già ne subiscono gli effetti.
Come l’ecologia integrale mette in evidenza, gli esseri umani sono profondamente legati gli uni agli altri e al creato nella sua interezza. “Quando maltrattiamo la natura - ha osservato Papa Francesco - maltrattiamo anche gli esseri umani. Allo stesso tempo, ogni creatura ha il proprio valore intrinseco che deve essere rispettato”.
…perché abbiamo peccato
Dio ci ha donato la terra per coltivarla e custodirla (cfr Gen 2,15) con rispetto ed equilibrio: “Coltivarla troppo – cioè sfruttandola in maniera miope ed egoistica –, e custodirla poco è peccato”.
In questo Anno Giubilare “impariamo a cercare la misericordia di Dio per i peccati contro il creato che finora non abbiamo saputo riconoscere e confessare; e impegniamoci a compiere passi concreti sulla strada della conversione ecologica, che richiede una chiara presa di coscienza della nostra responsabilità nei confronti di noi stessi, del prossimo, del creato e del Creatore”.
I due Giubilei
Papa Francesco si è ricollegato al Giubileo del 2000 quando: “il mio predecessore San Giovanni Paolo II ha invitato i cattolici a fare ammenda per l’intolleranza religiosa passata e presente, così come per le ingiustizie commesse verso gli ebrei, le donne, i popoli indigeni, gli immigrati, i poveri e i nascituri. In questo Giubileo Straordinario della Misericordia invito ciascuno a fare altrettanto. Come singoli, ormai assuefatti a stili di vita indotti sia da una malintesa cultura del benessere sia da un desiderio disordinato di consumare più di quello di cui realmente si ha bisogno, e come partecipi di un sistema che ha imposto la logica del profitto ad ogni costo, senza pensare all’esclusione sociale o alla distruzione della natura pentiamoci del male che stiamo facendo alla nostra casa comune”.
Cambiare rotta
Questo deve tradursi in atteggiamenti e comportamenti concreti più rispettosi del creato, come ad esempio fare un uso oculato della plastica e della carta, non sprecare acqua, cibo ed energia elettrica, differenziare i rifiuti, trattare con cura gli altri esseri viventi, utilizzare il trasporto pubblico e condividere un medesimo veicolo tra più persone, e così via (cfr Enc. Laudato si’, 211). “Non dobbiamo credere - ha sottolineato Francesco - che questi sforzi siano troppo piccoli per migliorare il mondo. Tali azioni provocano in seno a questa terra un bene che tende sempre a diffondersi, a volte invisibilmente e incoraggiano uno stile di vita profetico e contemplativo, capace di gioire profondamente senza essere ossessionati dal consumo.
Cambiare rotta quindi consiste nel “rispettare scrupolosamente il comandamento originario di preservare il creato da ogni male, sia per il nostro bene sia per il bene degli altri esseri umani”. Una domanda può aiutarci a non perdere di vista l’obiettivo: “Che tipo di mondo desideriamo trasmettere a coloro che verranno dopo di noi, ai bambini che stanno crescendo?”.
Dov’era Dio la notte del terremoto?
Padre Raniero Cantalamessa, ha pronunciato l’omelia durante la celebrazione dei Vespri, presieduta in serata da Papa Francesco nella Basilica Vaticana. Di fronte alla tragedia del terremoto che ha colpito l’Italia centrale, il predicatore della Casa Pontificia ha riproposto la domanda: “Dov’era Dio?” ed ha risposto: “Non bisogna, in questa circostanza, commettere “l’errore di pensare che abbiamo la risposta pronta a tale domanda”.
Dio non ha progettato il creato come fosse un computer: “dove tutto è programmato in ogni dettaglio” ma ha lasciato alla materia “una sorta di libertà” che le permette di “evolversi secondo leggi proprie”. Quindi, alla domanda “Dove era Dio la notte del 23 agosto?”, il credente non esiterà a rispondere, con tutta umiltà: “Era lì a soffrire con le sue creature e ad accogliere nella sua pace le vittime che bussavano alla porta del suo Paradiso”. “Piangiamo con chi piange, come faceva Gesù davanti al dolore della vedova di Naim o delle sorelle di Lazzaro”.
Dare gloria a Dio per il Creato
Ci sono tanti compiti che l’uomo ha nei confronti del creato, alcuni più urgenti degli altri: l’acqua, l’aria, il clima, l’energia, la difesa delle specie a rischio... C’è, però, un dovere verso il creato di cui non si può parlare se non in un incontro tra credenti ed è giustissimo perciò che sia stato posto al centro di questo momento di preghiera. Tale dovere è la dossologia, la glorificazione di Dio a causa del creato. “Un’ecologia senza dossologia - ha aggiunto padre Cantalamessa - rende l’universo opaco, come un immenso mappamondo di vetro privo della luce che dovrebbe illuminarlo da dentro”.
La glorificazione non serve, naturalmente, a Dio, ma a noi: “Tu non hai bisogno della nostra lode — dice un prefazio della messa rivolgendosi a Dio — ma per un dono del tuo amore ci chiami a renderti grazie; i nostri inni di benedizione non accrescono la tua grandezza, ma ci ottengono la grazia che ci salva”.
Pregare “con” il Creato, come fece San Francesco
Se Francesco d’Assisi ha qualcosa da dire ancora oggi a proposito di ecologismo, è solo questo: Egli non prega “per” il creato, per la sua salvaguardia (a suo tempo non ce n’era ancora bisogno), prega “con” il creato, o “a causa del creato”, o ancora “a motivo del creato”. Sono tutte sfumature presenti nella preposizione “per” da lui usata: “Laudato si’, mi Signore, per frate sole, per sorella luna, per sorella madre terra”. “Il suo Cantico - ha concluso il predicatore - è tutto una dossologia e un inno di ringraziamento. Ma proprio da qui gli derivava quel rispetto straordinario verso ogni creatura per cui voleva che perfino alle erbe selvatiche fosse lasciato uno spazio per crescere”.
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