Francesco, costruire relazioni di pace e giustizia per liberare l'uomo da idoli e schiavitù

I messaggi di papa Francesco per la Giornata mondiale per la Pace del 1 gennaio e la giornata contro la tratta degli esseri umani dell'8 febbraio 2015

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Francesco, costruire relazioni di pace e giustizia per liberare l'uomo da idoli e schiavitù

La Chiesa si impegna nelle azioni caritative: «Essa ha il compito di mostrare il cammino verso la conversione, che induca a cambiare lo sguardo verso il prossimo, a riconoscere nell’altro un fratello e una sorella in umanità, a riconoscerne la dignità intrinseca nella verità e nella libertà, come ci illustra la storia di Giuseppina Bakhita, la santa originaria della regione del Darfur in Sudan, rapita da trafficanti di schiavi e venduta a padroni feroci fin dall’età di 9 anni e diventata poi, attraverso dolorose vicende, “libera figlia di Dio” mediante la fede vissuta nella consacrazione religiosa e nel servizio agli altri, specialmente i piccoli e i deboli. Questa santa, vissuta fra il XIX e il XX secolo, è testimone esemplare di speranza per le numerose vittime della schiavitù e può sostenere gli sforzi di tutti coloro che si dedicano alla lotta contro questa piaga nel corpo dell’umanità contemporanea, una piaga nella carne di Cristo».

«Piaga nel corpo dell’umanità, piaga nella carne di Cristo, abominevole fenomeno, reato di lesa umanità». Papa Francesco condanna senza mezzi termini la schiavitù moderna nel messaggio perla Giornata mondiale per la pace nel Capodanno 2015 (48ª edizione) «Non più schiavi, ma fratelli» dalla lettera di Paolo a Filemone (15-16). 

Nella prima parte del messaggio Papa Bergoglio descrive le infinite forme della schiavitù: le vittime del lavoro schiavo; i migranti privati della libertà, abusati, detenuti in modo disumano, ricattati dal datore di lavoro; gli schiavi sessuali; i bambini-soldato, le vittime dell’espianto di organi o di forme mascherate di adozione; i prigionieri di terroristi. La prima causa è il peccato che corrompe il cuore dell’uomo, il rifiuto dell’umanità. Poi la povertà, il mancato accesso all’educazione e al lavoro, «le reti criminali che gestiscono il traffico di esseri umani», le guerre e il terrorismo, l’uso criminale di Internet per adescare i più giovani, la corruzione che solca le forze dell’ordine, le strutture dello Stato e la magistratura.

Nella seconda parte del messaggio esorta a sconfiggere la schiavitù con un’azione «comune e globale, attraverso la globalizzazione della fraternità in contrasto con la globalizzazione dell’indifferenza»: prevenire il crimine della schiavitù, proteggere le vittime, perseguire i responsabili. Servono «leggi giuste» su migrazione, lavoro, adozione, delocalizzazione delle imprese; «meccanismi efficaci di controllo» che blocchino corruzione e impunità. Francesco chiede il riconoscimento del ruolo sociale delle donne, un lavoro dignitoso e stipendi adeguati per i dipendenti, catene di distribuzione esenti dalla tratta, cooperazione internazionale per combattere «le reti transnazionali del crimine organizzato che gestiscono il traffico illegale dei migranti».

Una «responsabilità sociale» hanno anche i cittadini-consumatori, come scrive Benedetto XVI nell’enciclica «Caritas in veritate» (2009) al n. 66: «Acquistare è sempre un atto morale, oltre che economico». Di fronte al traffico di essere umani e ai prodotti realizzati attraverso lo sfruttamento delle persone, tutti siamo interpellati: chi chiude un occhio per indifferenza o convenienza o connivenza.

Tnte congregazioni religiose, specie femminili, operano a favore delle vittime della tratta. In risposta all’appello, i Pontifici Consigli perla Pastorale dei migranti e Giustizia e pace e le Unioni internazionali dei superiori/e generali hanno indetto la prima «Giornata internazionale di preghiera e riflessione contro la tratta di persone» per domenica 8 febbraio 2015, festa di Santa Giuseppina Bakhita, schiava sudanese, liberata e divenuta religiosa canossiana, canonizzata nel duemila. L’obiettivo è creare maggiore consapevolezza del fenomeno; riflettere sulla situazione di violenza e ingiustizia che colpisce tante persone schiave; dare risposte concrete a questa moderna forma di tratta.

Secondo statistiche ufficiali 21 milioni di persone sono vittime di tratta a scopo di sfruttamento sessuale, lavoro forzato, espianto di organi, accattonaggio forzato, servitù domestica, matrimonio forzato, adozione illegale. Ogni anno si aggiungono 2,5 milioni di persone. Un’attività criminale che rende 32 miliardi di dollari l’anno, terzo «affare» più redditizio dopo il traffico di droga e di armi.

Nell’Unione Europea 800mila-un milione di donne, uomini e bambini sono vittime della tratta. Lo asseriscono la Commissione degli episcopati della Comunità Europea (Comece) ela Conferenza delle Chiese europee (Kek). Quasi il 60 per cento delle vittime della tratta proviene da Paesi dell’Ue e il 16-20 per cento è composto da bambini, spesso venduti per 30-40mila euro.

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