Francesco: “Nessun uomo osi più versare il sangue del fratello”
All’Angelus il dolore, la commozione e la preghiera del Papa per la strage di Nizza e l’invito ad ascoltare: perchè nella capacità di ascolto c’è la radice della pace.
Il volto del Papa è visibilmente commosso quando, affacciato alla finestra dell’Angelus, prega per le vittime dell’attentato di Nizza: “Nei nostri cuori è vivo il dolore per la strage che, la sera di giovedì scorso, a Nizza, ha falciato tante vite innocenti, persino tanti bambini”.
“Sono vicino - ha proseguito - ad ogni famiglia e all’intera nazione francese in lutto. Dio, Padre buono, accolga tutte le vittime nella sua pace, sostenga i feriti e conforti i familiari; Egli disperda ogni progetto di terrore e di morte, perché nessun uomo osi più versare il sangue del fratello. Un abbraccio paterno e fraterno a tutti gli abitanti di Nizza e a tutta la nazione francese. E adesso, tutti insieme, preghiamo pensando a questa strage, alle vittime, ai familiari. Preghiamo prima in silenzio…”.
Per un lungo istante tutta Piazza San Pietro si è raccolta in silenzio, mentre il cuore dei fedeli e quello del Papa, battevano all’unisono con quelli degli abitanti di Nizza e di tutta la Francia. Poi, tutti insieme, la recita dell’Ave Maria.
Nei giorni scorsi Papa Francesco aveva già espresso il suo dolore attraverso un telegramma inviato al vescovo di Nizza, Mons. André Marceau. Nel messaggio il Santo Padre aveva condannato fermamente la “violenza cieca” di questo attentato, che ha mietuto tante vittime anche fra i bambini.
L’invito alla preghiera è passato anche attraverso i social network. Sul profilo twitter @Pontifex leggiamo: “Prego per le vittime dell’attentato a Nizza ed i loro famigliari. Chiedo a Dio di convertire il cuore dei violenti accecati dall’odio”.
A rischio i valori dell’ospitalità
Prima della recita dell’Angelus il Papa ha commentato il brano dell’evangelista Luca che racconta la cena di Gesù a casa delle due sorelle, Marta e Maria (cfr Lc 10,38-42). Entrambe offrono accoglienza al Signore, ma lo fanno in modi diversi: Maria si mette seduta ai piedi di Gesù e ascolta la sua parola, invece Marta è tutta presa dalle cose da preparare; e a un certo punto dice a Gesù: “Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti” (v. 40). E Gesù le risponde: “Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta” (vv. 41-42).
L’ospite di pietra
Nel suo affaccendarsi e darsi da fare, Marta rischia di dimenticare “e questo è il problema” la cosa più importante, cioè la presenza dell’ospite, che era Gesù in questo caso. L’ospite non va semplicemente servito, nutrito, accudito in ogni maniera. Occorre soprattutto che sia ascoltato: “Ricordate bene questa parola: ascoltare! Perché l’ospite va accolto come persona, con la sua storia, il suo cuore ricco di sentimenti e di pensieri, così che possa sentirsi veramente in famiglia”.
“Ma se tu accogli un ospite a casa tua e continui a fare le cose, lo fai sedere lì, muto lui e muto tu, è come se fosse di pietra: l’ospite di pietra”.
Ascoltare è la parola chiave
“No. L’ospite va ascoltato”. Certo, la risposta che Gesù dà a Marta – quando le dice che una sola è la cosa di cui c’è bisogno – trova il suo pieno significato in riferimento all’ascolto della parola di Gesù stesso, quella parola che illumina e sostiene tutto ciò siamo e che facciamo.
“Se noi andiamo a pregare - per esempio - davanti al Crocifisso, e parliamo, parliamo, parliamo e poi ce ne andiamo, non ascoltiamo Gesù! Non lasciamo parlare Lui al nostro cuore. Ascoltare: questa è la parola chiave”.
Non dimenticatevi! E non dobbiamo dimenticare che nella casa di Marta e Maria, Gesù, prima di essere Signore e Maestro, è pellegrino e ospite. Dunque, la sua risposta ha questo primo e più immediato significato: “Marta, Marta, perché ti dai tanto da fare per l’ospite fino a dimenticare la sua presenza? - L’ospite di pietra! - Per accoglierlo non sono necessarie molte cose; anzi, necessaria è una cosa sola: ascoltarlo - ecco la parola: ascoltarlo -, dimostrargli un atteggiamento fraterno, in modo che si accorga di essere in famiglia, e non in un ricovero provvisorio”.
Non abbiamo più tempo per ascoltare
Così intesa, l’ospitalità, che è una delle opere di misericordia, appare veramente come una virtù umana e cristiana, una virtù che nel mondo di oggi rischia di essere trascurata. “Infatti - ha osservato il Papa - si moltiplicano le case di ricovero e gli ospizi, ma non sempre in questi ambienti si pratica una reale ospitalità. Si dà vita a varie istituzioni che provvedono a molte forme di malattia, di solitudine, di emarginazione, ma diminuisce la probabilità per chi è straniero, emarginato, escluso di trovare qualcuno disposto ad ascoltarlo: perché è straniero, profugo, migrante, ascoltare quella dolorosa storia”. Persino nella propria casa, tra i propri familiari, può capitare di trovare più facilmente servizi e cure di vario genere che ascolto e accoglienza. Oggi siamo talmente presi, con frenesia, da tanti problemi “alcuni dei quali non importanti” che manchiamo della capacità di ascolto. Siamo indaffarati continuamente e così non abbiamo tempo per ascoltare.
Nell’ascolto c’è la radice della pace
“E io - ha proseguito Francesco - vorrei domandare a voi, farvi una domanda, ognuno risponda nel proprio cuore: tu, marito, hai tempo per ascoltare tua moglie? E tu, donna, hai tempo per ascoltare tuo marito? Voi genitori, avete tempo, tempo da - perdere- , per ascoltare i vostri figli? o i vostri nonni, gli anziani?”.
“Ma i nonni dicono sempre le stesse cose, sono noiosi…” – Ma hanno bisogno di essere ascoltati! Ascoltare: “Vi chiedo di imparare ad ascoltare e di dedicarvi più tempo. Perchè nella capacità di ascolto c’è la radice della pace.
“La Vergine Maria - ha concluso - Madre dell’ascolto e del servizio premuroso, ci insegni ad essere accoglienti e ospitali verso i nostri fratelli e le nostre sorelle”.
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