Francesco e il tema della paternità e maternità responsabile
A colloquio con i giornalisti sul volo di ritorno il Papa ha affrontato diversi argomenti presenti anche nella catechesi del suo viaggio apostolico in Estremo Oriente
Soprattutto «i gesti» e l’amore genuino che li accompagna. Questo ha commosso Papa Francesco nel viaggio nelle Filippine. Lo ha detto ai giornalisti nella lunga conferenza stampa sul volo tra Manila e Roma, una trasvolata su 11 Paesi, Cina compresa, durata 15 ore. Lascia cadere invece elegantemente la domanda «Come vive il record dei 7 milioni di Manila?». Il Papa ha chiesto al cardinale Tagle: «Ma quanta gente c’è?». Sulla grande presenza dice solo: «Mi sono sentito annientato: quello era il popolo di Dio e il Signore era lì. E Dio dice a noi: voi siete servitori, loro i protagonisti».
I gesti, espressione di un entusiasmo non finto
«I gesti non erano protocollari ma espressione di un entusiasmo non finto. Mi ha commosso soprattutto quando vedevo un papà sollevare il figlio sulla folla per farlo benedire dal Papa ed essere felice di quella benedizione, come se loro volessero dire: “Questo è il mio tesoro, il mio futuro, il mio amore”. È un popolo che sa soffrire e che è capace di alzarsi e andare avanti. Nel colloquio che ho avuto con il papà di Crystal, la ragazza volontaria morta a Tacloban, sono stato edificato. Mi ha detto: “È morta in servizio”. A Tacloban una Messa molto forte: vedere tutto il popolo di Dio fermo a pregare dopo quella catastrofe, pensare ai miei peccati e a quella gente … È stato un momento molto forte. Mi sono sentito come annientato, quasi non mi veniva la voce. Non so cosa mi è successo, forse l’emozione. Momenti forti sono stati i gesti. Quando passavo e un papà faceva così (il Papa fa il gesto di alzare un bambino, n.d.r.). Io davo la benedizione. Lui mi faceva un grazie, per loro bastava una benedizione. Ho pensato: ma io che ho tante pretese… Mi ha fatto bene. Anche dopo che ho saputo che a Tacloban siamo atterrati con un vento di 70 km/h ho preso sul serio l’avviso che dovevamo uscire all’una perché c’era pericolo. Non ho avuto paura. Una delle cose che si perdono - quando c’è troppo benessere, o quando non si capiscono i valori, o quando siamo abituati all’ingiustizia e alla cultura dello scarto - è la capacità di piangere. C’è una bella preghiera nel Messale antico che diceva così: “O Signore, tu che hai fatto che Mosè col suo bastone facesse uscire acqua dalla roccia, fai che dalla roccia del mio cuore esca l’acqua del pianto”. Bellissima! Noi cristiani dobbiamo chiedere la grazia di piangere, soprattutto i cristiani benestanti, e piangere sulle ingiustizie e sui peccati. Una ragazza mi ha fatto la domanda: perché soffrono i bambini? Il grande Dostoevskij se la faceva e non è riuscito a rispondere».
I viaggi previsti quest’anno
«Negli Stati Uniti tre città: Philadelphia per l’incontro delle famiglie; New York la visita alle Nazioni Unite; Washington: penso che farò la canonizzazione di Junipero Serra nel santuario nazionale di Washington anche perché nel Campidoglio c’è la statua di Junipero. Entrare negli Stati Uniti dalla frontiera del Messico. Sarebbe una cosa bella, come segno di fratellanza con gli emigranti, ma andare in Messico senza andare a visitarela Madonnaè un dramma e può scoppiare una guerra e ci vorrebbero tre giorni in più. Ci sarà tempo per andare in Messico. Poi i tre Paesi latinoamericani previsti quest’anno – tutto è ancora in bozza – Ecuador, Bolivia e Paraguay. Il piano è andare nella Repubblica Centrafricana e in Uganda, credo verso fine anno. L’anno prossimo, Deo volente, vorrei fare – ma ancora non è previsto niente – Cile, Argentina e Uruguay e Perù».
La povertà e la discriminazione
«I poveri sono il messaggio chela Chiesadà. I poveri sono le vittime di questa cultura dello scarto. Oggi non si scarta la carta, si scartano le persone. E la discriminazione è una forma di scarto. Questo non può andare. Nella mia diocesi di Buenos Aires c’era tutta la zona nuova che si chiama Puerto Madero, fino alla stazione ferroviaria, e poi incomincia la “Villa Miseria”, i poveri, uno dietro l’altro. Da questa parte ci sono 36 ristoranti di lusso, che se tu vai a mangiare lì ti tagliano la testa; di qua c’è la fame. E noi abbiamo la tendenza di abituarci a questo. Qui ci siamo noi e lì ci sono gli scartati. Questa è la povertà e credo chela Chiesadebba dare esempio e rifiutare ogni mondanità. A noi consacrati, vescovi, preti, suore, laici che credono davvero, il peccato più grave è la mondanità. Questa non è la strada di Gesù. È la strada di una ong che si chiama Chiesa, mala Chiesanon è una ong, è un’altra cosa… È accaduto a Roma. Un barbone aveva un dolore di pancia. E quando hai un dolore di pancia e vai all’ospedale, al pronto soccorso, ti danno un’aspirina o una cosa del genere o ti danno l’appuntamento fra quindici giorni. È andato da un prete e il prete si è commosso e ha detto: “Io ti porto all’ospedale, ma tu mi fai un favore: quando io inizio a spiegare quello che tu hai, tu fai finta di svenire”. Così è accaduto: un artista, l’ha fatto bene. C’era una peritonite! Quest’uomo era scartato. Se andava da solo era scartato e moriva. Quel parroco era furbo e ha aiutato bene».
La corruzione toglie al popolo; il corrotto ruba al popolo
«La corruzione è all’ordine del giorno e l’atteggiamento corrotto trova nido nelle istituzioni. Perché un’istituzione che ha tante parti, ha tanti capi e vicecapi, è tanto facile cadere. La corruzione toglie al popolo. La persona corrotta, che fa affari corrotti, o governa corrottamente o va ad associarsi con gli altri per fare un affare corrotto, ruba al popolo. La corruzione va e uccide. Una volta nel 2001 ho domandato al capo di gabinetto del presidente – che era un governo non tanto corrotto – “Mi dica. Degli aiuti che inviate nel Paese, in contanti o cose per nutrirsi e vestirsi, quanto arriva al posto?”. Quell’uomo, che era pulito, mi disse: “Il 35%”. Anno 2001, nella mia patria…»
Nella Chiesa peccatori sì, corrotti mai
«Quando parlo di Chiesa parlo fedeli, dei battezzati, di tuttala Chiesa.Edè meglio parlare di peccatori. Tutti siamo peccatori. Ma quando parliamo di corruzione, parliamo o di persone corrotte o di istituzioni della Chiesa che cadono nella corruzione, e di casi ce ne sono. Ricordo che nel 1994, ero appena nominato vescovo del quartiere di Flores a Buenos Aires, sono venuti da me due impiegati o funzionari di un ministero a dirmi: “Lei ha tanto bisogno, con tanti poveri, nelle Villas miserias”. “Oh, si”. “Noi possiamo aiutare. Noi abbiamo, se lei vuole, un aiuto di 400.000 pesos”. A quel tempo il peso e il dollaro erano 1 a 1: 400.000 dollari. “E voi potete fare?”. “Ma si, si”. Io ascoltavo, perché quando l’offerta è tanto grande, anche il Santos sfida. E poi andarono avanti: “Ma, per fare questo, noi facciamo il deposito e poi lei ci dà la metà a noi”. Ho pensato cosa fare: o li insulto e do loro un calcio dove non batte il sole, o faccio lo scemo. E ho fatto lo scemo. Ho detto: “Lei sa che noi nelle vicarie noi non abbiamo il conto. Deve fare il deposito in arcivescovado con la ricevuta”. “Ah, non sapevamo … piacere” e se ne sono andati. Poi ho pensato: se questi due sono atterrati direttamente, senza chiedere pista – è un cattivo pensiero – è perché qualcun altro ha detto di sì. Ma è un cattivo pensiero. Ricordiamo: nella Chiesa peccatori si, corrotti no, mai! Dobbiamo chiedere perdono per quei cattolici che scandalizzano con la loro corruzione. È una piaga nella Chiesa; ma ci sono tanti santi. Santi peccatori, ma non corrotti. Guardiamo anche alla Chiesa santa».
Famiglie e «colonizzazione ideologica»
«Venti anni fa, nel 1995, una ministro dell’Istruzione pubblica in Argentina aveva chiesto un prestito forte per costruire le scuole per i poveri. Le hanno dato il prestito a condizione che nelle scuole ci fosse un libro, un libro di scuola, preparato bene didatticamente, che insegnava la teoria del gender. Questa donna aveva bisogno dei soldi del prestito, ma quella era la condizione. Furba, ha detto di sì e ha fatto fare un altro libro e ha dato i due libri… Questa è la colonizzazione ideologica: entrano in un popolo con un’idea che niente ha da fare con il popolo. Durante il Sinodo i vescovi africani si lamentavano di questo, che è lo stesso che per certi prestiti (si impongano) certe condizioni. Perché parlo di “colonizzazione ideologica”? Lo hanno fatto le dittature del secolo scorso. Pensate ai Balilla, alla Gioventù hitleriana. I popoli non devono perdere la libertà. Gli imperi colonizzatori cercano di far perdere ai popoli la loro identità e fare una uguaglianza. Questa è la globalizzazione della sfera: tutti i punti sono equidistanti dal centro. La vera globalizzazione non è la sfera. È importante globalizzare, ma non come la sfera, ma come il poliedro, cioè che ogni popolo conservi la sua identità senza essere colonizzato ideologicamente».
Paolo VI e la paternità responsabile
«L’apertura alla vita è condizione del Sacramento del matrimonio. Un uomo non può dare il Sacramento alla donna e la donna all’uomo se non sono aperti alla vita, al punto che, se si può provare che si è sposato con l’intenzione di non essere aperto alla vita, quel matrimonio è nullo. Paolo VI ha studiato questo con una commissione, come fare per aiutare tanti casi e tanti problemi. Il rifiuto di Paolo VI non era soltanto ai problemi personali. Ma guardava al neo-malthusianismo universale che era in corso. Il livello delle nascite in Italia e in Spagna è dell’1%. Il neo-malthusianismo cercava un controllo dell’umanità da parte delle potenze. Questo non significa che il cristiano deve fare figli in serie. Io ho rimproverato alcuni mesi fa una donna in una parrocchia perché era incinta dell’ottavo dopo sette cesarei. “Ma lei vuole lasciare orfani sette?”. Questo è tentare Dio. La strada è la paternità responsabile. Paolo VI non era arretrato, antiquato o chiuso. Era un profeta che ci ha detto: guardatevi dal neo-malthusianismo che è in arrivo».
Appello agli islamici perché condannino le frange terroristiche
«Questo appello l’ho rivolto al corpo diplomatico il giorno stesso della partenza per lo Sri Lanka. Ho detto che auguro che i leader religiosi, politici, accademici e intellettuali, si esprimano. Anche il popolo moderato islamico lo chiede ai suoi leader. Credo che bisogna dare un po’ di tempo. C’è tanta gente buona fra loro, tanti leader buoni. Con il tempo la molta gente buona del mondo musulmano riuscirà a incidere maggiormente».
La mancata udienza al Dalai Lama. Con la Cina …siamo educati
«È abitudine nel protocollo della Segreteria di Stato non ricevere capi di Stato o di quel livello quando sono impegnati a Roma in un incontro internazionale. Il motivo non era il rifiuto alla persona o paura della Cina. Noi siamo aperti e vogliamo la pace con tutti. Come vanno i rapporti conla Cina? Il Governo cinese è educato. Anche noi siamo educati e facciamo le cose passo passo, come si fanno le cose nella storia».
Il pugno, la provocazione, la reazione… ci vuole prudenza
«In teoria, possiamo dire che una reazione violenta a un’offesa o a una provocazione non si deve fare. In teoria. Possiamo dire quello che il Vangelo dice: dobbiamo dare l’altra guancia. In teoria, possiamo dire che abbiamo la libertà di esprimere. In teoria siamo tutti d’accordo, ma siamo umani, e c’è la prudenza, che è una virtù della convivenza umana. Io non posso insultare, provocare una persona, perché rischio di farla arrabbiare e di ricevere una reazione non giusta, ma è umano. Per questo dico che la libertà di espressione deve tenere conto della realtà umana e deve essere prudente. È una maniera di dire che deve essere educata e prudente. In teoria siamo tutti d’accordo: c’è libertà di espressione. In teoria siamo tutti d’accordo: la reazione violenta non è mai buona. Ma nella pratica fermiamoci un po’ siamo umani e rischiamo di pro-vo-care gli altri. Per questo la libertà deve essere accompagnata dalla prudenza».
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