Defunti. Il Papa: la tristezza si mischia con la speranza
Un’omelia breve, ma molto intensa e pronunciata tutta a braccio. Francesco ha ricordato i defunti ed ha visitato le tombe dimenticate del cimitero di Prima Porta.
“Con fede sostiamo presso le tombe dei nostri cari, pregando anche per i defunti che nessuno ricorda” è il tweet lanciato stamani dall’account Pontifex_it. Nel pomeriggio Papa Francesco ha celebrato la Santa Messa al cimitero di Prima Porta ed ha percorso un lungo tratto tra le tombe dei defunti depositando fiori e trattenendosi per alcuni istanti di preghiera davanti ad alcune lapidi apparentemente abbandonate.
E’ la prima volta che la Commemorazione dei defunti avviene al cimitero Flaminio; negli anni precedenti, Francesco ed i suoi predecessori avevano sempre scelto il Verano, monumentale e molto più antico. Tra i fedeli era presente anche il sindaco di Roma, Virgina Raggi.
Un’omelia breve, ma molto intensa e pronunciata tutta a braccio
“Giobbe era nel buio - ha osservato il Papa ispirandosi alla prima lettura - Era proprio alla porta della morte. E in quel momento di angoscia, di dolore e di sofferenza, Giobbe proclama la speranza. «Io so che il mio redentore è vivo e che, ultimo, si ergerà sulla polvere! … Io lo vedrò, io stesso, i miei occhi lo contempleranno e non un altro» (Gb 19,25.27)”.
La Commemorazione dei defunti ha questo duplice senso. Un senso di tristezza: “un cimitero è triste, ci ricorda i nostri cari che se ne sono andati, ci ricorda anche il futuro, la morte”; ma in questa tristezza, noi portiamo dei fiori “come un segno di speranza, anche, posso dire, di festa, ma più avanti, non adesso”. E la tristezza si mischia con la speranza. “E questo - ha proseguito - è ciò che tutti noi sentiamo oggi, in questa celebrazione: la memoria dei nostri cari, davanti alle loro spoglie, e la speranza”.
La speranza che non delude
“Ma sentiamo anche che questa speranza ci aiuta, perché anche noi dobbiamo fare questo cammino. Tutti noi faremo questo cammino. Prima o dopo, ma tutti. Col dolore, più o meno dolore, ma tutti. Però con il fiore della speranza, con quel filo forte che è ancorato aldilà. Ecco, quest’ancora non delude: la speranza della risurrezione”.
Chi ha fatto per primo questo cammino è Gesù: “Noi percorriamo il cammino che Lui ha fatto. E chi ci ha aperto la porta è Lui stesso, è Gesù: con la sua Croce ci ha aperto la porta della speranza, ci ha aperto la porta per entrare dove contempleremo Dio. «Io so che il mio Redentore è vivo e che, ultimo, si ergerà sulla polvere … Io lo vedrò, io stesso. I miei occhi lo contempleranno e non un altro»”.
“Torniamo a casa oggi - ha concluso - con questa duplice memoria: la memoria del passato, dei nostri cari che se ne sono andati; e la memoria del futuro, del cammino che noi faremo. Con la certezza, la sicurezza; quella certezza uscita dalle labbra di Gesù: «Io lo risusciterò nell’ultimo giorno» (Gv 6,40)”.
Al termine della Celebrazione il Papa è rientrato in Vaticano, per recarsi privatamente a pregare nelle Grotte della Basilica Vaticana, in suffragio dei Sommi Pontefici ivi sepolti e di tutti i defunti.
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