Francesco pellegrino di pace troppo spesso inascoltato
Una riflessione dopo il viaggio al Cairo e la situazione internazionale
La crisi nucleare nordcoreana, le proteste in Venezuela, il ruolo dell’Onu, l’Europa, le migrazioni, il caso Regeni, il cammino ecumenico. Sono i temi sollevati dai giornalisti ai quali Papa Francesco risponde sull’aereo in volo dai Cairo a Roma dopo la visita nella capitale siriana il 28-29 aprile 2017.
LA DIPLOMAZIA NELLA CRISI NORDCOREANA - «La guerra distruggerà buona parte dell’umanità e della cultura e l’umanità non sarebbe capace di sopportare tanto», dal Medio Oriente all’Africa: «Credo che le Nazioni Unite abbiano il dovere di riprendere un po’ la loro guida che si è annacquata». Francesco riceverà il presidente Donald Trump in Italia per il G7 di Taormina a fine maggio? Non c’è alcuna richiesta: «Ricevo ogni capo di Stato che chiede udienza» ma per ora non c’è richiesta. In Venezuela proseguono da settimane le proteste contro Maduro e gli scontri: «Todo lo que, tutto ciò che può essere fatto per il Venezuela, deve essere fatto». L’Europa corre «il pericolo di sciogliersi. L’ho detto soavemente a Strasburgo, l’ho detto più fortemente nel Carlo Magno e ultimamente senza nuances. L’Europa va dall’Atlantico agli Urali. Il problema che spaventa l’Europa è quello delle migrazioni. Ma non bisogna dimenticare che l’Europa è stata fatta dai migranti: è un problema che si deve studiare bene e anche rispettare le opinioni». Aggiunge: «Ci sono campi di rifugiati che sono veri campi di concentramento. C’è qualcuno forse in Italia, in Germania no. Le persone chiuse in un campo non possono uscire». Si è parlato del caso di Giulio Regeni? Chiede la stampa italiana. «Sono colloqui privati e per rispetto va mantenuta la riservatezza, ma sono preoccupato, la Santa Sede si è mossa perché i genitori me l’hanno chiesto. Non dirò come né dove, ma ci siamo mossi».
OGGI CI SONO PIÙ MARTIRI CHE NEI PRIMI SECOLI – Soprattutto in Medio Oriente. L’ecumenismo si fa in cammino con le opere di carità. «Non esiste un ecumenismo statico. Non possiamo pensare di andare avanti ciascuno per la sua strada perché tradiremmo la volontà del Signore. Non c’è solo un ecumenismo di gesti e parole ma una comunione effettiva che si fonda sul Battesimo». Nell’incontro con Tawadros II, 118° Patriarca della Chiesa copto ortodossa, Bergoglio sollecita comuni iniziative di carità: «Non siamo soli perché ci accompagna la schiera di santi e martiri. Prima di intraprendere un’iniziativa di bene, sarebbe bello chiederci se possiamo farla con i nostri fratelli e sorelle che condividono la fede in Gesù». È l’ecumenismo del sangue: «Carissimo fratello, il sangue innocente ci unisce». Lo saluta Tawadros: «Diamo il benvenuto al Papa della pace nella terra della pace». Ringrazia la Chiesa cattolica per l'impegno di tanti ordini religiosi, come i Fratelli delle scuole cristiane in Egitto. E ricorda San Francesco d’Assisi: «Quasi mille anni fa, con il sultano Al Kamel, fece una delle più importanti esperienze di dialogo interculturale nella storia». Francesco visita la chiesa di San Pietro colpita l’11 dicembre 2016 da un attentato suicida dell’Isis con 29 vittime.
LA DICHIARAZIONE CONGIUNTA DI FRANCESCO E TAWADROS – Manda in archivio la prassi dei «ribattesimi», contraria al Vangelo e ostacolo al cammino ecumenico. Per annunciare il Vangelo «basta il Battesimo amministrato in una delle nostre Chiese». Il «ribattesimo», praticato da alcune Chiese d’Oriente, è sconosciuto ai Padri della Chiesa, che riconoscono la validità dei Sacramenti di cristiani di confessioni diverse. Nella Chiesa copta ortodossa questa prassi è connessa all’aumento dei matrimoni misti ed è attuata per trattenere i fedeli. Il Vescovo di Roma e il Patriarca copto pregano ogni sera l’uno per l’altro: Lo hanno promesso il 10 maggio 2013 quando Francesco, eletto il 13 marzo 2013, e Tawadros, Patriarca dal 18 novembre 2012, si incontrano in Vaticano. I terribili attentati che hanno colpito la Chiesa copta hanno molto colpito Francesco: è l’«ecumenismo del sangue».
25 MILA CATTOLICI DEI VARI RITI, COPTI E MUSULMANI partecipano alla Concelebrazione che conclude il viaggio di appena 36 ore. Prima della liturgia in arabo e latino il Papa effettua un giro di campo a bordo di una piccola automobile elettrica scoperta per salutare i fedeli giunti da ogni parte d’Egitto. Confida che gli sarebbe piaciuto vedere le Piramidi. Il Vangelo racconta dei due discepoli di Emmaus che tornano di corsa a Gerusalemme: «Passano dallo sgomento e dallo smarrimento alla gioia e all’entusiasmo per avere visto il Risorto: è il percorso che ogni uomo compie nella ricerca di Dio. La Chiesa nasce dalla fede nella risurrezione e la vera fede è quella che ci rende più caritatevoli, più misericordiosi, più onesti e più umani; una fede che ci porta a difendere e a vivere la cultura del dialogo, del rispetto e della fratellanza. La vera fede è quella che ci porta a proteggere i diritti degli altri, con la stessa forza e con lo stesso entusiasmo con cui difendiamo i nostri. La fede gradita a Dio è solo quella professata con la vita, perché l’unico estremismo ammesso per i credenti è quello della carità. Qualsiasi altro estremismo non viene da Dio. Non abbiate paura di aprire il vostro cuore alla luce del Risorto e lasciate che trasformi la vostra incertezza in forza positiva. Non abbiate paura di amare tutti perché nell’amore sta la forza e il tesoro del credente». Domenica 30 aprile all’Angelus esprime gratitudine a «Maria nostra Madre per il viaggio in Egitto: «Chiedo al Signore che benedica il popolo egiziano, tanto accogliente, le autorità e i fedeli cristiani e musulmani, e che doni pace a quel Paese».
Attualità
archivio notizie
La biblioteca personale di Carlo Donat-Cattin
La riunificazione di migliaia di volumi per continuare a studiare, vita, pensiero e azione politica del leader democratico cristiano in vista del centenario della nascita
Meditazione sul Crocifisso
La riflessione dello psichiatra e psicoterapeuta per il Venerdì Santo 2016. Perchè interrogarsi fino in fondo
Chiesa e mass media, un'alleanza necessaria
Parte il Master di Giornalismo voluto da mons. Nosiglia per operatori pastorali e della comunicazione