Francesco, cinque nuovi cardinali dalle periferie
La benedizione della case del Papa e le nuove nomine
Cinque nuovi cardinali e, per la prima volta da secoli, non c’è alcun italiano ma c’è uno svedese: non succedeva da mezzo millennio, cioè dalla Riforma di Martin Lutero nel 1517. Ci sono l’arcivescovo di Barcellona; uno dei collaboratori del martire Oscar Arnulfo Romero, beato dal 23 maggio 2015; l’arcivescovo di Bamako, mediatore di pace del Mali in Africa; il primo cardinale del Laos. Tutte figure estremamente significative, non legate a tradizionali sedi cardinalizie. A sorpresa domenica 21 maggio 2017 Papa Francesco annuncia un Concistoro per cinque nuovi cardinali il 28-29 giugno 2017.
Anders Arborelius - Un anno fa il carmelitano arcivescovo di Stoccolma accolse il Pontefice nel viaggio (31 ottobre-1° novembre 2016) a Lund in Svezia per commemorare i 500 anni della Riforma luterna (1517-31 ottobre-2017). È uno dei tanti convertiti al Cattolicesimo dopo la cessazione delle misure discriminatorie imposte dal sovrano Gustavo I (Gustav Vasa, 1496-1560) , per cui professare il Cattolicesimo costava persecuzioni e la perdita dei diritti civili. La piena cittadinanza per tutte le confessioni, nella civilissima Svezia, è avvenuta solo nel 1860, 156 anni (per fare un confronto nel vecchio e sabaudo Piemonte il re Carlo Alberto aveva riconosciuto nel 1848 aveva riconosciuto i «culti ammessi»). Nato a Soregno il 24 settembre 1949 e convertito a 20 anni, Arborelius nel 1971 entra nei Carmelitani scalzi ed emette la professione religiosa a Bruges in Belgio nel 1977. Ordinato sacerdote a Malmö nel 1979, vent’anni dopo il 29 dicembre 1998 è consacrato vescovo nella Cattedrale di Stoccolma, primo presule cattolico di Svezia con origini svedesi dalla Riforma luterana.
Juan José Omella – Aragonese, arcivescovo di Barcellona, successore del cardinale Martínez Sistach, è apprezzato per la sua opera pastorale dopo l’esperienza di missionario in Zaire. Compie gli studi nel Seminario di Saragozza, tra i Padri Bianchi a Lovanio e a Gerusalemme. Sacerdote dal 1970; parroco e vicario episcopale a Saragozza; vescovo di Barbastro-Monzón; amministratore apostolico di Huesca e Jaca; vescovo di Calahorra e La Calzada-Logrorio. È arcivescovo di Barcellona dal 26 dicembre 2015.
Gregorio Rosa Chávez – Collaboratore del martire Oscar Arnulfo Romero che fu arcivescovo di San Salvador. Caso singolare il vescovo ausiliare diventa cardinale mentre il titolare di San Salvador, mons. José Luis Escobar y Alas, no. Chávez è testimone di un periodo drammatico della Chiesa in Salvador e nell’America latina, quello delle dittature fasciste. Chávez è da sempre in prima linea per promuovere il dialogo e per sedare le lotte tra le forze politiche. Prete dal 1970, parroco nella città di San Miguel, assistente di diverse associazioni e movimenti laicali, professore di Teologia e poi rettore del Seminario di San José Montafia, direttore dei «social media» nella diocesi di San Miguel, è presidente della Caritas per l'America Latina, e della Caritas nazionale.
Jean Zerbo - È considerato quasi un eroe nazionale l’arcivescovo di Bamako, capitale del Mali, per il suo ruolo attivo nei negoziati di pace. Da anni in lotta contro l’emarginazione, promuove la riconciliazione e la solidarietà tra i maliani e si è scagliato duramente contro l’intervento francese in Mali nel 2013. Ha studiato a Lione in Francia, sacerdote dal 1971, parroco di Markala, docente nel Seminario maggiore di Bamako e dapprima ausiliare e dal 1998 arcivescovo.
Louis-Marie Ling Mangkhanekhoun - Il vicario apostolico di Paksé è il primo cardinale laotiano. Nato nel 1944 a Laos, prete dal 1972 a Vientiane, inventa la scuola dei catechisti e le visite ai villaggi delle montagne. Dal 1975 parroco e pro-vicario apostolico di Vientiane, dal 2 febbraio 2017 è amministratore apostolico di Vientiane. Ora il Collegio cardinalizio di 227 cardinali, dei quali 121 eventuali elettori, uno in più della soglia massima stabilita da Paolo VI.
Nel discorso al Regina coeli, Papa Bergoglio dice: «Non è mai facile, non è mai scontato, neanche per i cristiani, saper amare sull’esempio del Signore e con la sua grazia». Invidie e divisioni lasciano il segno sul volto della Chiesa e «il Signore ci chiama a corrispondere generosamente alla chiamata evangelica all’amore, ponendo Dio al centro della nostra vita e dedicandoci al servizio dei fratelli, specialmente i più bisognosi di sostegno e consolazione. A volte i contrasti, l’orgoglio, le invidie, le divisioni lasciano il segno. A fare le spese di questo atteggiamento sono le persone spiritualmente più deboli, che si allontanano perché non si sentono accolte, capite e amate, per esempio da qualche parrocchia o comunità per il chiacchiericcio, le gelosie e le invidie». Francesco rivolge un appello per la Repubblica Centrafricana, che visitò nel novembre 2015, e sconvolta da scontri armati che «hanno provocato numerose vittime e sfollati e minacciano il processo di pace». Altro invito ai cattolici cinesi perché contribuiscano all'armonia della società. Invita a unirsi in preghiera, il 24 maggio festa di Maria Ausiliatrice, ai cattolici cinesi per la Beata Vergine Maria aiuto dei cristiani, venerata nel santuario di Sheshan a Shanghai.
Suona il citofono. «Chi è?». «Il Papa». Il dialogo è veramente avvenuto il 19 maggio quando Francesco, dando seguito ai «Venerdì della misericordia» del Giubileo straordinario, è andato a Ostia. In segno di vicinanza alle famiglie della periferia di Roma, ha deciso di benedire le famiglie casa per casa, come ogni parroco nel tempo pasquale. Don Plinio Poncina, il parroco di Stella Maris, una delle sei parrocchie di Ostia (che ha centomila abitanti), aveva affisso un avviso nel condominio delle case popolari, avvertendo che sarebbe passato a per la benedizione pasquale. Grande sorpresa quando a suonare il citofono, invece del parroco, era Francesco che, con grande semplicità, si è intrattenuto con le famiglie, ha benedetto una dozzina di appartamenti di un condominio di Piazza Francesco Conteduca, lasciando in dono il rosario. Un altro particolare del «parroco» Francesco. Ha deciso di spostare la celebrazione a del Corpus Domini da giovedì 15 giugno a domenica 18 per favorire una maggiore partecipazione e per creare minori disagi al già caotico traffico di Roma.
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